La sanatoria del 2009 per colf e badanti, l’ultima in ordine di tempo, è stata subito ribattezzata “sanatoria truffa”, inizialmente perché consentiva la regolarizzazione soltanto per i lavoratori domestici, escludendo tutti gli altri. Ma alla fine del 2010, sono venute fuori moltissime storie di veri e propri raggiri ai danni dei migranti che hanno partecipato alla procedura di regolarizzazione, denunciate da associazioni come Naga e Arci. Sfruttando la disperazione di chi non era riuscito a mettersi in regola dopo anni di lavoro in nero, magari perché arrivato in Italia dopo la sanatoria del 2002, “vere e proprie organizzazioni criminali hanno messo in piedi ramificate reti di mediatori, commercialisti, avvocati, singoli soggetti senza scrupoli, dando la speranza a moltissimi stranieri irregolarmente presenti e desiderosi di un permesso di soggiorno, di poter regolarizzare la loro situazione”[1].
Inseguendo il miraggio del permesso di soggiorno, i migranti hanno pagato migliaia di euro a testa, ottenendo in cambio ricevute del ministero dell’Interno che attestavano l’avvenuta ‘dichiarazione di emersione’. Si trattava di falsi. I truffatori approfittavano anche della confusione della normativa italiana sull’immigrazione, nella quale gli immigrati difficilmente riescono a raccapezzarsi. “A Pavia un commercialista ha finto di avviare le pratiche per sanare 30 lavoratori. Per compilare il modulo di regolarizzazione ha indicato, come datore di lavoro, altrettante persone che erano state detenute nel carcere di Opera”[2]. Persone, ovviamente, ignare di tutto. Altro escamotage molto diffuso, recuperare nomi e cognomi dei falsi datori di lavoro dall'elenco dei morti[3].
Bisogna ricordare che questa procedura di emersione rappresentava l’ultima occasione prima dell’entrata in vigore del reato di clandestinità con il pacchetto sicurezza. La disperazione era motivata anche dal fatto che un immigrato senza permesso di soggiorno, manca da molti anni dal paese d’origine e non può vedere i propri familiari, nell’impossibilità di uscire e rientrare regolarmente in Italia. Le testimonianze raccontano che c’è perfino chi si è venduto la casa dei propri genitori in patria per pagare queste cifre. Un ‘investimento’ di tutta la famiglia che sperava nelle rimesse del figlio emigrato, una volta in possesso dei documenti in regola per essere assunto. Gli stranieri truffati non possono neanche sporgere denuncia: presentandosi in questura rischiano l’espulsione e, all’epoca, pure l’arresto per il reato di clandestinità. Anche se in qualche caso, i giudici di pace non hanno convalidato l’arresto di stranieri truffati che avevano presentato denuncia nei confronti dei truffatori e conseguentemente istanza di rilascio del permesso di soggiorno per protezione sociale ai sensi dell’articolo 18 del Testo Unico sull’immigrazione[4].
Sentendosi vittime di un’ingiustizia, gli immigrati hanno dato vita a proteste di piazza, sostenuti dalla rete Primo Marzo, per chiedere la concessione del permesso di soggiorno per tutti coloro che hanno fatto domanda di emersione con la sanatoria del 2009. Secondo alcuni osservatori, sono stati proprio i criteri particolarmente restrittivi e discriminanti della procedura di emersione riservata solo a collaboratori domestici e familiari, a favorire la creazione di un mercato nero di vendita di documenti falsi. Per i promotori delle manifestazioni l'ultima regolarizzazione ha dimostrato che “non sono gli stranieri che vogliono rimanere nella clandestinità ma che, appena il governo offre una possibilità, cercano di mettersi in regola”[5].
Infine, a essere accusato di truffa è stato lo stesso Ministero dell’Interno, per avere cambiato in corsa le regole del gioco. A marzo 2010, quando i termini della sanatoria erano già chiusi ed erano state presentate più di 300mila domande da parte di altrettanti stranieri, una circolare del capo della polizia Antonio Manganelli ha tagliato fuori dalla possibilità di regolarizzazione tutti coloro che non abbiano rispettato il secondo ordine di espulsione emesso dal questore, reato punibile con la reclusione da uno a quattro anni. Contro questo provvedimento si sono schierate Cgil, Cisl, Uil e Acli[6]. Ci sono state proteste eclatanti verso la circolare e verso le altre truffe della sanatoria da parte degli immigrati che sono saliti su una gru a Brescia e su una torre a Milano, restandoci anche per due settimane. Quando sono scesi, alcuni di loro sono stati espulsi dal Paese. Il 10 maggio 2011 il Consiglio di Stato ha bocciato la circolare Manganelli sulla base della sentenza della Corte di giustizia europea che alcuni mesi prima aveva portato alla cancellazione del reato penale di clandestinità[7].
[2] Sesana I., Sanatoria Truffa, agenzia di stampa Redattore Sociale
[5] Sesana I., in op. cit.
[6] La truffa del Viminale che ha innescato la protesta, Il manifesto, 09-11-2010
[7] Sanatoria "Libera" Anche Agli Espulsi, Il manifesto, 11-05-2011
Ecco i numeri della ‘sanatoria truffa’.
L’associazione Naga di Milano ha raccolto quasi cinquecento denunce di stranieri raggirati solo nel capoluogo lombardo e ha calcolato, per difetto, un giro d’affari complessivo di 53 milioni per chi si è approfittato dell’ingenuità degli stranieri. Ogni immigrato ha pagato a mediatori e finti datori di lavoro dai 3mila agli 8mila euro[1].
Dalla sanatoria, lo Stato ha incassato 147 milioni di euro in un solo mese, 500 euro a domanda. Dal 1 al 30 settembre del 2009 sono state presentate quasi 300 mila richieste di regolarizzazione[2].
[2] Sanatoria "Libera" Anche Agli Espulsi, Il manifesto, 11-05-2011