In Italia esistevano dal 2011 tre reti di accoglienza per i richiedenti e i titolari di protezione internazionale: Cara, Sprar, Protezione Civile. Nei Centri Cara vengono ospitati i richiedenti asilo fino all’esame della loro domanda, saputo l’esito della quale (riconoscimento dello status o diniego), devono lasciare i centri. Nei comuni della rete Sprar trovano accoglienza sia i richiedenti la protezione, sia coloro che hanno già lo status di rifugiato o la protezione sussidiaria o umanitaria. Il numero dei posti disponibili varia a seconda della popolazione dei comuni ospitanti. Ad esempio nei piccoli centri come Riace sono 15 i posti messi a disposizione. Infine, con la cosiddetta “Emergenza Nord Africa” del 2011, vista la carenza di alloggi, i profughi sono stati dislocati nelle diverse regioni e ospitati in strutture sorte velocemente e coordinate dall Protezione Civile. Si è trattato di strutture di ogni tipo, compresi ex alberghi. L'emergenza si è chiusa due anni più tardi, il 28 febbraio 2013 e questo ha messo fine al sistema di accoglienza parallelo gestito dalla Protezione civile.
Sprar: nel 2011 accolte 4856 persone
Da gennaio a settembre 2011 sono arrivati via mare 60.656 profughi. Le domande d’asilo nei primi sei mesi dell’anno sono state 10.860, più che raddoppiate rispetto all’anno precedente. Oltre 20mila ospitati dalle Regioni
Sono 4.856 i profughi accolti dal Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) nei primi 9 mesi del 2011, nell’anno dell’ emergenza Nord Africa . Il 76% sono uomini, la nazionalità più rappresentata è quella afgana (14%), seguita dalla somala (13%), eritrea (11%), nigeriana (8%) e pakistana (6%). Sono i dati forniti dal Rapporto annuale del Sistema di Protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR). Anno 2010/2011, presentato dal Servizio Centrale dello Sprar con l’Anci, cui lo Sprar afferisce, e dal ministero dell’Interno. Il rapporto fotografa le attività di accoglienza realizzate dagli enti locali in collaborazione con le realtà di terzo settore. Tra i beneficiari dell’accoglienza nei posti dello Sprar, la maggioranza ha ricevuto la protezione sussidiaria (34%), i richiedenti asilo sono il 30%, ha la protezione umanitaria il 16% e il restante 20% è costituito da rifugiati, che quindi hanno già ottenuto l’asilo politico.
Nel 2011, in seguito alle rivoluzioni in Tunisia e in Egitto e a causa del conflitto libico, sono aumentate le operazioni di soccorso in mare che hanno fatto arrivare in Italia i profughi. Si è passati dai 13.900 sbarchi del bennio 2009/2010 ai 60.656 cittadini stranieri giunti via mare da gennaio a settembre, in aumento anche rispetto ai 37mila del 2008. Una cifra reale che risulta però ridimensionata rispetto alle stime dell’agenzia Frontex all’inizio dell’anno quando si parlò anche di un milione e mezzo di migranti in fuga verso coste italiane. La maggiorparte dei profughi è arrivata sulle isole Pelagie ( 51.596). In Italia sono state registrate, durante il primo semestre del 2011, 10.860 domande di asilo. L’incremento è del 102% rispetto allo stesso periodo di riferimento del 2010.
La rete SPRAR nel 2011 conta 151 progetti territoriali, che fanno capo a 128 enti locali, per una capacità di accoglienza di 3.000 posti. Di questi, 2.500 sono dedicati alla presa in carico delle “categorie ordinarie” – uomini singoli, donne singole e nuclei familiari – e 450 sono destinati all’accoglienza delle situazioni di vulnerabilità, come le vittime di tortura e violenza. I restanti 50 posti sono per la prima volta specificatamente riservati a persone con una vulnerabilità afferente alla salute mentale.
Con l’ordinanza della Presidenza del Consiglio n. 3965 del 21 settembre scorso, contenente “Ulteriori disposizioni urgenti dirette a fronteggiare lo stato di emergenza umanitaria nel territorio nazionale in relazione all'eccezionale afflusso di cittadini appartenenti ai paesi del Nord Africa”, sono stati stanziati altri 9 milioni di euro, come contributo straordinario agli enti locali che hanno progetti Sprar per allargare la ricettività del sistema. Nel frattempo, lo SPRAR nel 2011 ha messo a disposizione della Protezione Civile altri 1.500 posti straordinari per ospitare richiedenti asilo provenienti dalla Libia.
