E’ dunque corretto parlare di migranti ‘salvati’ più che ‘sbarcati’ nel caso di Lampedusa o quando ci sono eventi Sar con l’azione delle motovedette della Marina italiana. Diverso è il caso delle coste calabresi, dove gli sbarchi veri e propri si sono verificati e intensificati negli ultimi anni. Grandi navi, su cui i trafficanti fanno imbarcare i migranti, solitamente profughi delle guerre in Afghanistan, Iraq e Siria (si tratta di migranti forzati), restano a una certa distanza dalla costa e i migranti vengono fatti sbarcare su gommoni più piccoli e meno visibili.
Gli sbarchi sono “un fenomeno strutturale e persistente”[1]. Laurens Jolles delegato Unhcr per il Sud Europa ha affermato che “considerando quanto accaduto negli ultimi anni, emerge con chiarezza cheil fenomeno dei flussi migratori misti via mare resta una costante nel Mediterraneo, quello che cambia di anno in anno non è il fatto che arriva la gente, ma quanti possono arrivare” [2]
Il primo rapporto sugli immigrati in Italia (dicembre 2007), realizzato dal sociologo Maurizio Barbagli e disponibile sul sito del ministero dell’Interno, ha analizzato l’attenzione dei media al tema dell’immigrazione dal 1984 al 2007 su tre quotidiani a tiratura nazionale. Dalla ricerca emerge che i media italiani hanno picchi di attenzione ciclici sul fenomeno e che a determinarli sono sempre due argomenti: le leggi sull’immigrazione e gli sbarchi stagionali [3]. Ecco alcuni esempi di titoli dei giornali riportati nell’indagine. (Per l’uso del termine clandestino, vedi voce corrispondente)
Lampedusa, bloccato gruppo di clandestini (14/07/94)
Vacanze a Lampedusa sbarcano i clandestini i turisti non lo sanno (08/08/1998)
Migliaia di clandestini premono alle frontiere Scattano le espulsioni ma l'esodo è senza fine (13/08/1998)
Immigrati emergenza dell' estate in arrivo 2 milioni di clandestini (12/06/2003)
A picco una barca di clandestini sette morti sessanta dispersi (18/06/2003)
[1] Asher Colombo, op. cit.
[2] Intervento durante il seminario al Senato - Dall’Emergenza Nord Africa ad un Sistema nazionale di accoglienza, Lezioni apprese ad un anno dalla crisi – Commissione Diritti Umani, 10 maggio 2012
[3] Altra questione è la politicizzazione del tema, a pag. 350 della ricerca si legge: “È la politica a giocare un ruolo centrale nel definire non solo l’immagine degli immigrati, ma anche il quadro cognitivo all’interno del
quale l’immigrazione viene rappresentata dai nostri mezzi di comunicazione di massa: ovvero un tema oggetto
di conflitto e di contrasti non solo tra campi politicamente avversi, ma anche all’interno di essi, quindi un
tema “che divide”, una faglia strutturale nella costituzione delle opinioni pubbliche del nostro paese, il cui
peso non accenna a diminuire e che probabilmente vedrà progressivamente accentuato il proprio ruolo”
I flussi migratori misti via mare sono:
- un fenomeno strutturale, una costante del Mediterraneo, quindi è scorretto inserirli in un modello comunicativo che grida all’emergenza.
- Imprevedibili a livello quantitativo. Sarebbe dunque meglio astenersi anche da previsioni sui numeri degli arrivi “perché non mostrano alcun andamento chiaro, anzi sono caratterizzati da una decisa imprevedibilità”[1] . Quindi si rischia di ‘spararla grossa’ sulle cifre, ma di essere smentiti e perdere credibilità (Vedi scheda esempi/casi)
- Non sono segreti. Soprattutto nel caso di quelli diretti a Lampedusa, “raramente chi si imbarcava (o forse chi gestiva il traffico) si aspettava di riuscire a mantenere il segreto sull’attraversamento del tratto di mare. Anzi, è documentato che almeno una delle tecniche usate dai trafficanti prevedesse proprio l’intercettazione da parte delle autorità marittime del paese di approdo”[2].
- soggetti a fasi di improvvisa accelerazione in seguito a cambiamenti del contesto geopolitico. Ad esempio la crisi albanese e quella kosovara negli anni ’90, la primavera araba e la guerra in Libia nel 2011.
