[1] Maneri M., I media nel razzismo consensuale, all’interno del Rapporto sul razzismo in Italia, Lunaria (a cura di), 2009
Anziana muore e lascia soldi e terreni alla badante: la famiglia fa riesumare la salma
I sospetti sull’eredità si tingono di giallo: con il decesso della vedova 90enne è comparso un nuovo testamento
Titolano così diversi quotidiani locali e siti internet del Nordest il 22 luglio del 2011 riferendo il caso di un’anziana donna che poco prima di morire ha lasciato alcuni terreni e diverse migliaia di euro alla badante romena (sposata con un italiano), includendola nel testamento con i nipoti. Questi ultimi fanno riesumare la salma. Nell’articolo si dà ampio spazio ai sospetti dei familiari “timorosi che la romena possa avere circuito la donna per farsi includere nel testamento” e ai dubbi “sulle cause della morte, soprattutto considerando che l’anziana sembrava godere di buona salute”. Passa in secondo piano il fatto che la donna fosse stata ricoverata di recente in ospedale per degli acciacchi. Sulla badante si dice che “in paese, dove è conosciuta e stimata, nessuno l’ha più vista dopo la morte dell’anziana”. Infine il giornale riporta che “non ci sarebbe alcun iscritto nel registro degli indagati”. Il giorno seguente un'altra testata locale dà conto dell’esito degli esami sul cadavere: l’anziana è morta per cause naturali. Ma, recita il sottotitolo: Resta il dubbio sul testamento esibito dalla badante. Il nipote: «L'ha circuita»
Sono molti i casi in cui la badante viene associata a questioni di soldi ed eredità, raggiri e criminalità:
Vicenza. Milionario 86enne perde la testa per la badante di 31: i figli in tribunale.
Presentato un esposto per circonvenzione di incapace. Lui ha ripreso la patente per portare in giro la sua amante
(sito di un quotidiano locale, 23 aprile 2010)
Centenaria raggirata: badante condannata a 4 anni
(agenzia di stampa nazionale, 24 aprile 2012)
Badante abbandona vecchiette e le chiude a chiave, arrestata
(agenzia di stampa nazionale, 23 aprile 2012)
Badante apre una piazza di spaccio a casa dell’anziana che la ospita. Arrestata
(quotidiano locale, 12 aprile 2012)
Oltre ai casi più gravi e giustamente notiziabili, anche vicende di poco conto entrano nelle cronache locali quando protagonista è una badante.
Musica a tutto volume e chiasso in casa della nonnina: era la badante con gli amici
La donna, 44enne e clandestina, ha aperto la porta agli agenti completamente sbronza. L’anziana dormiva tranquillamente
(sito internet di un quotidiano locale, 12 aprile 2012)
Leggendo il testo dell’articolo si apprende che gli agenti, richiamati dai vicini, hanno trovato una festa di ucraini in salotto e l’anziana a letto che dormiva. “Narcotizzata? Neanche per sogno la nonnina è praticamente sorda e la sua badante ne approfittava quotidianamente per far festa. L’anziana, che non avrebbe figli né nipoti, non ha subito maltrattamenti”. Tuttavia, solo in base al fatto che la badante è irregolare, l’articolo si chiude con l’ipotesi che la donna “possa far parte di un gruppo che truffa sistematicamente le persone in là con gli anni”.
Un'altra notizia che non sarebbe mai finita sui giornali senza l’effetto ‘badante’ riguarda due anziani di 76 e 89 anni. Il primo ha dato un paio di schiaffi al più anziano perché l’uomo aveva preso da poco a lavorare l’assistente domiciliare che in precedenza era impiegata a casa del 76enne. Tutto qui.
Mi rubi la badante? Vecchietti si picchiano
(riportata da siti e webtv locali siciliane anche con servizi video sulla vicenda)
Sui mass media, spesso le badanti sono associate anche alla clandestinità (sottolineando il fatto che in questo caso la migrante irregolare si trova in casa di famiglie italiane) oppure in qualche modo alla prostituzione.
