Sar è un acronimo di “ricerca e soccorso” oppure “ricerca e salvataggio”, dall’inglese “Search and Rescue”, con il quale si intendono le operazioni di soccorso effettuate con mezzi navali o aerei, ad esempio dopo la segnalazione di un naufragio o di una barca in avaria per le avverse condizioni meteomarine.
Nel contesto dell’immigrazione, gli eventi Sar si riferiscono prevalentemente a ciò che accade nel Canale di Sicilia durante i flussi migratori dal Nord Africa. In questo caso le operazioni di soccorso sono coordinate dalla Capitaneria di Porto. Quando un velivolo della guardia costiera avvista una nave che imbarca acqua, viene data comunicazione alla Capitaneria che lancia l’evento Sar, interessando tutte le unità navali in zona. Le motovedette della guardia di finanza e della guardia costiera si avvicinano alla barca in avaria e le persone vengono trasbordate a braccia dalla barca in difficoltà. Il controllo delle condizioni di salute dei naufraghi mentre si trovano ancora in mare è affidato al Cisom (Corpo italiano di soccorso dell`ordine di Malta). Salvati i migranti dal naufragio, finanzieri e uomini della guardia costiera li trasferiscono a bordo dei mezzi militari italiani al molo Favaloro di Lampedusa per essere assistiti dal personale sanitario. Nel frattempo è stata allertata tutta la macchina dei soccorsi per i naufraghi, che comprende ad esempio la Croce Rossa, Medici senza frontiere, l`Inmp, un’autoambulanza della Asl, oltre a un autobus del consorzio Lampedusa Accoglienza che gestisce i due centri Cpsa sull’isola. La gestione dell`operazione, essendo un soccorso, è in mano alla capitaneria di porto.
I salvataggi sono previsti da tutti i trattati internazionali e corrispondono alla ‘legge del mare’ secondo la quale bisogna sempre dare la precedenza alla tutela delle vite umane. L’Italia ha sottoscritto tre di questi accordi:
- La Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, nota anche come Convenzione di Montego Bay del 10 dicembre 1982 (UNCLOS) costituisce la fonte primaria del diritto internazionale del mare. Tra le norme che non possono essere oggetto di deroga da parte degli Stati anche mediante accordi con altri Stati c’è l’art. 98 dell’UNCLOS, perché esso costituisce l’applicazione del principio fondamentale ed elementare della solidarietà.
Ogni Stato - si legge nel citato art. 98 - impone che il comandante di una nave che batta la sua bandiera, nei limiti del possibile e senza che la nave, l’equipaggio ed i passeggeri corrano gravi rischi: a) presti assistenza a chiunque si trovi in pericolo in mare; b) vada il più presto possibile in soccorso delle persone in difficoltà se viene informato che persone in difficoltà hanno bisogno d’assistenza, nei limiti della ragionevolezza dell’intervento; c) presti soccorso, in caso di collisione, all’altra nave, al suo equipaggio ed ai passeggeri e, nella misura del possibile, indichi all’altra nave il nome ed il porto d’iscrizione e il primo porto del suo approdo.
Il secondo comma prevede che gli Stati costieri creino e curino il funzionamento di un servizio permanente di ricerca e di salvataggio adeguato ed efficace per garantire la sicurezza marittima e aerea e, se del caso, collaborino a questo fine con gli Stati vicini nel quadro di accordi regionali.
- L’art. 10 della Convenzione del 1989 sul soccorso in mare dispone che ogni comandante è obbligato, nella misura in cui ciò non crei pericolo grave per la sua nave e le persone a bordo, a soccorrere ogni persona che sia in pericolo di scomparsa in mare.
- La terza Convenzione internazionale che viene in considerazione con particolare riguardo alla ricerca delle persone ed al salvataggio è la Convenzione SAR che si fonda sul principio della cooperazione internazionale.
Le zone di ricerca e salvataggio sono ripartite d’intesa con gli altri Stati interessati. Tali zone non corrispondono necessariamente con le frontiere marittime esistenti.
La Convenzione SAR impone un preciso obbligo di soccorso e assistenza delle persone in mare “regardlerss of the nationality or status of such a person or the circumstances in which that person is found”, senza distinguere a seconda della nazionalità o dello stato giuridico, stabilendo oltre l’obbligo della prima assistenza anche il dovere di sbarcare i naufraghi in un “luogo sicuro”, che non è necessariamente il porto più vicino[1]. (vedi anche ‘porto non sicuro’)
Molto spesso le coraggiose operazioni di salvataggio restano sotto silenzio perché vengono definite erroneamente ‘sbarchi’(vedi). Questo errore nel termine utilizzato è stato quello più frequente durante le cronache da Lampedusa e ha trasformato nell’immaginario collettivo un’emergenza umanitaria in un’invasione (vedi).