Tra il 1998, primo anno per il quale si hanno dati certi, e il 2002 il numero dei migranti arrivati via mare non è mai sceso al di sotto della quota di 20mila, ma nel 1999, l’anno della guerra nel Kosovo ha raggiunto il picco di 50mila. Nel 2008 ha superato quota 38mila[3]. Non dovrebbe quindi stupire che nel 2011, anno segnato da sconvolgimenti di portata epocale nei Paesi del nord Africa, sono stati 60mila (meno del doppio del 2008) i migranti arrivati dal mare, circa 24mila di origine tunisina, 50mila dei quali sbarcati sulle coste di Lampedusa e Linosa. Quasi la metà, ovvero 22.295 sono stati assistiti dalle Regioni, con 97 province interessate dal sistema dell'accoglienza predisposto per l'emergenza migranti, e circa 900 strutture. Mentre sono stati 10.611 i permessi di soggiorno concessi per motivi umanitari[4].
Gli arrivi via mare, al contrario di quanto si crede, normalmente costituiscono appena il 13% degli ingressi irregolari in Italia. Secondo dati del Viminale, nel 2006 almeno il 63% degli stranieri è entrato in Italia legalmente, cioè dagli aeroporti (ad esempio con un visto turistico). Nel 2007 per uno straniero arrivato a Lampedusa o sulle coste siciliane, il governo italiano ha chiesto l’ingresso di altri dodici stranieri per motivi di lavoro, disponendo l’ingresso di 170mila lavoratori e 80mila stagionali, a fronte di circa 20mila persone sbarcate irregolarmente[5]. I migranti irregolari in Italia sono stimati in circa mezzo milione di persone, di cui il 64% sono overstayers[6], scivolano nell’irregolarità in seguito alla scadenza del visto o del permesso di soggiorno. Gli immigrati che entrano irregolarmente in Italia sono una netta minoranza (il 36%), al cui interno è a sua volta minoritaria la quota di coloro che giungono via mare (il 13%).
Secondo il Consiglio italiano per i rifugiati (Cir), circa il 90% delle persone che richiedono protezione internazionale sono entrate in Europa in modo irregolare. “Questi migranti non hanno altre alternative che tentare il pericoloso viaggio del mare per ottenere la protezione di cui hanno bisogno: sono rifugiati che scappano da guerre, violenze e persecuzioni” scrive il Cir[7].
Dal 2002 al 2011 tutti i governi hanno prorogato per decreto l'emergenza immigrazione di anno in anno. Nel 2011 è stata dichiarata l'Emergenza Nord Africa, protratta fino a fine febbraio 2013. Chiusa giusto in tempo per iniziare la nuova emergenza sbarchi 2013. Ma i numeri degli arrivi non giustificano questi continui allarmi. Durante la guerra in Libia 790mila lavoratori migranti hanno attraversato il confine libico verso i paesi limitrofi, ma il 43% è stato accolto in Tunisia. Il 3,9% si è diretto verso Malta e l'Italia, di cui 25.935 persone sono arrivate a Lampedusa. Nel complesso gli arrivi di profughi da tutto il Nord Africa nel 2011 sono stati 62.200, un picco causato dalle rivoluzioni della primavera araba. Sono scesi a 13.200 nel 2012 per risalire a circa 43mila nel 2013 (dato contenuto in una circolare del ministero dell'Interno che il dipartimento Libertà civili e Immigrazione del Viminale ha inviato l’8 gennaio 2014 alle prefetture per l’ “Individuazione di strutture di accoglienza per l’afflusso di cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale").
Dal 1998 al 2013 628.457 migranti sono arrivati in Europa via mare in maniera irregolare, per un totale di circa 40mila persone l'anno (il dato si ottiene incrociando le cifre fornite dai ministeri degli Interni e da Frontex per Italia, Spagna, Grecia e Malta). In tal senso il 2013 rappresenta poco più di un anno medio. Inoltre si tratta di numeri trascurabili se paragonati al milione e mezzo di immigrati che viene ammesso ogni anno nei paesi dell'Unione europea.
Invece la probabilità di morte durante la traversata è notevolmente aumentata. Inferiore al 10% fino al 2001, a partire dal 2007 ha superato il 30% (30 morti ogni mille persone che partono), rendendo la rotta marittima verso l'Europa la più pericolosa al mondo, nonostante la creazione dell'agenzia europea Frontex nel 2005. Tale incremento è stato attribuito anche alla maggiore sorveglianza da parte degli Stati membri che ha reso le rotte più lunghe e pericolose.
Nell'autunno del 2003, in seguito al naufragio avvenuto vicino all'isola dei Conigli di Lampedusa, costato la vita a 366 vittime accertate, fra cui donne, anche incinta, e bambini, è stata lanciata dall'Italia l'operazione "Mare Nostrum" della marina militare, ufficialmente con lo scopo di salvare i naufraghi nel Mediterraneo ed evitare nuove tragedie.
Tuttavia, il 24 marzo 2014 la pubblicazione online di un video girato sulla nave militare Aliseo, sfuggito al controllo e finito nelle mani di un'importante testata giornalistica italiana, ha riaperto le polemiche e la discussione sulla natura "militare" o "umanitaria" di questa operazione. Nel video si vede chiaramente che dalla nave Aliseo vengono sparati in mare diversi colpi di mitragliatrice contro una piccola imbarcazione. Secondo la Marina militare italiana si tratta di una barca carica solo di cosiddetti "scafisti".