In seguito alla dichiarazione dello stato di emergenza, la presidenza del Consiglio dei Ministri con il governo Berlusconi ha creato una rete d’accoglienza regionale attivata con le risorse della Protezione civile. Questo “Piano per l’accoglienza dei migranti”, affidato al Capo Dipartimento della Protezione Civile (decreto della presidenza del Consiglio dei ministri n. 3933 del 13 aprile), assiste a novembre 2011, nelle varie strutture individuate dalle Regioni, 22.216 migranti. Le misure di accoglienza prevedono l’erogazione di servizi di base quali vitto, alloggio e assistenza sanitaria, e sono coordinate nelle diverse regioni dai “soggetti attuatori” attraverso la stipula di convenzioni con enti locali o del terzo settore presenti sui territori. Il rapporto lancia l’allarme sul fatto che i diversi sistemi d’accoglienza, rete Sprar, rete dei Cara e rete regionale con la Protezione Civile, non coordinati tra loro, possano creare disfunzioni. E sottolinea come quello gestito dalla Protezione Civile sia un terzo sistema di accoglienza, “in cui i beneficiari usufruiscono di tipologie e livelli di servizi molto diversificati”.
I posti dello Sprar sono insufficienti, nel 2010 una lista d’attesa di 2500 persone.
Sono migliaia i rifugiati rimasti fuori dal Sistema di protezione. Tra gli accolti, prevalgono i giovani uomini. Sono 180 i bimbi nati da mamme ospitate in accoglienza. Oltre 250 i minori soli
Nel 2010 sono stati 6.855 i richiedenti e titolari di protezione internazionale ospitati nei comuni della rete Sprar (Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati), che costituisce l’ossatura del sistema d’asilo in Italia. I beneficiari sono stati accolti a rotazione nei 3000 posti a disposizione attraverso 128 enti locali (tra comuni, province e unioni di comuni), su cui lavorano oltre 200 enti attuatori, espressione del terzo settore. Ma il numero dei posti è inferiore alle richieste, questo ha comportato la chiusura delle attività del 2010 con una lista di attesa di almeno 2.500 persone.
I tre quarti dei rifugiati e richiedenti asilo accolti sono uomini (76%), il restante 24% è costituito da donne. Sono giovani con un’età compresa tra i 18 e i 35 anni per il 73%. Le famiglie sono il 25%, gli individui singoli il 75%. Provengono principalmente da Somalia, Eritrea, Afghanistan, Nigeria e Iraq. Ci sono stati nel 2010, ben 180 bambini nati da una mamma ospitata nello Sprar.
I minori non accompagnati richiedenti asilo sono stati 253, con un’età più giovane rispetto agli anni precedenti e con le nazionalità più diverse: afgani, eritrei, nigeriani, somali, ghanesi, gambiani e turchi. Lo Sprar copre il 95% del territorio nazionale, l’unica regione dove non ci sono progetti attivi è la Valle d’Aosta. Il Lazio nel 2010 ha accolto il 57,8% dei beneficiari Sprar nel Centro Italia; la Sicilia è la regione con maggiore numero di persone accolte per il Sud e Isole (46,2%), mentre Piemonte (23%) e Liguria (20,04%) lo sono per il Nord. “Le regioni del Sud risultano essere principalmente dedicate all’accoglienza di casi vulnerabili” afferma il rapporto.
I programmi dello Sprar permettono di avviare percorsi di autonomia e di inserimento socio-lavorativo. Le uscite per “integrazione” del beneficiario che ha deciso autonomamente di lasciare il posto in accoglienza sono state il 63%. Questo è determinato dal sistema di accoglienza dello Sprar che offre anche attività di inserimento scolastico e di formazione. I progetti sono finanziati dal Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo (FNPSA), mediante bandi del Viminale che fornisce le linee guida per l’accoglienza.
Dati aggiornati al 2013-2014:
I posti Sprar erano 3000 fino a quest'anno e sono stati ampliati da gennaio a ottobre 2013 fino a 8400. È il sistema preferito dagli enti locali perché distribuisce i rifugiati in piccoli gruppi sul territorio nazionale, offre più inclusione e costa meno. Circa 30 euro al giorno a persona contro i 46 spesi nel corso dell'Emergenza Nord Africa gestita dalla Protezione civile. Tra maggio e ottobre 2013 sono stati trasferiti nei centri Sprar 5783 rifugiati, di cui 1686 dai Cara e 4097 dagli sbarchi di cui quasi tremila da Lampedusa. La mancanza di posti nella seconda accoglienza dello Sprar è un altro dei motivi per cui i Cara scoppiano. Dopo avere ricevuto il permesso di soggiorno, i migranti, soprattutto le famiglie con minori, aspettano altri mesi per avere un nuovo alloggio e un'opportunità di rifarsi una vita.
