Lampedusa, apocalisse immigrati
(sito internet, 22 marzo 2011)
LAMPEDUSA, 22 MARZO - Sbarchi senza sosta, circa 4.800 immigranti sull'isola a fronte di cinquemila residenti
Continua a Lampedusa l'emergenza migranti, legata in particolare all'eccezionale afflusso di cittadini dai Paesi del Nord Africa in seguito ai conflitti scoppiati nella zona. Oltre 5.000 gli immigrati presenti sull'isola. Stamani è prevista una riunione al Viminale tra il ministro dell'Interno
Roberto Maroni e i rappresentati degli enti locali: il governo assicura provvedimenti "immediati" ed una lista di strutture per l'accoglienza. Nel 2011, secondo i dati del Viminale, sono già sbarcati in Italia 15 mila migranti. Il ministro Maroni avverte del rischio terroristi e criminali tra i libici in fuga dal Paese in guerra. Ancora giallo sul rimorchiatore con otto italiani d'equipaggio che naviga in acque libiche con miliziani a bordo.
Per quanto riguarda le proporzioni reali del fenomeno complessivamente in tutto il 2011, rimandiamo alle schede dati delle voci: crisi migratoria, sbarchi, Lampedusa, esodo biblico. Dalle cifre si evince comunque che una visione così ‘apocalittica’ è davvero un’esagerazione, anche quando consideriamo il totale di meno di 60mila persone sbarcate in un anno, a maggior ragione il titolo risulta allarmistico e sproporzionato con i primi sbarchi, quando sull’isola si trovavano 5000 persone. Una situazione sicuramente difficile, viste le piccole dimensione di Lampedusa, ma non un’apocalisse.
Lampedusa, esodo e speranza
È il titolo di un post nel blog di una giornalista radiofonica di una radio nazionale, che, il 14 febbraio 2011, quando il flusso migratorio dei tunisini in fuga dopo la rivoluzione era appena agli inizi, scrive:
Ammassati sul molo Favaloro, i barconi degli immigrati quasi superano i pescherecci. E i tunisini- in questo momento a Lampedusa- sono più della metà degli abitanti dell’isola. Segno di un’emergenza sbarchi che tutti ormai definiscono da esodo biblico. Un’emergenza che prosegue anche se i segnali che arrivano dall’altra parte del mare riferiscono di porti nuovamente presidiati dall’esercito. “Esodo biblico” e “scenario apocalittico”, le espressioni usate dal ministro dell’Interno. E nulla è più apocalittico che i corpi senza vita restituiti dal mare.
Quando andai la prima volta a Lampedusa, inviata da Radio…. in una delle ricorrenti emergenze sbarchi, sotto il sole cocente mi sentii attraversare da un brivido- ghiacciato- davanti al “cimitero delle barche”. Residui- ormai- di imbarcazioni, che avevano sfidato il mare aperto. Col loro carico di uomini e di speranze. Quei listoni di legno- verde smeraldo, blu elettrico- con scritte rosso fuoco o giallo oro- erosi dalla lenta risacca delle onde grondavano del dolore, delle lacrime e della paure di chi avevano trasportato. Allora, come oggi, quelle barche erano attraccate al molo Favaloro. E diventavano sempre di più, sempre di più. Una sull’altra, una dentro l’altra. Quei pezzi squarciati dall’acqua, dal vento e dal tempo trasmettevano la nostalgia di terre lontane, la speranza di una nuova vita, il lutto dei compagni morti. Avevano lo steso sguardo malinconico, incrociato negli occhi neri di quegli uomini arrivati in quei giorni.
Davanti a quelle immagini- allora, come oggi- mi sono ricordata del mio professore di Letteratura Latina, all’Università Federico II di Napoli. In piedi, alle spalle della grande cattedra, il professore Salvatore D’Elia tirava fuori una voce pazzesca, quando descrivendo le stagioni del tardo impero romano parlava delle folle oceaniche che premevano dai confini. “Perché era la fame, la guerra e la disperazione a spingerli e nessuno poteva convincerli del contrario”, si infervorava il professore. Allora come oggi.
Qui vediamo come anche quando i tunisini erano poco più di duemila già si parlava di ‘scenario apocalittico’, un’espressione usata da esponenti del governo e ripresa a tutta forza dai giornalisti.