L'Associazione studi giuridici sull'Immigrazione (Asgi) ha chiesto che vengano rese note le regole d'ingaggio dei militari di Mare Nostrum e le direttive sull'uso della forza in mare, ricordando che l'obbligo di legge è quello di tutelare prima di tutto le vite umane.
[1] Asher Colombo, op. cit.
[5] Federico Falloppa in “Razzisti a Parole” (edizioni Laterza), 2011
[6] Comunicare l’Immigrazione – guida pratica per gli operatori dell’informazione, 2012
[7] Rapporto “Exploring avenues for protected entry procedures in Europe”, che esamina il tema delle forme complementari di accesso all'asilo e alla protezione in Europa da Paesi terzi
In tutto il 2011 sono arrivate via mare 60mila persone, dopo eventi eccezionali legati alla primavera araba e alla guerra in Libia, vediamo a posteriori come siano allarmistiche le cifre fornite all’inizio dell’anno dalla stampa che non ha verificato il fondamento di quanto dichiarato da agenzie internazionali come Frontex e dagli esponenti politici.
MAGHREB IN FIAMME
Frontex: possibili 1,5 milioni di arrivi
Obama: "Sdegnati, diritti non negoziabili"
Primo discorso del presidente Usa sulla crisi libica. L'agenzia Ue per le frontiere conferma le previsioni più pessimiste sull'ondata migratoria. Berlusconi in allarme per "quello che accadrà dopo". Maroni con Parigi e Madrid chiede all'Europa un fondo speciale
(Edizione online di uno dei principali quotidiani nazionali, 23 febbario 2011)
Si legge all’interno:
Stando alle stime Ue, le rivolte nel Nordafrica potrebbero spingere in Europa tra 500.000 e 1,5 milioni di immigrati che "si dirigeranno principalmente in Italia, Malta e Grecia".
È opportuno ricordare che in quel momento gli arrivi a Lampedusa erano poco più di 5mila e sarebbero diventati 15mila un mese dopo. Inoltre non è affatto vero che la maggiorparte delle popolazioni in fuga si siano dirette in Europa, centinaia di migliaia di profughi sono stati accolti dagli stati confinanti, Tunisia ed Egitto, due paesi in piena rivoluzione politica e sociale.
Su un altro importante quotidiano nazionale, il 4 marzo 2011, un noto editorialista risponde alla lettera di un lettore (titolo Libia:immigrati in fuga verso patrie ingrate) fornendo cifre simili
Scrive il lettore: Ho letto che in Libia (6 milioni e mezzo di abitanti) lavoravano fino a prima della crisi ben 10 milioni di stranieri, in gran parte tunisini, egiziani, marocchini, algerini e dei Paesi africani. Questa gente l' abbiamo vista in fuga alle frontiere. E domani, essendo rimasti senza lavoro, credo che ce li ritroveremo sui barconi diretti in Italia e in Europa. Ma c' è un Paese europeo che ha saputo assicurare 10 milioni di posti di lavoro ai migranti?Qualche merito bisogna riconoscerlo anche a Gheddafi se ha saputo mantenere le frontiere aperte e assicurare tanti posti di lavoro.
Alle cifre fuorvianti ed eccessive indicate dal lettore, il giornalista risponde: Caro signor.… Non credo che esistano statistiche verificabili, ma una cifra più vicina alla realtà è probabilmente un milione e mezzo.
In una trasmissione televisiva mattutina su una rete nazionale, un programma di infotainment, il 25 marzo c’è un collegamento con un’inviata a Lampedusa in uno spazio dal titolo “Emergenza immigrazione: C.R.I. informa sulle condizioni di salute dei migranti” la giornalista apre il collegamento con queste parole:
Partiamo dalle parole di Ban Ki - Moon che ha detto che potrebbero partire dal Maghreb 250mila migranti, per cui Lampedusa che è abbastanza vicina alle zone di guerra potrebbe essere un punto di primo approdo [….] e non si fermano gli sbarchi….
È utile ricordare il commento in proposito dell’osservatorio “Cronache di ordinario razzismo”, datato 18 febbraio 2011:
L’allarme è lanciato e i giornali danno i numeri. Le stime sui possibili arrivi dal Maghreb si moltiplicano. Il Ministro degli Interni parla di 80.000 nuovi arrivi, l’agenzia FRONTEX arriva addirittura a prevedere 1,5 milioni di migranti nord-africani diretti verso l’Europa. I media si limitano a riportare le dichiarazioni. In pochi osservano che qualsiasi stima di questo tipo non ha alcune elemento attendibile al quale fare riferimento. O che, ad esempio, la presentazione di stime allarmistiche può essere funzionale all’ottenimento di nuovi fondi da parte dell’Unione Europea per un’agenzia istituita per controllare i mari e le frontiere esterne[1].
