È evidente già dall’etimologia che la parola veicola un’immagine stereotipata dei migranti. Secondo il linguista Federico Faloppa, il vu cumprà fa il suo ingresso sulle pagine dei quotidiani nazionali nell’estate del 1986. Da quel momento in poi, su testate e settimanali importanti “venivano presentati come icone dell’immigrazione tout court: quasi sempre ‘neri’ appunto, spesso ‘clandestini’(vedi, ndr.), di solito marginali […] E che – a leggere i quotidiani – avevano invaso, o stavano per invadere, l’intera penisola. A cominciare dalle coste romagnole, toscane, laziali, liguri”[1]. Il docente universitario di origine camerunense Esoh Elamè lo boccia senza possibilità di appello: “termine denigratorio e stereotipato”, manifestazione del razzismo linguistico made in Italy. “L’uso corrente del termine vu cumprà è diventato normale nella comunicazione verbale e scritta in Italia senza che vi fosse una valutazione seria dell’impatto sulle persone che vengono così etichettate- scrive Elamè – Essendo un termine dotato di significato tendenzialmente dispregiativo , vu cumprà significa, più o meno consapevolmente, venditore ambulante immigrato, persona straniera inferiore”[2].
Usare questa parola vuol dire fare ricorso a un epiteto offensivo e a quello che a lungo è stato l’appellativo per antonomasia[3] degli immigrati extracomunitari (vedi) in Italia, assieme a marocchino (vedi). Come quest’ultimo veniva usato in modo estensivo per riferirsi non solo a chi proveniva dal Marocco, così nell’immaginario collettivo il vu cumprà è stato spesso identificato con lo straniero, anche se non faceva l’ambulante di mestiere.
Spulciando i quotidiani della fine degli anni Ottanta di cui riporta alcuni esempi e stralci, Faloppa scrive ancora: “l’espressione (al singolare e al plurale) viene considerata, senza andare troppo per il sottile, un sinonimo di venditori abusivi, abusivi senza arte né parte, venditore sulle spiagge, clandestino, popolo di pataccari, marocchini che riempiono le spiagge e le strade della Riviera, disperati delle spiagge, fratellastri abusivi [degli ambulanti Doc]”. A livello semantico, lo studioso identifica i tratti comunemente associati al vu cumprà: africano, nero, povero, venditore ambulante irregolare.
Elamè e Faloppa, nei loro rispettivi testi, danno conto di una vasta famiglia di neologismi nati da vu cumprà, tutti altrettanto dispregiativi. Elamè riporta il comunicato stampa di una nota associazione di consumatori che per denunciare una truffa delle compagnie aeree il 23 dicembre 2004 scriveva: “Per capire, è come quei ‘vu cumprà’ che si trovano per strada quando, nel bel mezzo di un’acquazzone, si avvicinano a chi è sfornito di ombrello e cercano di vendergliene uno a un prezzo anche triplo rispetto a quello praticato in un medio-grande magazzino […]”. Il comunicato stampa si dilunga in un parallelo tra i venditori ambulanti così descritti e le compagnie aeree che cercano di vendere biglietti a prezzi maggiorati approfittando della necessità di spostarsi durante le vacanza natalizie e del fallimento di un vettore concorrente. La conclusione: “possono essere chiamati i vu cumprà del trasporto aereo”. La fantasia non manca. Una ricerca intitolata “Vu restà? Città tollerante”. Un articolo di un giornale locale del 20 giugno 2005 intitolato Bellaria. Maxi blitz contro i “vu cumplà” riferendosi alla “nazionalità degli abusivi, tutti di origine cinese, che potremmo definire i vu cumplà, etnia emergente sul litorale di Bellaria-Igea Marina”[4]. Un articolo errato, oltre che stigmatizzante. Infatti quella cinese è una nazionalità, non un’ etnia (consulta entrambe le voci).
Vù rischià?No grazie. Multa da 10.000 euro per il Cd falso. “Vu rischià è un prodotto made in Italy non taroccato” ironizza lo studioso camerunense riferendosi a questo titolo di un quotidiano locale del 13 marzo 2005. Altri esempi del genere si trovano nel libro di Faloppa. Vu emigrà? È il titolo di un’inchiesta sugli ‘immigrati clandestini’ pubblicata da un noto settimanale il 29 maggio 1988. Vu drugà? Si trova in un titolo a sei colonne su uno dei più importanti quotidiani italiani del 27 febbraio 1989. La carica dei vu studià è l’argomento di un approfondimento sugli stranieri nelle università italiane pubblicato su un noto mensile il 14 dicembre 1990. Vu’ cumprà? Vu’ stuprà? Vu’ lavà? Vu ciulà? Vu’ sballà? Vu’ pagà lu pizzu? Sono le parole messe in bocca a 4 stranieri, un tossicodipendente e un mafioso protagonisti di sei vignette sul volantino elettorale di un candidato della Lega Nord al Consiglio regionale ligure nel 2010 [5].