“Mille cento migranti sbarcati in ventiquattro ore a Lampedusa, seicentoundici giunti tra la tarda serata di ieri e questa mattina che si vanno ad aggiungere ai cinquecento trentatrè migranti arrivati ieri nell' isola”
(Tg nazionale, 30 giugno 2011)
“Ripresi questa mattina all' alba gli sbarchi a Lampedusa dopo quasi una settimana di tregua legata alle cattive condizioni del Mare. Due barconi con a bordo 553 profughi africani che si ritiene siano partiti dalla Libia sono approdati sull' isola tra di loro una cinquantina di donne diciassette bambini. I migranti sono già stati tutti trasferiti al centro di accoglienza”.
(Tg nazionale, 29 giugno 2011)
Ma da un’altra testata che riporta la stessa notizia apprendiamo che in effetti si trattava di un evento Sar e quindi i ‘barconi’ non sono ‘approdati’ da soli come si dice qui sopra, bensì sono stati ‘scortati’ dai mezzi navali italiani.
SICILIA
Lampedusa: sbarcati oltre 500 profughi
All'alba due barconi partiti dalla Libia sono approdati sull'isola.
(sito internet nazionale, 29 Giugno 2011)
Dopo una 'tregua' di qualche giorno, legata anche alle cattive condizioni del mare, all'alba del 29 giugno sono ripresi gli sbarchi a Lampedusa. Due barconi con oltre 500 profughi partiti dalla Libia sono già approdati sull'isola. ANCHE DONNE E BAMBINI. La prima imbarcazione con 225 migranti, tra i quali 30 donne e 12 bambini, ha fatto il suo ingresso nel porto dell'isola all'alba. Una seconda 'carretta' con 328, tra i quali 19 donne e cinque minori, è appena arrivata dopo essere stata intercettata dalle motovedette della Guardia costiera a due miglia dalla costa. Per quest'ultima è stato dichiarato l'evento Sar (ricerca e salvataggio) e alcuni militari sono saliti a bordo poiché il barcone di sedici metri era stracarico e rischiava di affondare. Complesse le operazioni di di soccorso coordinate dalla Capitaneria di porto. Secondo le prime informazioni gli extracomunitari, che sono stati trasferiti nel centro di prima accoglienza dell'isola, sarebbero tutti provenienti da paesi dell'Africa sub sahariana.
Si è parlato di Sar quando al soccorso in mare era legata una crisi di politica internazionale. Vediamo un esempio:
Emergenza migranti : l'attuale situazione a Lampedusa e le immagini del drammatico salvataggio dei naufraghi del 6 aprile scorso
(tg nazionale, 8 aprile 2011)
Ecco uno stralcio dell’audio del servizio:
Immagini notturne, sono le cinque e mezza del sei aprile e quel nero dietro è l’acqua impazzita. È arrivata l' alba e dentro la barca della guardia costiera ci sono i 53 sopravvissuti e sono a pezzi. Dietro di loro hanno lasciato almeno duecentocinquanta compagni di viaggio spariti dentro quell' acqua nera. Lo stesso mare forza sei che ora manda su e giù la nave sulla via del porto. È proprio sul teatro del naufragio che è scoppiato oggi un incidente internazionale. Il barcone è stato intercettato dalle motovedette maltesi in una posizione molto simile a quella della tragedia del sei aprile, acque in cui il sar (search and rescue, ricerca e soccorso) è competenza di Malta, invece la motovedetta ha cercato di dirottare i migranti verso Lampedusa. Sulle acque internazionali è cominciato così un palleggio Italia Malta che si sono giocati la responsabilità dell' accoglienza e alla fine la barca è approdata a Malta. Il duello di interpretazione del diritto di navigazione si è trasformato in scontro diplomatico. Il Viminale ha detto che non essendoci emergenze mediche i maltesi avevano il dovere di soccorrere. Il ministro dell' interno maltese ha accusato l' Italia di violare gli obblighi internazionali legali e umanitari. Una polemica violentissima su cui si stende evidente l' ombra della tragedia di due giorni fa.