Permesso di soggiorno
E’ il documento[1] che permette agli stranieri non comunitari di vivere in Italia da immigrati regolari. Il permesso elettronico è una tessera magnetica simile ad una carta di credito, con un microchip e una banda a memoria ottica che contengono i dati anagrafici, la fotografia e le impronte del titolare in formato digitale. Non devono chiederlo gli stranieri che sono in Italia per un periodo non superiore a tre mesi con un visto turistico, per affari o per studio. Gli altri hanno 8 giorni di tempo dalla data di ingresso sul territorio nazionale per richiederlo. Dura da un minimo di 20 giorni a un massimo di sei mesi per lavoro stagionale. Per alcuni settori è possibile una validità di 9 mesi, anche nel caso di più lavori di breve periodo da svolgere presso diversi datori di lavoro. Se ha i requisiti, il lavoratore stagionale può convertire questo tipo di permesso in uno per lavoro subordinato, a tempo determinato o indeterminato. Se lo straniero rispetta la scadenza del permesso di soggiorno rientrando nel proprio Paese di provenienza, ha diritto di precedenza, per un successivo periodo lavorativo, rispetto ai suoi concittadini mai entrati in Italia per motivi di lavoro. La durata è invece di un anno per studio o formazione (rinnovabile per i corsi pluriennali) e al massimo due anni per lavoro autonomo, subordinato a tempo indeterminato o ricongiungimento familiare. Il rinnovo deve essere richiesto 60 giorni prima della scadenza. Chi richiede il permesso di soggiorno per lavoro autonomo deve dimostrare di avere risorse economiche adeguate all’attività che intende intraprendere; di disporre di un alloggio idoneo; di possedere un reddito annuo superiore al livello minimo previsto dalla legge per l'esenzione alla spesa sanitaria. In sostituzione del reddito, è possibile presentare una garanzia da parte di enti o cittadini italiani o stranieri regolarmente soggiornanti in Italia. Per il lavoro subordinato è il datore di lavoro a fare la richiesta allo Sportello Unico per l'Immigrazione, ubicato in Prefettura. Chi assume uno straniero deve presentare un modulo di richiesta con il nome della persona da assumere, la fotocopia del passaporto dello straniero, sottoscrivere un impegno nei confronti dello Stato al pagamento delle spese di viaggio per il rientro del lavoratore in caso di rimpatrio. Mentre il lavoratore straniero deve essere già in possesso del visto rilasciato dal consolato italiano presso il suo Paese di origine o di stabile residenza. La perdita del posto di lavoro non priva subito il lavoratore straniero e i suoi familiari del permesso di soggiorno. Infatti, sia in caso di licenziamento che di dimissioni volontarie, è possibile iscriversi nelle liste di collocamento per il periodo di residua validità del permesso di soggiorno, comunque non inferiore a un anno (tranne che per il lavoro stagionale). Tuttavia, se non si riesce a trovare un lavoro in regola nei tempi previsti (e questo accade frequentemente con la crisi economica), si diventa irregolari senza possibilità di riavere il permesso di soggiorno (anche trovando un nuovo contratto), a meno che non ci sia un’apposita sanatoria (vedi). Proprio tenendo conto delle difficoltà poste dalla recessione economica, il governo Monti ha modificato con la riforma del lavoro la durata del permesso di soggiorno per ricerca di lavoro (o attesa occupazione), raddoppiandone la durata da 6 mesi a un anno (in vigore da luglio 2012). Dal 30 gennaio 2012 è in vigore un decreto legge del 6 ottobre 2011, voluto dalla Lega Nord , forza di governo all’epoca dell’approvazione, che istituisce il pagamento di una tassa da 80 a 200 euro per il rilascio dei permessi di soggiorno (oltre ai circa 30 euro che si pagano per il tesserino elettronico). Costano 80 euro i permessi che vanno dai tre mesi a un anno, 100 euro quelli da uno a due anni e 200 euro il permesso di soggiorno Ce per soggiornanti di lungo periodo. Per entrare in Italia da un Paese non comunitario con un permesso di soggiorno per lavoro bisogna comunque rientrare nelle quote stabilite con il decreto flussi (leggi), con la sola eccezione dei lavoratori altamente qualificati.
