Pervertito è un termine usato come dispregiativo “riferito a persona che ha un comportamento sessuale deviante o comunque diverso da quello che viene considerato normale” (Vocabolario Treccani). In passato la parola perversione apparteneva al lessico della psichiatria, per indicare “sindromi psicopatiche […] per cui l’istinto sessuale è diretto verso un oggetto anomalo (pedofilia, zoofilia, necrofilia e feticismo) oppure trova soddisfacimento con pratiche erotiche diverse dal normale amplesso (esibizionismo, scopofilia, sadismo, masochismo, ecc.)”. Oggi, in questa accezione, è stata sostituita da parafilia.
Parafilie sono le manifestazioni della sessualità umana in cui l’eccitazione sessuale è provocata da comportamenti e situazioni non direttamente connessi alle finalità riproduttive tipiche del sesso tradizionale[1]. Perversioni e pervertito restano invece termini d’uso principalmente denigratorio quando sono riferiti alla sfera dei desideri e dei comportamenti sessuali.
[1] Glossario dell’Associazione Libellula, www.libellula2001.it
Come pervertiti sono talvolta stigmatizzati gli/le omosessuali e in generale le persone Lgbt, attraverso un uso apertamente denigratorio del termine. In qualche caso ricorre, come sinonimo, invertito, parola oggi abbastanza desueta che fa riferimento a un passato in cui la medicina e la psichiatria ottocentesca classificavano come “invertiti” gli individui – uomini e donne – che sono attratti da persone dello stesso sesso, a cui erano attribuiti sentimenti, gusti, comportamenti del genere opposto. Gli uomini omosessuali erano rappresentati come “effeminati”, le donne come “mascoline”[1].
Se l’idea dell’inversione si riferisce alla direzione del desiderio e alla sua deviazione, quella di perversione è basata invece sulle dicotomie normalità/anormalità,natura/contro natura e salute/malattia (vedi Diversità e Malattia).
[1] M. Barbagli e A. Colombo, Omosessuali moderni. Gay e lesbiche in Italia, il Mulino, Bologna 2007, pp. 252-254.
Succede quindi che, anche nel linguaggio giornalistico, l’aggettivo pervertito (sostantivato o meno) sia usato in opposizione ai modelli normativi (eteronormativi) della sessualità e associato ad altre forme di devianza, come in questo articolo di cui riportiamo uno stralcio. Il tema è la proposta di modelli familiari e sessuali nelle fiction prodotte e trasmesse dalla televisione pubblica.
Gli attacchi alla famiglia in onda sulla Rai di Prodi
Una sottile quanto continua e perciò più devastante campagna contro la famiglia si scatena quotidianamente dagli schermi dei nostri televisori, sintonizzati sui canali Rai. Dopo aver visto che Linuccio Banfi si balocca con l’omosessualità, adesso, anche la Squadra scende in campo, per non esser da meno. E così un tema delicato e serio viene buttato in pasto all’interno di fiction di grande ascolto con una irresponsabilità educativa che non ha pari. Oppure no, diciamolo, non di irresponsabilità si tratta, ma di un vero e proprio attacco contro la famiglia e contro ciò che, in natura, essa rappresenta per il mantenimento della specie e per l’equilibrio psico affettivo dei suoi componenti, in una parola per la sanità della nostra società. In quella fiction l’omosessualità viene equiparata alla norma e così, quel che passa, è che una devianza viene «sdoganata» e il suo pervertito modello comportamentale equiparato alla affettività naturale tra uomo e donna. Ma gli autori del programma e i responsabili di rete ci diranno che tutto ciò è fatto per indurre a riflettere, per sensibilizzare. E così, sui programmi Rai si sensibilizza al furto, all’omicidio, al tradimento, all’omosessualità conclamata e alla pornografia. E sì, perché di vera e propria pornografia si tratta e di quelle peggiori, non di quelle pacchiane che mostrano i genitali, bensì quelle che vogliono pervertire le menti e con esse le coscienze.
(sito di quotidiano nazionale, 27 aprile 2007)
Si può notare come l’omosessualità, modello “pervertito”, sia qui descritta come malattia fisica e mentale, contrapposta alla “norma” e alla “salute”, e associata a criminalità (“furto”), immoralità (“tradimento”), e pornografia.