Una voce fuori dal coro, il 26 febbraio 2012, è quella di Cristopher Hein, direttore del Cir (Consiglio italiano per i rifugiati), intervistato da un quotidiano nazionale, che titola:
“Cifre fuori dalla realtà Sui rifugiati solo speculazioni”
Il direttore del Cir: “Dal Frontex stime che servono a creare solo allarmismo. Pochissimi barconi sono arrivati sulle nostre coste. E la rete dei trafficanti è stata smantellata”
Nell’articolo, Hein riporta il discorso sul piano del reale, affermando correttamente che qualunque previsione è impossibile, si tratta solo di speculazioni. Hein ricorda, tra l’altro, un aspetto alquanto banale che nell’allarmismo generale sembra essere sfuggito a tutti: “Voglio però fare notare che fra noi e il Nordafrica c’è di mezzo il mare. Non esistono abbastanza barche per far trasmigrare una popolazione di simili dimensioni”.
Un focus sulla cronaca televisiva degli sbarchi si trova in un rapporto di Medici senza frontiere in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia. L’informazione sugli sbarchi risulta “prevalentemente cronachistica e fortemente emergenziale, nelle parole e nelle immagini”. Su un campione di 315 servizi analizzati, 200 (il 63%) “raccontano il presente immediato, la cronaca degli arrivi, la situazione a Lampedusa e nei centri di accoglienza. Del fenomeno migratorio si racconta lo sbarco, un evento che è notizia in sé per la sua consistenza e spettacolarità, descrivendone i contorni in dettaglio […] Raramente però la minuziosa descrizione del presente è arricchita da una contestualizzazione temporale, il prima e il dopo lo sbarco appaiono sfumati rispetto all’esigenza di aggiornare il telespettatore su ciò che sta accadendo nell’immediato”[1]. Assente anche la spiegazione delle cause del fenomeno migratorio. “indistinto rimane il problema nei paesi d’origine dei migranti. Il palcoscenico del dramma è l’Italia, è qui che si accendono i riflettori..”[2]
Il tono nei servizi sugli sbarchi è risultato allarmistico nel 76% dei casi, la dimensione emotiva e spettacolare prevale su quella cognitiva e razionale.
Secondo l’analisi, l’agenda dei telegiornali segue una sceneggiatura omogenea, di cui gli sbarchi sono il primo elemento, con la conta degli arrivi e le immagini dei barconi. In questo contesto, le parole sono collegate all’esodo e a gridare l’allarme e l’emergenza.
Sbarchi senza sosta a Lampedusa
(Tg nazionale 16 agosto 2011)
Ecco stralci del servizio:
280 solo questa mattina, 2000 lo scorso fine settimana, il mare piatto, la visibilità ottima, la disperazione nel Corno d’Africa e la guerra in Libia continuano a favorire lo sbarco di migranti in Sicilia….dall’inizio dell’anno a oggi, dopo le rivolte nel mondo arabo sono 52mila gli immigrati arrivati in Italia, 1500 stima l’Agenzia dell’onu non ce l’hanno fatta e sono morti durante la traversata.
“Si tratta di un esodo senza precedenti. Pensate che dal primo gennaio ad oggi sono arrivati 18.500 migranti, nello stesso periodo dell’anno scorso ne erano arrivati appena 27”
(Tg nazionale 27 marzo 2011)
“Anche qui i numeri sono impressionanti, oltre cinquemila immigrati clandestini arrivati sull’isola in questi giorni”
(Tg nazionale, 27 marzo 2011)
“Lampedusa non ce la fa più a ricevere barconi di migranti, si fa fatica a tenere il conto degli arrivi, nelle ultime 36 ore ne sono sbarcati 2000”.
(Tg nazionale 27 marzo 2011)
Il lessico è epocale: “emergenza mondiale”, “sbarchi in massa”, “maxi sbarco”, “esodo senza precedenti”, “autentica tragedia”.
In conclusione i ricercatori si chiedono, dopo un confronto con altri tg delle reti pubbliche di Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna “se i nostri tg invece di limitarsi a rappresentare il fenomeno non lo abbiano invece talvolta amplificato, con l’uso di un linguaggio e di un tono dai tratti fortemente emergenziali-epocali”.
[1] Rapporto a cura dei ricercatori dell’Osservatorio di Pavia- Mirella Marchese e Giuseppe Milazzo – all’interno del rapporto di Medici senza frontiere “Le crisi umanitarie dimenticate dai media 2011”, Marsilio Editori, 2012
[1] Profughi dal Nord-Africa: i media “danno i numeri”, da www.cronachediordinariorazzismo.org