Provvedimento con cui i governi stabiliscono quanti lavoratori stranieri possono entrare nel Paese in ciascun anno e per quali tipologie di lavoro. A volte si tratta di occupazioni stagionali, ad esempio in agricoltura, e allora si parla di ‘flussi stagionali’.
Il sistema è regolato dalla legge Bossi Fini (vedi normativa). Prevede che un datore di lavoro per assumere un lavoratore straniero deve rivolgersi allo ‘sportello unico per l’immigrazione’ e presentare una domanda con vari documenti che attestano il tipo di lavoro e la disponibilità di un alloggio con determinate caratteristiche. Se ci sono quote disponibili, la domanda viene trasmessa al consolato del paese estero, diciamo ad esempio il Bangladesh. “All’altro capo della rete costituita da questa macchinosa procedura, quindi nel paese d’origine, il potenziale immigrato si deve recare al consolato richiedere il visto d’ingresso in Italia e se tutto va bene lo ottiene. Una volta entrato, deve recarsi a firmare il contratto di lavoro presso lo sportello unico e sulla base di questa firma ricevere dalle mani dei funzionari della questura il permesso di soggiorno” [1](vedi).
Il numero degli ingressi previsti è di solito inferiore rispetto al bisogno di manodopera. Vista la grande richiesta e le quote restrittive, accade che nel giorno previsto per la presentazione delle domande, il click day, si debba essere pronti a schiacciare ‘invio’ online prima degli altri. Verranno infatti accettate le prime domande inviate in ordine di tempo. Vince chi è più veloce.
Nel decreto flussi per il 2010 (adottato nel mese di dicembre e quindi di fatto valido per il 2011) su 98.080 posti previsti, quasi la metà è stata riservata a paesi con i quali vi sono ‘accordi di riammissione’, vale a dire che accettano di riprendere nel proprio paese i loro cittadini rimpatriati attraverso i CIE o respinti alla frontiera (vedi). I 50mila posti residui sono stati quasi interamente[2] destinati a colf e badanti (vedi)
- Un meccanismo inceppato (sanatorie mascherate):
a) Di fatto la programmazione dei flussi non riesce a selezionare la manodopera straniera in base alle esigenze del sistema produttivo.
b) La selezione dei lavoratori non è fatta sulla base di meriti, competenze e qualifiche. Contano le categorie di appartenenza (es: collaboratrici domestiche) e i Paesi di provenienza: hanno una possibilità in più di entrare i cittadini di Stati che come contropartita aiutano l’Italia nel controllo delle migrazioni [3].
c) E’ quasi impensabile che un datore di lavoro italiano possa assumere una persona che vive all’altro capo del mondo senza conoscerla, solo sulla base di una lista di nomi, come prevede la legge italiana sull’immigrazione. “A differenza di quanto si pensa e si dichiara, i decreti flussi non sono rivolti a stranieri che devono ancora entrare, ma sempre più a stranieri che sono già entrati in Italia. I decreti flussi sono, da tempo, di fatto sanatorie mascherate..” spiega Asher Colombo[4]. Di fatto il sistema dei flussi incoraggia gli stranieri a entrare illegalmente oppure a entrare legalmente (ad esempio con visto turistico) e restare irregolari sul territorio in attesa di una sanatoria mascherata da decreto flussi, alla quale parteciperanno fingendo di essere all’estero, mentre in realtà lavorano da tempo in nero in Italia.
d) Il sistema dei flussi favorisce la compravendita dei falsi contratti di lavoro. Al contrario di quanto si crede, la maggiorparte dei migranti irregolari non è arrivata dal mare, molti sono entrati regolarmente con i flussi ma poi non hanno completato la procedura perché il contratto di lavoro che avevano era in realtà falso, pagato migliaia di euro ai ‘mediatori’. Lo riporta sempre Asher Colombo [5]. Nel caso del decreto flussi 2007solo il 32% ha ritirato il permesso di soggiorno, nel 2008 il 92% non avrebbe ritirato il permesso e nel 2009 lo ha preso solo il 34% di chi aveva ottenuto il nullaosta all’ingresso in Italia. L’accettazione della domanda serve solo per entrare nel paese in modo regolare, poi queste persone andranno a ingrossare le fila del lavoro nero e dell’economia sommersa che in Italia rappresenta una quota pari a quasi il 20% del Pil.