Nel 2014 i posti Sprar sono stati ampliati di nuovo fino a 20mila.
A fine gennaio 2014 è stata pubblicata la graduatoria del bando del ministero dell'Interno: complessivamente sono stati approvati 456 progetti per richiedenti e titolari di protezione internazionale, di cui 367 progetti ordinari, 57 per minori non accompagnati, e 32 per persone con disabilità o disagio mentale. I progetti arrivati sono stati oltre 500.
L’UNHCR ha espresso soddisfazione per l’aumento fino a 20mila posti della rete SPRAR. L’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati ha sottolineato inoltre che tale aumento costituisce un primo passo verso il superamento di un’approccio emergenziale a favore di una pianificazione delle politiche sull’accoglienza. Le autorita’ sono ora chiamate a garantire standard adeguati ed uniformi, nonche servizi essenziali volti a favorire l’integrazione dei beneficiari di protezione in tutti i progetti. L’UNHCR ha ribadito l’urgenza di una riforma strutturale del sistema di accoglienza e d’asilo, in particolare attraverso il superamento dell’attuale sistema dei centri collettivi, il rafforzamento della procedura d’asilo e il riconoscimento del diritto all’accoglienza per i beneficiari di protezione internazionale. “L’integrazione rappresenta l’aspetto di maggior debolezza del sistema di asilo in Italia” afferma Laurens Jolles, Delegato UNHCR per il Sud Europa “dove migliaia di rifugiati sono costretti a vivere in condizioni di forte marginalità”.
Rifugiati, è afgano un beneficiario su sette della rete Sprar. Diminuiscono le donne
Il profilo dei beneficiari del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati nel 2012. Sono per lo più uomini tra i 18 e i 35 anni. Poco più della metà arriva via mare. Più di uno su tre esce dalla rete perché ha avviato percorsi di integrazione
Quasi uno su sette tra i beneficiari complessivi del sistema Sprar è afgano, poco meno di uno su dieci, invece, somalo, gli altri provengono da Nigeria, Pakistan, Eritrea, Costa d’Avorio, Ghana, Iraq, Turchia ed Etiopia. Per la maggior parte dei casi, però, si tratta di uomini la cui percentuale nel 2012 è cresciuta rispetto all’anno precedente. È questo il quadro dei beneficiari del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, contenuto nel Rapporto Sprar 2012/2013. Il rapporto mostra un aumento degli afgani di circa 1,6 punti percentuali nel 2012 rispetto all’anno precedente: rappresentano il 14,5 per cento di tutti gli ospiti dello Sprar . Calano di 4,2 punti percentuali rispetto al 2011 i beneficiari provenienti dalla Somalia (sono il 9,1 per cento). Dalla Nigeria, l’8,4 per cento dei beneficiari. Intorno al 7,9 pachistani e eritrei.
Sono gli uomini più delle donne a mettersi in viaggio verso l’Italia. I dati Sprar evidenziano una diminuzione della componente femminile rispetto agli anni precedenti al 2012. Gli uomini rappresentano complessivamente l’80 per cento degli accolti, quando nel 2010 erano il 76 per cento e nel 2011 il 79,5 per cento. Incidenza maschile che si nota soprattutto tra i pachistani, dove raggiunge il 96,3 per cento, tra i ghanesi (96,2) e gli afgani (94,4). Andando ad analizzare anche le relazioni familiari, la maggior parte dei beneficiari ha ricevuto accoglienza singolarmente, solo il 22,3 per cento ha ricevuto accoglienza come nucleo familiare. Per quanto riguarda il titolo di studio, invece, solo il 9 per cento dei beneficiari del sistema Sprar non ha alcun titolo. Il 30 per cento ha un titolo di scuola superiore, il 25 per cento di scuola media. Il 13 per cento un titolo universitario.
