Buddismo
Questa religione si è diffusa in Occidente già alla fine dell’Ottocento con la nascita di vere e proprie comunità. Negli Stati Uniti grazie alla migrazione di giapponesi molte persone hanno conosciuto il buddismo di scuola zen. Questi sviluppi preannunciavano una fase che si è manifestata anche in Europa negli anni Sessanta, caratterizzata dal contatto sempre più frequente fra maestri orientali, buddismo degli immigrati e “buddisti occidentali”.
Accanto a queste componenti radicate in Occidente - la theravada e la zen - cominciano a essere conosciute forme di buddismo giapponese della tradizione di Nichiren, di quella esoterica shingon e tibetana delle diverse scuole vajrayana. L’invasione cinese del Tibet, nel 1950, e la repressione del tentativo di rivolta del 1959, portano a una fuga verso l’Occidente di numerosi maestri, e fanno del XIV Dalai Lama una figura di grande notorietà internazionale. Si può parlare così di un’esplosione di interesse per lo zen negli anni 1960 e 1970 (anche negli ambienti della controcultura hippie), seguito dal grande successo del buddismo tibetano a partire dagli anni Ottanta.
Il caso del buddismo è particolarmente eloquente dell'ambiguità che nuoce a gruppi religiosi cche non rappresentano certo una minaccia alla stabilità ed al benessere dei propri seguaci.
Nonostante la storia recente ci mostri quanto il buddismo si sia ormai fuso nel tessuto sociale italiano ed occidentale, vengono ancora oggi diffusi stereotipi e cliché che veicolano informazioni superficiali ed erronee su questa religione che viene spesso menzionata come filosofia di vita, buddismo light, stile di vita, piuttosto che come un pratica religiosa che in quanto tale prevede una sua ritualità, un suo cerimoniale ad anche un suo ordine ecclesiastico.
Benché nel senso convenzionale del termine non possa essere considerato una religione, perché non è basata su un credo in qualcosa di trascendente, tipico delle religioni monoteistiche, il buddismo ha delle similitudini con le religioni tradizionali: l’impegno morale, le regole di vita ed anche le storie mitologiche che riguardano la vita di Budda. Tuttavia sembra esserci più attenzione nel fornire gli strumenti necessari per la crescita di un’esperienza di vita spirituale e su questo si basa uno degli stereotipi più diffusi che vede nel buddismo una religione ascetica ed individualista. A riguardo S. Minganti, portavoce della Soka Gakkai sottolinea che “è una religione che attraverso la crescita individuale va incontro all’altra persona, fa i conti con gli altri e con le relazioni sociali. Non è proselitismo, è rimanere aderenti alle radici profonde del buddismo. Siamo talmente inseriti nel corpo sociale che è inevitabile condividere la filosofia e la religione di Nichiren”.
La scarsa propensione della comunità buddista a contestare pubblicamente la diffusione di informazioni erronee e stereotipizzanti contribuisce in parte alla diffusione di un informazione spesso distorta su questa religione. Ma l’Istituto buddista italiano ha creato sul proprio sito internet una sessione dedicata alla disinformazione ed invita i giornalisti a leggere le repliche contenute in questa sezione.
La presenza buddista in Italia comincia a farsi notare negli anni Sessanta, con la fondazione dell’Associazione Buddhista Italiana. Successivamente questa presenza cresce, sia con l’influsso di maestri profughi dal Tibet, sia con la diffusione dello zen. Per vie autonome, arrivano in Italia anche gruppi di tradizione Nichiren, fondata dal monaco Nichiren Daishonin da cui prende poi vita la Soka Gakkai fondata in Giappone nel 1930. Nasce poi l’Unione Buddhista Italiana (U.B.I.).
La firma, nel 2000 da parte dell’allora Presidente del Consiglio Massimo D’Alema, dell’Intesa fra lo Stato italiano e l’U.B.I.[1] – e le successive modifiche al testo, sottoscritte nel 2007 dall’allora Presidente del Consiglio Romano Prodi– consacra la crescita del buddismo nel nostro paese. In anni recenti, a conferma della diffusione di questa pratica religiosa sono stati siglati diversi protocolli d’intesa tra l’U.B.I. ed alcune Aziende Sanitarie affinché siano presenti delle “stanze del silenzio” ed un’assistenza religiosa mirata nei contesti sanitari ospedalieri.
Nel caso del buddismo è opportuno riferirsi ad una vera e propria religione e non ad una setta.
Non confondiamo il Buddismo con le buddanate. I tifosi della “religione” light e la leggenda nera a base di bombe e pedofilia: così l’Occidente offende un’arma contro il nichilismo
(testata nazionale, 18 giugno 2012)