[1] Colombo A., Fuori controllo? Miti e realtà dell’immigrazione in Italia, Edizioni Il Mulino 2012
[2] Lai - momo e Idos, Comunicare l’immigrazione, guida pratica per gli operatori dell’informazione, 2012
[5] Ibidem, pagg. 48-49. “È possibile che una parte, di dimensioni crescenti , di lavoratori stranieri abbia utilizzato il meccanismo dei decreti flussi per ottenere i documenti validi all’ingresso sul territorio italiano, ma che a questi ingressi non corrispondano reali opportunità di lavoro con regolare contratto e che quindi i lavoratori stranieri non siano assunti, nonostante la richiesta sia stata inoltrata e accolta”.
Alla luce di quanto spiegato sopra, vediamo il caso dell’annuncio a metà maggio 2012 da parte del ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri che non ci sarà il decreto flussi a causa della crisi economica.
Immigrati, la Cancellieri chiude le porte "Troppi disoccupati, quest'anno niente flussi"
IL CASO
Il ministro dell'Interno: "La crisi è drammatica, stop a nuovi ingressi di extracomunitari". Potranno entrare solo gli stagionali: "Il mercato è in grado di assorbirli"
(Sito internet di un grande gruppo nazionale, titolo in homepage 17 maggio 2012)
Lead del pezzo: Chiuse le frontiere agli immigrati, in Italia c'è crisi. I disoccupati sono troppi. E il lavoro scarseggia. Lo ha deciso ieri il ministro dell'Interno.
È ovvio che lo stop ai flussi non produce in termini pratici quello che viene ufficialmente dichiarato, visto che gli irregolari sono mezzo milione in Italia e continueranno a esserci. Associando gli immigrati alla disoccupazione e alla necessità di ‘chiudergli la porta in faccia’, di fatto si trasmette l’idea che in un momento di crisi, i migranti siano un problema di cui disfarsi. Cosa che non è assolutamente vera in base ai dati economici. All’interno dell’articolo si afferma che:
Lo stop al decreto flussi, però, potrebbe rinforzare gli arrivi irregolari, in particolare dalle coste del Maghreb. "Se il flusso di migranti dalla Libia verso le nostre coste tornasse intenso - ha ammesso il ministro - ci metterebbe in grande difficoltà". E ancora:
"A migliaia, con il bel tempo, sono pronti a raggiungere l'Italia. Il Paese deve attrezzarsi per fronteggiare il flusso dal Nord Africa". Lampedusa, per la sua posizione, resta la mèta più appetibile per le "carrette del mare” cariche di clandestini.
Risulta molto scorretto associare i due fenomeni, gli sbarchi a Lampedusa con il decreto flussi. Infatti è noto che a Lampedusa sbarcano in gran parte richiedenti asilo e profughi provenienti dai Paesi subsahariani e del Corno d’Africa a causa di rivoluzioni, guerre e dittature. Del tutto gratuito è richiamare alla mente dei lettori le scene drammatiche associate a naufragi e allarmistiche con “migliaia di clandestini in arrivo”, in un articolo dedicato al tema della programmazione dei flussi migratori e alle questioni economiche. I due argomenti fanno parte della categoria ‘immigrazione’, ma non c’entrano niente l’uno con l’altro. Si genera confusione nel lettore a causa dell’uso di termini scorretti. Sarebbe invece opportuno restare sul tema del lavoro, come fa la stessa testata online con un video sullo stesso argomento, che citiamo al contrario come esempio positivo:
Immigrati, stop ai flussi: ''Ma così non si argina il lavoro nero''
Il governo blocca il decreto flussi perché ci sono troppi disoccupati ma l'Italia non può fare a meno di mano d'opera straniera, spiega Valeria Benvenuti, ricercatrice della Fondazione Leone Moressa che analizza il lavoro degli stranieri in Italia
Nell’intervista alla ricercatrice, effettuata da una radio del medesimo gruppo editoriale e pubblicata con un video sul sito internet, correttamente non viene mai usato il termine ‘clandestini’, ma si parla solo di ‘irregolari’ anche da parte dell’intervistatore. In due minuti di audio e immagini si mette correttamente a fuoco il cuore del problema, su economia e lavoro nero. “Il sistema produttivo nazionale continuerà ad avere bisogno di manodopera straniera – si afferma - sono più di mezzo milione gli irregolari in Italia, ma del lavoro nero non si hanno a disposizione vere cifre”. Si ricordano i lavori in cui gli stranieri sono fondamentali per l’economia italiana, accompagnandoli con immagini: cuochi, baristi, braccianti manovali edili, autisti, magazzinieri, fattorini. E si fa presente che “Nei prossimi dieci anni, senza stranieri molti settori di attività avrebbero problemi a sopravvivere” e che “Il fabbisogno è di quasi due milioni di lavoratori immigrati nei prossimi dieci anni nelle stime del ministero del Lavoro”.