L’esercito delle badanti clandestine “Una su 4 nelle mani del racket”
Un affare da 300 milioni all’anno: senza di loro il sistema andrebbe al collasso
E per gli infermieri dell’est ricatti e condizioni da schiavi
(uno dei principali quotidiani nazionali, 16 ottobre 2006)
Nel pezzo si parla di un ‘racket del welfare’ e si dice che il 30-40% delle 700mila badanti presente in Italia “ha fatto questa trafila”. “E nelle principali città italiane, specialmente al Nord – scrive l’autrice – a giorni fissi le donne, nel 40 per cento dei casi irregolari, vengono ‘messe all’incanto’in piazza da loro connazionali in grado di sistemarle al miglior offerente”. La conclusione dell’articolo smentisce però questo assunto iniziale, quando specifica che è meglio parlare di caporalato e non di tratta delle badanti, perché devono pagare una tangente ma non sono completamente private della libertà come succede alle prostitute.
In realtà, sulla questione della badante e clandestina, un articolo di Sergio Pasquinelli su lavoce.info del 2 giugno 2008 spiegava bene come le irregolari, alla vigilia dell’ultima sanatoria (2009), fossero il 40% e come il problema delle quote d’ingresso sia strutturale. Gli effetti delle regolarizzazioni si esauriscono in pochi anni. Il numero delle richieste supera i permessi di soggiorno consentiti per colf e badanti e quindi alle famiglie non resta che prendere in casa lavoratrici di cura irregolari che non potranno essere regolarizzate nemmeno in termini contrattuali fino alla sanatoria successiva. Nello specifico, nell’articolo si fa riferimento a 400mila richieste di assunzione di colf e badanti, ma le quote del decreto flussi prevedevano solo 65mila ingressi. È implicito che la possibilità di regolarizzarsi dipende molto poco dalla volontà delle collaboratrici familiari e dei loro datori di lavoro.
Lucciole per badanti (la Lega ha quasi sempre ragione)
In attesa della sanatoria, un libro –inchiesta ci spiega perché Calderoli sul doppio lavoro ci aveva visto (quasi giusto)
(quotidiano nazionale, 9 luglio 2009)
L’articolo si concentra sulle “badanti dalla doppia vita”. Inizialmente fornisce stime sulle irregolari senza citare le fonti e in modo confuso. “Qualcuno dice mezzo milione, altri 250mila”. Viene inserita la seguente dichiarazione del ministro leghista Roberto Calderoli: “Io me lo ricordo bene quando abbiamo fatto le verifiche per valutare le domande di ingresso delle badanti nel nostro paese. È venuto fuori che i due terzi di queste richieste erano prostitute”, senza specificare se si intenda che le badanti sono anche prostitute o se si tratta di finte badanti. Per confermare questo assunto, viene usato un libro inchiesta su “cinquecento meretrici, tutte clandestine, che a Milano si dedicano talvolta anche al doppio lavoro: badanti di giorno e prostitute di notte”. Salvo poi indicare in coda al pezzo che “non sono tante, sono circa il 5%”. Tra le storie accennate, quella di una “rumena che si dedica con passione anche alla cura dei figli dei suoi clienti, nella totale beata ignoranza della padrona di casa”.
È evidente che un accostamento tout – court fra le badanti e le lucciole, non giustificato dai numeri, abbia un effetto fortemente stigmatizzante sulle collaboratrici familiari straniere, proprio a causa della generalizzazione infondata.
A questo punto, non stupisce che recentemente la parola badante sia stata esportata anche nel contesto delle cronache politiche sempre con un significato negativo, che si riferisce o all’incapacità del ‘badato’ o a una funzione ambigua di ‘accompagnatrice’ della badante nei confronti di uomini anziani e potenti.
“I tecnici hanno bisogno di una badante?” è il commento del capogruppo dell’Italia dei Valori in Senato, Felice Belisario, ripreso da molti giornali, a proposito dell’arrivo di un tecnico esterno al governo Monti a maggio 2012.
Professione badante Da Rossi a Mauro:il ruolo delle “favorite” del Cav e di Bossi
Titola così un sito internet che accosta le ‘badanti’ alle ‘veline’, di cui avrebbero preso il posto come amiche e accompagnatrici dei leader di partito. Vengono così chiamate ‘badanti’ alcune figure femminili in veste di ‘sorveglianti speciali’ dell’ex premier Silvio Berlusconi e dell’ex leader leghista Umberto Bossi. Donne come la vicepresidente del Senato Rosi Mauro o la moglie del senatur Manuela Marrone. Fino all’ossimoro di essere chiamate “badanti padane”.
Gianpietro Mazzoleni, docente di Comunicazione politica, spiega che il “termine in politica è utilizzato con valenza fortemente negativa”. L’articolo conclude sottolineando proprio questo aspetto: se si fosse trattato di uomini sarebbe stata scelta una parola più neutra come ‘consigliere’ o ‘factotum’.