Un cittadino non comunitario può essere con permesso di soggiorno oppure privo di permesso di soggiorno o con il permesso di soggiorno scaduto. Sul possesso o meno di questo documento si basa la distinzione fra immigrati regolari e irregolari. Per evitare discriminazioni è però necessario non trasformarla nell’ulteriore divisione fra ‘immigrati buoni’ e ‘immigrati cattivi’, dando cioè una connotazione etica o morale a quella che è soltanto una distinzione burocratica e amministrativa. Questo non vuol dire sminuire le conseguenze sulle condizioni di vita concrete dei cittadini stranieri, che sono pesanti. Chi non ha il permesso di soggiorno in regola non può affittare una casa o avere un contratto di lavoro, quindi finisce nel mercato nero e a vivere in tuguri se non ha familiari e conoscenti che gli danno ospitalità. “Su alcuni giornali noto un continuo scivolamento tra una questione di differenza legale del permesso di soggiorno e l’esistenza valoriale – dice Monica Serrano, esponente dell’associazione Laboratorio 53[1] - chi non ha il permesso è clandestino, il clandestino è criminale. Su una convenzione giuridica si ferisce l’identità degli stranieri. Criminale dovrebbe essere solo chi ha commesso un reato”. Vedi anche irregolare. Il sociologo Asher Colombo scrive a proposito: “Dal punto di vista dei controlli esterni, il nostro paese ha promosso una retorica secondo la quale l’ingresso in Italia è strettamente e indissolubilmente legato alla soddisfazione di una richiesta di lavoro, con cui la presenza in Italia dovrebbe iniziare e cessata la quale dovrebbe concludersi…la realtà però si discosta un po’ dall’immagine degli immigrati come lavoratori che abbandonano il paese una volta diventati inutili al sistema produttivo…”. I due mondi della migrazione regolare e di quella irregolare non sono chiaramente distinti, anzi spesso si verificano passaggi di grossi numeri di persone da una all’altra e viceversa. Come dice sempre Colombo, “la probabilità che un immigrato indesiderato, entrato irregolarmente o residente senza autorizzazione in Europa, sia diventato regolare è di gran lunga superiore a quella che sia stato espulso e ricondotto con la forza nel paese d’origine”[2].
Il cittadino straniero non può restare in Italia con il permesso di soggiorno scaduto, revocato o annullato. Il rinnovo del permesso di soggiorno per lavoro è subordinato al possesso di un contratto di lavoro e alla disponibilità di un alloggio. Durante la fase di rinnovo del pds, il cittadino straniero ha una ricevuta rilasciata dall’Ufficio postale che attesta la presentazione della richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno e ha gli stessi diritti derivanti dal medesimo permesso. Può, quindi, continuare un rapporto di lavoro già in corso o proporsi per un contratto che abbia una scadenza successiva a quella del suo pds o anche per un contratto a tempo indeterminato. La ricevuta, rilasciata dalle poste o dalla questura, è chiamata anche cedolino (della richiesta del permesso di soggiorno).
Oltre ai permessi di soggiorno per lavoro e a quelli per protezione internazionale (vedi le voci rifugiato, beneficiario di protezione sussidiaria/ umanitaria), esistono altre tipi di permesso: per ricongiungimento familiare, per motivi di giustizia, per protezione sociale (ex art. 18 Testo Unico Immigrazione). Ci sono inoltre:
- il permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo (ex carta di soggiorno) che può essere richiesto solo da chi possiede il permesso di soggiorno da almeno cinque anni e una serie di requisiti come il lavoro e la casa. Dal 9 dicembre 2010 per ottenerlo si deve superare anche un test di conoscenza della lingua italiana.
- la Carta Blu per i migranti che svolgono lavori altamente qualificati. E’ in vigore dall’8 agosto 2012 il Decreto Legislativo n. 108 del 28 giugno 2012 che, in attuazione della Direttiva 2009/50/Ce, introduce la “Carta blu Ue”, una nuova tipologia di permesso di soggiorno per i lavoratori stranieri altamente qualificati. In particolare, prevede i lavoratori altamente qualificati come nuova categoria che entrare in Italia al di fuori delle quote (vale a dire in ogni periodo dell’anno e senza che vi siano limiti numerici fissati con i decreti flussi). La “Carta blu UE” è rilasciata dal questore al lavoratore straniero altamente qualificato, in seguito alla stipula del contratto di lavoro. Ha una durata biennale, nel caso di contratto di lavoro a tempo indeterminato. Negli altri casi, la stessa durata del rapporto di lavoro.[3]
[1] Intervista che abbiamo realizzato a febbraio 2012
[2] Entrambe le citazioni sono estratti da Colombo Asher, “Fuori controllo? Miti e realtà dell’immigrazione in Italia”, Il Mulino, Bologna 2012, pagg. 161 e 165
STRANIERI "VUOTI A PERDERE": OLTRE 600 MILA PERMESSI DI SOGGIORNO PERSI [1]
Secondo il Dossier Caritas Migrantes del 2011, con la crisi non sono stati rinnovati 684.413 permessi di soggiorno (2/3 per lavoro e 1/3 per famiglia), costringendo gli interessati al rimpatrio o al rifugio nel lavoro nero. "Si è determinata una notevole rotazione – spiega a Superabile.it il coordinatore del Dossier Franco Pittau - che ha coinvolto 600 mila persone, che, pur venute per insediarsi in Italia, hanno perso il permesso di soggiorno e sono stati costretti o ad andar via o a mimetizzarsi tra le pieghe del lavoro nero: 398.136 permessi rilasciati per lavoro subordinato, 49.633 per lavoro autonomo, 220.622 per motivi di famiglia e 16.022 in attesa di occupazione. Dei 2.637.431 permessi, che erano in vigore al 31 dicembre 2009, a distanza di un anno un quarto è venuto meno".
