L’espressione, dal potente effetto visivo e immaginifico, ricorda una catastrofe, una calamità ed è figlia della ‘metafora naturale’ con cui da tempo si descrivono le migrazioni come ondate. Nel linguaggio giornalistico è una facile rappresentazione, considerando che Lampedusa è un’isola in mezzo al mare. Sono “termini che richiamano la potenza e l’inarrestabilità dei fenomeni naturali […] L’onda è inarrestabile, talvolta imprevedibile e potente; di conseguenza può distruggere: “l’ondata di migranti minaccia le nostre coste”.[1]
È doveroso ricordare che il 7 aprile 2011, dopo una settimana in cui tutti i canali d’informazione ripetevano l’espressione tsunami umano, viene emanato il decreto della presidenza del consiglio “Dichiarazione dello stato di emergenza umanitaria nel territorio del Nord Africa per consentire un efficace contrasto all’eccezionale afflusso di cittadini extracomunitari nel territorio nazionale” (vedi normativa). La dichiarazione di emergenza consente di andare in deroga all’ordinamento giuridico nella gestione del flusso migratorio, nell’affidamento degli appalti per i nuovi centri di accoglienza e di limitare la libertà di informazione tenendo i giornalisti fuori da Cara, Cpsa, Cie (vedi) con la cosidetta “circolare Maroni” (vedi). Secondo Clelia Bartoli, docente di Diritti Umani all’Università di Palermo, “non c’è dubbio che la situazione che si è venuta a creare con i sommovimenti mediterranei sia stata delicata e che l’afflusso di migranti sulle coste siciliane sia stato superiore alla media. Nel 2008, precedentemente ai respingimenti, gli sbarcati a Lampedusa erano stati 31mila. Nel 2011 sono stati circa 60.000. Cifre ingenti, ma non l’annunciata e temuta Apocalisse”.[2]
[1] Mirella Marchese e Giuseppe Milazzo, “La metafora naturale e l’irresistibile potenza del flusso” in Le crisi umanitarie dimenticate dai media 2011” Rapporto di Medici senza frontiere, Marsilio editori, 2012
[2] Clelia Bartoli, Razzisti per Legge. L’Italia che discrimina, Editori Laterza, 2012
Visto che si tratta di un tema molto delicato, ad alto rischio di strumentalizzazione politica, con effetti sociali pericolosi che possono indurre panico ingiustificato nella popolazione e produrre stigma sui migranti, occorre innanzitutto riportare il fenomeno nelle sue reali proporzioni. Nel 2011 è stato scorretto evocare l’immagine di legioni di popolazioni pronte all’assalto dell’Italia o di un evento dagli effetti catastrotifici. I numeri non confermano questa visione dei fatti. Bisogna dunque evitare di fornire cifre allarmistiche e di usare espressioni che amplificano la portata del fenomeno, invece di aiutarne la comprensione. Arrivi di profughi, persone in fuga dalla guerra, migranti salvati in mare dal naufragio, salvataggio in mare, possono essere alcune delle espressioni da usare.
Di seguito alcuni esempi di informazione ansiogena e allarmistica, capaci di generare panico nella popolazione.
Quell'ondata infinita: già 18mila clandestini sbarcati a Lampedusa
Le cifre degli sbarchi sull'isola da gennaio a oggi danno la misura dell’invasione. Il premier chiama il Lombardo: "Trovato un armatore che darà le navi". Il governatore provoca: "Tendopoli al Nord".
(sito internet di un quotidiano nazionale, 28 marzo 2011)
Clandestini al porto, clandestini sulla collinetta che sovrasta il porto, clandestini per le strade, clandestini persino in quella che prima di questo esodo biblico era la riserva marina dell’isola e che adesso non si riconosce più, tanto l’assalto l’ha stravolta. Come irriconoscibile in questi giorni è Lampedusa, stremata dagli sbarchi che si susseguono senza sosta: gli immigrati arrivati sino ad oggi sono un’enormità, 18.501 solo da gennaio. E il flusso non accenna a diminuire, anzi. Ancora ieri sette sbarchi: 72 profughi la mattina, circa 200 all’ora di pranzo suddivisi in tre barche, altri quattro barconi con circa 300 persone a bordo avvistati in serata. Un altro gruppo di 63 persone, in gommone, è rimasto in avaria in acque libiche e ha lanciato l’sos. Un’invasione in piena regola. La media di profughi in arrivo è di mille al giorno, 1.200 tra venerdì e sabato, quasi 700 ieri. Il tutto in un’isoletta che sulla carta è di 20 chilometri quadrati, ma che in realtà, tolte spiagge e zone impervie, ha circa tre chilometri quadrati realmente utilizzabili. Una piccola isola, che di abitanti ne ha appena 4.800 (6.300 con la vicina Linosa, dove sono stati trasferiti 300 eritrei e somali, perché c’era il rischio che entrassero in rotta di collisione coni i tunisini) e che in questi giorni si ritrova con circa 6.000 clandestini sul proprio territorio (5.486 per l’esattezza, senza contare quelli dei barconi in arrivo in serata). Sì, perché nonostante i ponti aerei e i trasbordi via mare, con la nave della Marina San Marco e con alcuni traghetti privati, a Lampedusa, trasferire gli immigrati è come tentare di svuotare il mare con un bicchiere: ne porti via un migliaio e subito arriva la nuova ondata.