Per quanto riguarda le fasce d’età degli ospiti del sistema Sprar, il rapporto mostra come quasi la totalità di loro ha tra i 18 e i 35 anni. I più numerosi, in termini di percentuali, i beneficiari tra i 18 e i 25 anni: sono il 34 per cento. Il 23 per cento ha tra i 26 e i 30 anni. Il 14 per cento ha tra i 31 e i 35 anni. Non mancano, tuttavia, le età più avanzate con percentuali ovviamente minime. All’1 per cento i beneficiari tra i 61 e i 90 anni. Tra i minori, invece, la popolazione più rappresentata proviene dall’Iraq (il 22,4 per cento), dalla Nigeria, il 19,8 per cento e dall’Etiopia, il 16,4 per cento. Per quel che riguarda i minori non accompagnati richiedenti asilo (Msnara), gli afgani sono i più numerosi, con il 33 per cento, al 10 per cento i minori non accompagnati provenienti da Costa d’Avorio e Mali. La fascia d’età più rappresentata per i minori non accompagnati va dai 13 ai neo maggiorenni. Tra di loro, i più numerosi hanno 17 anni (il 41 per cento), solo il 3 per cento ha 13 anni. Aumentano, inoltre, gli arrivi via mare nel 2012. I minori non accompagnati richiedenti asilo arrivati attraverso il Mediterraneo sono il 66 per cento, il 6,5 per cento in più rispetto al 2011.
Il 56 per cento dei beneficiari è arrivato in Italia via mare. Il 17 per cento tramite frontiera aeroportuale. L’11 per cento attraverso una frontiera di terra. Il 9 per cento, invece, tramite frontiera portuale. Tra i dati anche chi è rientrato in Italia in base al regolamento di Dublino, sono il 5 per cento. Un ultimo 2 per cento (131 bambini nel 2012) riguarda bambini nati sul territorio italiano. Nel 2012, infine, sono state 1.556 le persone che hanno chiesto, dopo il sesto mese di accoglienza, di prolungare il periodo di permanenza all’interno della rete. Tra i motivi, la ricerca di un lavoro o la necessità di terminare un corso o tirocinio e problemi di salute. Dei 2.891 che nel 2012 sono usciti dal sistema di accoglienza, il 38 per cento risulta aver avviato un percorso di integrazione, il 29 per cento, però ha visto scadere i termini, mentre il 28 per cento ha abbandonato la rete spontaneamente. Solo l’1 per cento ha chiesto il rimpatrio volontario.
La questione ‘Sprar’ coinvolge la carenza cronica di posti di accoglienza per richiedenti protezione umanitaria. I soli 3000 posti messi a disposizione dallo Sprar (a fronte ad esempio dei 30mila dela rete di accoglienza in Francia) che al momento è il sistema più efficiente, con i costi più contenuti (meno di 30 euro al giorno a persona ospitata), non bastano e tutto ciò che eccede questo cifra esigua viene gestito come ‘emergenza’ dal 2002 in poi.
Ecco alcuni articoli che esemplificano bene la questione.
Inchiesta.
Emergenza profughi, il prossimo scandalo della Protezione civile
Per la guerra dello scorso anno sono stati distribuiti 500 milioni a pioggia per i 20mila che dalla Libia, via Lampedusa, sono arrivati da noi. La Protezione civile ha creato un sistema parallelo di accoglienza, affidandolo – senza gare – a strutture private. Mancano i controlli e nel Lazio spuntano i primi scandali. Un viaggio tra ruberie e strutture fatiscenti, migranti che spalano la neve, procedure lentissime, rivolte e sassaiole. Le operatrici denunciano: “Siamo mamme, amiche, guardiane”. E precarie.
(testata online nazionale, 13 aprile 2012)
Roma. Cinqueceventomilioni di euro. È costata tanto a tutti gli italiani la cosiddetta “emergenza Nord Africa”. Almeno finora. Funziona così: la Protezione Civile nomina per ogni regione un “Soggetto Attuatore”: quasi sempre un funzionario della stessa Protezione Civile (dunque una sovrapposizione di compiti), a volte uno della Prefettura. In Toscana ci sono dieci “attuatori”. In Campania uno, ma è l’assessore ai Lavori Pubblici. Il “Soggetto Attuatore”, a sua volta, sceglie il “Soggetto Gestore”. «Ci siamo candidati perché c’era una procedura d’urgenza», spiega Claudio Bolla, dirigente del consorzio “Eriches” che gestisce alcuni centri nel Lazio. «Alle strutture è stata richiesta una disponibilità di posti. Noi, che eravamo già conosciuti, abbiamo presentato la nostra offerta. La parte del leone la fanno le strutture cattoliche, noi siamo di area Pd. Abbiamo una storia, siamo conosciuti sul territorio, rinomati. È stato naturale chiederci se avevamo strutture da mettere a disposizione». Ogni migrante costa 42 euro al giorno, 80 se minore. Agli africani vengono distribuiti beni di prima necessità e un pocket money di 2.50 euro al giorno. Spesso si tratta di un voucher