Si tratta di una locuzione utilizzata con grande frequenza nel giornalismo e nella pubblicistica, soprattutto di costume, moda, cultura.
Rispetto ad altre, come sesso debole, in passato più popolari ma oggi usate per lo più con intenti polemici o di rovesciamento (es. "Uomini: il nuovo sesso debole"), l'espressione gentil sesso non contiene normalmente un intento di diminuzione sociale. Tutt'al più – potrebbe apparire – esprime il riconoscimento positivo di doti di raffinatezza e armonia fisica. Tuttavia, l'effetto che produce è quello di rinforzare, attraverso il linguaggio, gli stereotipi connessi ai modelli di femminilità tradizionali, che contemplano tanto virtù morali - come la castità, la docilità d'animo, l'amorevolezza, la propensione alla cura degli altri - quanto estetiche - corporeità morbida e accogliente, assenza di tratti riferibili alla mascolinità come muscolatura definita, propensione all'atletismo, forza.
Inoltre, i contesti in cui viene utilizzata questa locuzione raramente hanno a che fare direttamente con il tema alle virtù fisiche e spirituali racchiuse nella "gentilezza". Molteplici dimensioni della vita delle donne contemporanee vengono così esplicitamente o implicitamente associate agli stereotipi sessisti che ne hanno sancito l'esclusione e la subalternità sociale e culturale per secoli.
Proprio in un articolo che discute di parole, di una parola come casalinga che molte donne non vogliono più usare per definirsi, ecco il ritorno del gentil sesso:
La rivoluzione delle casalinghe: e ora chiamateci «mamme che stanno a casa»
Mandano il vecchio termine in pensione. E chiedono di essere definite con un termine che rispetti il loro ruolo
Molto meglio la locuzione «mamme che stanno a casa», tra tutte le definizioni quella considerata più giusta e meno denigratoria nei confronti di un compito di tutto rispetto. La definizione è stata infatti scelta da un campione di duemila donne e madri che non lavorano e che hanno optato per enfatizzare la missione ritenuta prioritaria dalla maggior parte delle donne che scelgono (e possono scegliere) di non lavorare, ovvero quello di crescere la prole. Compito per altro che svolge anche quella quota del gentil sesso che oltre ad allevare i bambini e a badare alla casa lavora otto ore al giorno.
(sito di quotidiano nazionale, 13 ottobre 2011)
Ironicamente, gentil sesso compare peraltro in riferimento alla parte della popolazione femminile che lavora fuori casa otto ore al giorno, quindi lontana dallo stereotipo della donna di casa.
Nel seguente articolo si parla invece di posizioni apicali in grandi organizzazioni, uomini e donne nel consiglio direttivo della BCE. Eppure, si nota la ricorrenza della stessa locuzione:
Quote rosa alla Bce, la lettera di Van Rompuy
Nel Consiglio direttivo solo uomini, nessuno Stato ha proposto donne
Un affare da banchieri uomini, evidentemente. Nel consiglio direttivo della Bce non c’è neanche un esponente del “gentil sesso”, sono tutti signori grigi e incravattati. L’ultimo candidato è ancora un “lui”, Yves Mersch, banchiere centrale lussemburghese. Qualche giorno fa l’Europarlamento ha fatto saltare la sua audizione, passaggio necessario per la nomina che spetta ai governi, in segno di protesta per il fatto che non fosse una donna.
(quotidiano nazionale, 28 settembre 2012)
Da notare, in questo caso, come il “gentil sesso”, con l'alone rosa suggerito dal richiamo alle quote (vedi Quote rosa), contrasti con la figura “grigia e incravattata” dell'uomo di potere. Leggiadria contro gravità.
Può capitare, infine, che l'espressione sia usata in un contesto semantico che possiamo dire appropriato, come in questa cronaca locale:
Cremona - Parcheggi rosa, dov’è finita la galanteria?
Non sarà più tempo di galanteria, ma, almeno, potremmo aspettarci il rispetto nei confronti di chi corre qualche rischio in più, nel vivere quotidiano. Stiamo parlando dei cosiddetti “parcheggi rosa”, che da qualche anno sono comparsi anche a Cremona, ma che troppo spesso vengono occupati da chi, evidentemente, donna non è. [...] Lo conferma anche Sofia, 34enne cremonese. «In città esistono i parcheggi rosa, ma spesso li vedo occupati da auto condotte da uomini. Mi è capitato fin troppo spesso di dover parcheggiare nel punto più buio e lontano dall’entrata del parcheggio, per poi vedere uomini che arrivavano a riprendersi l’auto, posteggiata nel parcheggio rosa. Purtroppo trovare la “cavalleria” è cosa rarissima, al giorno d’oggi». Ha senso allora parlare di pari opportunità, quando ancora oggi spesso vige la prepotenza, anche in situazioni banali come un parcheggio? [...] Tuttavia esistono anche, fortunatamente, diversi uomini che sanno rispettare il gentil sesso. «E’ vero che gli uomini galanti sono ormai una specie in via d’estinzione, tuttavia capita ancora di trovare persone per bene» dice Stefania. [...] E ci sono ancora uomini che si ergono a paladini delle donne [...].
(sito di quotidiano locale, 10 ottobre 2012)
Sebbene l'intera costruzione del discorso contenga, in questo caso, un effetto di diminuzione delle donne come portatrici di diritti e la loro rappresentazione (ma anche autorappresentazione, come si legge nelle dichiarazioni) come persone da proteggere, il gentil sesso trova qui una sua collocazione naturale, in mezzo a parole come galanteria, cavalleria, paladini delle donne ecc.