Oltre a quanto già segnalato, c’è da aggiungere la confusione che l’autore dell’articolo fa tra profughi e clandestini (per questo consulta le rispettive voci).
L’articolo evidenzia la metafora bellica, per la quale si può consultare la voce Lampedusa. Infine, dopo tutto questo allarmismo sparato in primo piano, il giornalista arriva in un certo senso ad ammettere che il fenomeno è strutturale da almeno dieci anni.
A Lampedusa, con i barconi carichi di disperati che arrivano dall’Africa si convive da oltre dieci anni, solo gli accordi con la Libia e la Tunisia avevano concesso una tregua. Ecco le cifre snocciolate nel settembre del 2002 alla Camera dall’allora come oggi sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano: «In Sicilia, e per Sicilia si intende anche Lampedusa e Pantelleria, dal primo gennaio al 31 agosto (del 2002, ndr) sono sbarcati 11.115 clandestini, rispetto a 2.564 del 2001 e ai 1.724 del 2000». Numeri imponenti, come si vede. Che però non turbavano gli equilibri dell’isola, visto che i clandestini restavano separati da popolazione e turisti.
Berlusconi: 100 rimpatri al giorno Appello a Tunisi: «È uno tsunami umano»
(quotidiano nazionale online, 1 aprile 2011)
Quello che si sta abbattendo sul Mediterraneo, ha osservato Berlusconi, è uno «tsunami umano».
(altro quotidiano nazionale, stralcio tratto dall’interno di un articolo sui rimpatri, nel tag: Emergenza Immigrazione, 1 aprile 2011)
È fuga continua di clandestini
Il premier: «Uno tsunami umano»
(sito internet di un quotidiano nazionale, 2 aprile 2011)
Buon giorno benvenuti al TG…
in apertura l' emergenza immigrazione
siamo di fronte a uno Tsunami umano,
i rimpatri sono la soluzione principale
le tendopoli solo una situazione provvisoria così il premier Berlusconi in conferenza stampa a Palazzo Chigi
(lancio in apertura del telegiornale da parte della conduttrice)
“Rischiamo uno Tsunami umano” parla Silvio Berlusconi al termine della cabina di regia sull’immigrazione a Palazzo Chigi, con il premier i ministri Maroni e Fitto (inizio del collegamento)
(Tg nazionale, 1 aprile 2011)
Qui la notizia dello ‘Tsunami umano’ viene ribadita tre volte in apertura del Tg: prima dalla conduttrice in studio, poi dall’inviata e contemporaneamente da un titoletto/sottopancia che compare in sovraimpressione.
“Questa è più che un’emergenza umanitaria, Berlusconi l’ha definita uno tsunami dell’umanità”
(conduttore di un tg nazionale, emittente privata, 1 aprile 2011)
Una raccomandazione urgente è di non estendere il linguaggio utilizzato per Lampedusa a regioni e situazioni che non sono assolutamente paragonabili, né per l’entità del fenomeno, né per le caratteristiche che restano tipiche e uniche della maggiore delle isole Pelagie. Ecco dunque un esempio di richiamo scorretto e improprio all’allarme sulle nuove ‘ondate di sbarchi’ che in questo caso paventa l’idea che la Sardegna si trasformi in una nuova Lampedusa. Allarme ovviamente del tutto ingiustificato.
Ondata di clandestini: allarme sbarchi anche in Sardegna
(sito internet locale di una città della Lombardia, 17 maggio 2012)
Ecco il testo dell’articolo:
CAGLIARI — Ci sarebbero anche le coste della Sardegna fra le destinazioni dell’ondata di clandestini in arrivo dalla Libia. E gli albergatori, che già dovranno soffrire le inevitabili conseguenze della crisi, temono che la stagione venga ancor più compromessa. E l’economia della regione, basata essenzialmente sul turismo, vada a gambe all’aria. L’allarme migrazione dalla Libia è alto . “A migliaia, con il bel tempo, sono pronti a raggiungere l’Italia. Il Paese deve attrezzarsi per fronteggiare il flusso dal Nord Africa” – ha detto il responsabile dell’Ufficio Immigrazione della Caritas italiana Oliviero Forti, intervenendo ieri a Cagliari ad un convegno sull’emergenza profughi. Lampedusa resta il porto più appetibile per gli sbarchi, ma anche le coste sarde potrebbero essere di nuovo prese d’assalto da profughi africani. Forti preoccupazioni sono state espresse anche dal ministro degli Interni Anna Maria Cancellieri. Il Governo sta valutando se fare un nuovo decreto flussi, ma “la situazione economica è drammatica, non è che abbiamo molta offerta di occupazione”. “L’arrivo di migliaia di profughi – ha detto il ministro – metterebbe in grande difficoltà” il nostro Paese.
È significativo il commento lasciato da un lettore e non censurato dalla testata:
Carlo scrive: se non si fa un intervento drastico non si viene a capo di niente, cosa si aspetta a rigettarli in mare ne basta uno per esempio e ci staranno alla larga per un po’