[1] Federico Falloppa in “Razzisti a Parole” (edizioni Laterza), 2011
[2] Esoh Elamè, “Non chiamatemi uomo di colore”, Emi, 2007
[3] Federico Falloppa, op. cit.
Da qualche anno vu cumprà sembrava essere sparito dal discorso pubblico, ma in realtà è ancora ben radicato. Tanto che il termine è tornato in auge con la strage razzista di Firenze del 13 dicembre 2011, anche se molti caporedattori di importanti testate sostengono di non usarlo più.
Terrore al mercato di Firenze.
Uccisi due vu cumpra'
Un terzo senegalese è gravemente ferito. L'aggressore è scappato a bordo della sua auto, è caccia all'uomo
(edizione online di un quotidiano nazionale, 13 dicembre 2011)
Lo stesso quotidiano, sempre su internet, con l’evolversi dei tragici eventi titola:
Fa una strage di senegalesi Firenze, è rivolta immigrati
Un italiano di 50 anni ammazza due vu cumprà in centro. Braccato dalla polizia, si spara. Corteo spontaneo di africani, monta la protesta.
Negli articoli non vengono mai riportati i nomi delle vittime, ma solo il fatto di essere vu cumprà. Si tratta di Samb Modou, 40 anni, e Diop Mor, 54 anni, due senegalesi uccisi da Gianluca Casseri in piazza Dalmazia con una pistola Smith & Wesson 357 Magnum. L’assassino è un estremista di destra e prima di uccidersi riesce a ferire altri due commercianti senegalesi.
Il termine vu cumprà viene usato da molte testate come sinonimo di senegalese. E ripetuto anche quando si vuole contestualizzare la strage come razzista.
FOLLIA XENOFOBA
Ammazza due senegalesi e si uccide
Furia razzista nei mercati di Firenze
L'assassino è Gianluca Casseri, 50enne legato all'estrema destra. Esplode la rabbia degli ambulanti "Maledetti italiani, siete razzisti"
(Edizione online di un quotidiano nazionale, 13 dicembre 2011)
Ma questo è il lead dell’articolo: “Cercava la strage dei vù cumprà. Ci è quasi riuscito e poi si è suicidato”.
Una delle principali testate online pubblica un video con un’intervista a una sociologa. Dal testo che lo accompagna emerge inconsapevolmente come vu cumprà e rom vengono associati dai giornalisti a “marciapiedi invasi e campi sporchi”:
Saraceno: ''Non è il gesto di un folle, è razzismo''
A Firenze oggi, come a Torino sabato scorso, il gruppo considerato inferiore diventa oggetto di una incomprimibile violenza. Il vu' cumprà o il rom non viene più visto come un individuo ma come un indistinto diverso da sopprimere, schiacciare. La politica è responsabile perché non trova alternative più civili o negoziabili ai marciapiedi invasi e ai campi sporchi. L'analisi della sociologa Chiara Saraceno.
Due giorni dopo l’esecuzione di Samb Modou e Diop Mor, sul sito internet di un’altra importante testata dello stesso gruppo editoriale, compare un’interessante riflessione, anche se ci si dimentica del video di cui abbiamo parlato qui sopra.
Smettiamola con il 'vù cumprà'
Diversi giornali hanno rispolverato questo termine dispregiativo e derisorio per definire i due senegalesi uccisi a Firenze. In un Paese civile, sarebbe bandito da tempo.
