Spesso si sente parlare di "diversi" per gli individui non eterosessuali: una parola che evidenza la distanza e difformità di un gruppo rispetto a una presunta “norma”. “Perché non ammetti di essere diverso?” chiede Claudia Gerini a Luca Argentero, che impersona un candidato sindaco gay, in un film del 2009; “Diverso da chi?” è la risposta, che dà il titolo alla commedia.
L’idea di diversità implica il discostamento da una regolarità. In quanto tale, se affermata da una maggioranza nei confronti di una minoranza (sessuale, ma anche etnica, religiosa, sociale…), non è compatibile con l’ideale dell’uguaglianza. L’affermazione di una diversità contiene quindi il rischio di avvallare la diseguaglianza sociale e giuridica di determinati gruppi di individui.
In questo senso, il termine non traduce esattamente l’inglese diversity, ampiamente impiegato per esempio nel linguaggio delle istituzioni europee, in cui il rimando è alla ricchezza e alla varietà (delle identità, delle culture, delle lingue ecc.).
Diversità non è inoltre lo stesso che differenza: un termine/concetto che si è diffuso nel pensiero politico, sociologico e filosofico a partire dalla fine degli anni ’60 del Novecento, in connessione con l’emergere dei nuovi movimenti sociali. Si può ricordare l’innovazione linguistica e teorica prodotta dal femminismo attraverso il “pensiero della differenza”: una critica radicale alla pretesa di neutralità del linguaggio (dove la presunta universalità è in realtà lo specchio di un ordine maschile) e la ricerca di un linguaggio nuovo, capace di esprimere e non rimuovere la differenza fondamentale tra gli esseri umani, la differenza sessuale.
Differenza è un concetto reciproco, non asimmetrico, e serve a veicolare richieste di inclusione delle minoranze, estensione dei diritti, non-discriminazione, ma anche lotte per il riconoscimento dell’unicità e irriducibilità delle identità minoritarie.
Nell’uso, il termine diverso è inteso come sinonimo di anormale. E l’anormalità può misurarsi su vari piani: nei confronti delle abitudini sociali, oppure della corretta fisiologia corporea o ancora della salute mentale.
Inoltre, il concetto di diversità nella sfera sessuale è spesso accompagnato dall’uso delle definizioni secondo natura (per riferirsi ai rapporti eterosessuali) e contro natura (per quelli omosessuali).
Non esiste alcuna "legge naturale" che stabilisca che un rapporto sia secondo oppure contro natura. Queste espressioni quindi, quando vengono usate, servono a giustificare atteggiamenti di disapprovazione e non accettazione dell’omosessualitàe.
Ricordiamo che nel 1993 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha depennato in modo completo l’omosessualità dall’elenco della malattie codificate, riconoscendola come una variante naturale della sessualità umana. Quindi il concetto di natura è tutt'altro che adeguato a creare un discimine, su cui costruire un giudizio di valore, verso alcuni orientamenti sessuali.