Tratta: i permessi di soggiorno ex articolo 18
Nel 2010 i permessi di soggiorno rilasciati in base all’art. 18 del T.U. immigrazione destinati alle vittime di sfruttamento sessuale e di tratta per motivi di protezione sociale, sono stati 527, erano 810 nel 2009 (Dossier Caritas/Migrantes 2011). Tra i gruppi nazionali coinvolti, aumentano le vittime provenienti dal Brasile e dal Ghana e diminuiscono i permessi rilasciati a persone provenienti dal Marocco, dall’Egitto, dalla Nigeria, che continua a coprire quasi la metà dei primi rilasci (49%).
La questura è esclusivamente competente per i permessi per:
asilo politico (richiesta – rilascio)
• cure mediche
• gara sportiva
• giustizia
• integrazione minore
• minore età
• motivi umanitari
• richiesta status apolide (rilascio)
• vacanze lavoro
• carta di soggiorno per familiari stranieri di un cittadino italiano o della UE
Si può ritirare alle Poste il kit per i permessi per:
Affidamento
• Asilo politico (rinnovo)
• Attesa occupazione
• Attesa riacquisito cittadinanza
• Carta di soggiorno stranieri (ora denominato Permesso di soggiorno CE per soggiornanti di
lungo periodo)
• Famiglia
• Famiglia minore 14-18 anni
• Lavoro Autonomo
• Lavoro Subordinato
• Lavoro sub-stagionale
• Missione
• Motivi Religiosi
• Residenza elettiva
• Richiesta dello Status di apolidia (rinnovo)
• Soggiorno lavoro art. 27
• Studio
• Tirocinio formazione professionale
Tre articoli pubblicati pubblicati sul web da testate quotidiane nazionali diverse con argomento la tassa per il rilascio del permesso di soggiorno e le polemiche politiche ad essa collegate. Purtroppo nessuno dei servizi riporta il punto di vista dei diretti interessati, cioè delle famiglie di lavoratori migranti, dei quali non è dato conoscere il parere. Per il resto, le informazioni e le dichiarazioni politiche all’interno sono molto simili. Ma i titoli fanno la differenza. Nel primo caso, infatti, leggiamo un discutibilissimo “Tassa immigrati” che evidentemente non è dettato solo dalla brevità. Infatti basta dare un’occhiata all’articolo successivo, di una testata diversa, per rendersi conto che anche nel titolo si poteva essere precisi e dare un’informazione più corretta. Del testo del primo articolo abbiamo tenuto come stralcio la presa di posizione dell’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni che parla di discriminazione nei confronti dei cittadini padani e italiani, un attacco ai diritti di chi lavora e paga la crisi. È evidente che si tratta di pura propaganda politica perché: 1) anche i migranti possono essere cittadini italiani e padani; 2) i migranti che hanno il permesso di soggiorno per lavoro sono anch’essi appunto lavoratori e persone che subiscono la crisi economica come tutti gli altri.
Tassa immigrati, il governo vuol fare retromarcia La Lega: "Non si azzardi..."
I ministri Cancellieri e Riccardi hanno deciso di "avviare una approfondita riflessione e attenta valutazione sul contributo per il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno". La Lega insorge: "Sarebbe una discriminazione verso gli italiani"
(sito internet di un quotidiano nazionale, 4 gennaio 2012)
[…]Maroni: non si azzardino a farlo "Il governo vuole cancellare il mio decreto sul permesso di soggiorno a pagamento - scrive sul suo profilo Facebook l'ex ministro dell'Interno Roberto Maroni -. Io dico alla ministra Cancellieri di non azzardarsi a farlo, sarebbe un atto di vera e propria discriminazione nei confronti dei cittadini padani e italiani, un attacco ai diritti di chi lavora e paga la crisi che la Lega non può accettare".
I ministri Cancellieri e Riccardi: “Rivedere tassa su permesso di soggiorno immigrati”
La Lega insorge: "Se il governo Monti modificasse questa norma calerebbe definitivamente la maschera sulla volontà tutta politica di ribaltare i risultati in tema di politiche sull'immigrazione raggiunti dal governo scelto dagli elettori nel 2008 e la nostra reazione sarebbe adeguata"
(sito internet di un quotidiano nazionale, 4 gennaio 2012)
Permessi di soggiorno, in arrivo la stangata Nuova tassa da ottanta fino a duecento euro
Il nuovo contributo - si legge sul sito Stranieri d'Italia - era già previsto dalla legge sulla sicurezza del 2009, ma era rimasto sulla carta. Un decreto firmato a ottobre 2011 dagli allora ministri dell’Interno Maroni e dell’Economia Tremonti, lo rende operativo a partire dal 30 gennaio prossimo.
(sito internet di un quotidiano nazionale, 2 gennaio 2012)