L’articolo riporta i nomi di tutte le testate che hanno usato la parola nei titoli, tranne di quella del proprio gruppo editoriale. All’interno del servizio lo scrittore Gianni Biondillo, intervistato, fa riflettere sul fatto che la gente insorgerebbe se i più importanti quotidiani scrivessero “terroni” per indicare due meridionali. “Eppure con gli appellativi che riguardano gli stranieri siamo più tolleranti – dice ancora - Chi ha usato questa espressione (vu cumprà, ndr.) non si è reso probabilmente conto di aver fatto ricorso a un termine razzista, e questo è grave, perché il linguaggio può essere un'arma pesantissima”. Nell’aprire questo tipo di riflessione – e con l’episodio del finto stupro dei rom a Torino succede per la seconda volta in pochi giorni che la stampa faccia una sorta di auto-ammenda – viene dato contro anche delle posizioni di due noti direttori di giornali che difendono la scelta di usare questa parola. “E' un termine simpatico, per me evoca una figura positiva, un immigrato che si impegna, che cerca di arrabbattarsi – dice il primo - Credo che sia il termine più chiaro per i lettori per definire una figura professionale. Non è dispregiativo, descrive semplicemente la realtà […] Noi non abbiamo optato mai per il politically correct, ma in questo caso mi sembra proprio un'esagerazione, la tendenza a essere più realisti del re. Il termine vù cumprà, così come quello di negro, non offende nessuno. Smettiamola con queste ipocrisie. Gli stessi venditori ambulanti si definiscono scherzosamente vù cumprà. E poi cosa dovrei dire? Truffatori? Perché alla fine sarebbe il termine esatto. Ma ci sono simpatici e spesso non c'entrano nulla con la merce che vendono. Quindi piuttosto preferisco usare un termine colorito”. Il secondo direttore invece giustifica la sua scelta con la brevità e la chiarezza. “Vù cumprà è un termine entrato nel lessico comune – sostiene - Identifica una persona straniera che parla in quel modo. Non vi trovo proprio nulla di sconvolgente. È entrato nel linguaggio familiare, tutti lo capiscono, senza idee dispregiative”.
Le idee e gli esempi qui citati dimostrano come sia ancora la regola rappresentare come ‘vu cumprà’ gli ambulanti di origine africana. Nel caso eclatante della strage di Firenze sono confluite abitudini che trovano spazio quotidianamente nella cronaca e nelle dichiarazioni dei politici.
Assessore Pd Pisa propone rete anti-vu cumpra' a Tirrenia
Idea suscita polemiche, 'assomiglia a mattanza dei tonni'
(agenzia di stampa nazionale, 6 marzo 2012)
Dal breve lancio si apprende che l’assessore vuole lanciare il progetto di “una rete per separare la pineta di Tirrenia dai marciapiedi della passeggiata di Piazza Belvedere usata da molti vu cumpra' nel periodo estivo per vendere la loro merce”
La stessa agenzia di stampa, il 17 aprile 2012 titola:
Vu cumpra' avvertono colleghi:
'Ecco carabinieri', denunciati
Tre senegalesi sono accusati di favoreggiamento
L’ultimo caso che vogliamo segnalare riguarda una notizia apparsa su un quotidiano locale il 23 settembre 2011, che pur non inserendo la parola in esame all’interno del titolo, veicola un’immagine dei ‘vu cumprà’ che è quella di cui abbiamo discusso
Parcheggio del Versilia, esasperati dai parcheggiatori
Una donna anziana spinge la carrozzina con il marito dolorante. A pochi passi da lei uno dei tanti parcheggiatori abusivi la tallona metro dopo metro. Ha in mano delle confezioni di fazzoletti e degli accendini
Un articolo descrive alcune scene che avvengono quotidianamente durante il giorno all’interno del parcheggio dell’ospedale Versilia. Si parla dell’ingresso del parcheggio “presidiato da un gruppetto di extracomunitari, qualcosa a metà tra parcheggiatori abusivi e venditori ambulanti”, e di “clienti, seccati, che tirano fuori gli spiccioli e non vogliono neanche vedere il prodotto”. «Vogliono fare i padroni a casa nostra - esclama un signore - dovrebbero tornare al loro paese». «Non c’entra niente il razzismo – racconta un giovane di passaggio - non siamo in un parcheggio normale, ma in un ospedale. C’è gente che viene a trovare familiari che stanno male. Persone che hanno problemi seri e vengono infastidite ogni giorno». «Se continua chiamo il 113», si lascia sfuggire infine una donna mentre sale in macchina. Su Facebook nasce il gruppo “Via gli extracomunitari fuori dall’ospedale Versilia”, con un numero misero di iscritti, e parte anche una raccolte di firme. “Ma, a distanza di mesi”, conclude l’autore dell’articolo, “il numero dei ‘vu cumprà’, per la maggior parte senegalesi, è aumentato in modo costante”[1].