che può essere speso solo negli esercizi commerciali con cui il gestore ha concluso delle convenzioni. L’emergenza dovrebbe essere una sospensione di procedure, controlli e garanzie finalizzata alla risoluzione rapida di un problema. In Italia non è mai così. Con il sistema emergenziale tutti – tranne i migranti – hanno oggettivamente interesse a prolungare l’ospitalità. «Le giornate passano tra la noia e la tensione per l’incertezza sul proprio futuro», ci racconta un operatore del Lazio. «Non mancano i comportamenti aggressivi tra loro e con noi, alternati con gli infantilismi tipici di chi si abitua all’assistenza». […] Lo stato di emergenza è stato prorogato al 31 dicembre di quest’anno anche se la guerra in Libia è finita da un pezzo e non si registrano più arrivi di massa. L’italiano medio è convinto che questi soldi servono ad assistere gli stranieri. Invece sono numerose le proteste dei migranti che vogliono conoscere in tempi rapidi il loro destino. […] Il caso più grave, finora, è quello di Roccagorga. Siamo nel pontino: quarantasei immigranti erano ammassati in 90 metri quadri in condizioni igieniche al limite della sopravvivenza. “Latina come Rosarno”, annotava il giornale locale. Mangiavano un piatto di riso al giorno e non avevano assistenza sanitaria. La onlus assegnataria aveva a disposizione la solita diaria di 42 euro per ciascun ospite, ma ne spendeva più o meno cinque. La truffa contestata sfiorerebbe il milione di euro. Dopo una segnalazione del monitoraggio del Ministero e della Protezione civile, i carabinieri effettuavano un primo blitz nell’estate 2011, per poi arrestare cinque persone lo scorso gennaio. Tra loro il presidente della cooperativa, consigliere comunale a Sezze in quota Pdl. In questi mesi i profughi venivano spostati come pedine da un appartamento all’altro, senza che la convenzione venisse revocata. Agli atti dell’indagine anche un tentativo di intercessione politica. […] “Hanno creato un sistema di accoglienza parallelo e di serie B”. Così un’operatrice di un centro per richiedenti asilo commenta quello che è successo. L’allora ministro dell’Interno, Maroni, parlò di “invasione biblica”. È stato predisposto un piano per 50mila persone. Oggi l’Italia ospita appena 21.257 rifugiati (in Tunisia ce ne sono 290mila). Lo stato di emergenza è stato dichiarato quando la rete ufficiale esistente - Cara e Sprar – era satura. Ma si tratta di un circolo vizioso: è la lentezza delle procedure che crea saturazione. […]
INVENZIONI SOLIDALI
Riace, l'accoglienza fa anche risparmiare
Si batte moneta locale per gli immigrati
Riace batte Mineo, dove gli italiani convivono con gli stranieri. Nel paese calabrese, per i rifugiati il sindaco Lucano si è inventato banconote con la faccia di Gandhi per sopperire alla lentezza dei fondi per l'asilo e dice: "A Mineo c'è un centro di detenzione che costa, noi con 24 euro a persona copriamo tutte le spese".
(edizione online di un quotidiano nazionale, 4 aprile 2011)
RIACE - Il Mahatma Gandhi sulle banconote da 50 euro, Martin Luther King su quelle da 20, Che Guevara e Peppino Impastato sui tagli da 10 e il cuore grande dei piccoli comuni sulla cartamoneta da 1, 2 e 5 euro. Battere moneta locale è solo l'ultima trovata per aiutare i rifugiati del sindaco di Riace, Domenico Lucano, ormai noto come "Mimmo il curdo" o "Lucano l'afghano". Un primo cittadino per cui la fascia tricolore è riduttiva, visto che amministra un comune in cui eritrei, etiopi, somali, ghanesi, afghani, palestinesi e serbi convivono pacificamente fra loro e con gli italiani. Nel piccolo centro della locride, non solo gli stranieri sono ben accetti, sono addirittura richiesti per salvare il borgo dal suo destino di inesorabile declino demografico e sociale. L'accoglienza nei piccoli centri. Seppure le cronache di questi giorni da Lampedusa a Ventimiglia sembrano negarlo, in Italia l'accoglienza è possibile. Riace, con appena 1800 abitanti, ha aperto le porte a ben 230 rifugiati e richiedenti asilo e ha fatto di questo una politica vincente. Dando un tetto e borse lavoro alle famiglie straniere ha impedito la chiusura delle scuole per mancanza di bambini, ha ridato vita alle tante case lasciate vuote e abbandonate per sempre dagli emigranti calabresi. I vecchi abitanti non torneranno più dal Canada, dall'Australia, dall'Argentina. I nuovi arrivano con il Sistema di protezione per rifugiati e richiedenti asilo. L'idea della moneta locale. Ma il ripopolamento è più veloce del tempo che ci mettono i finanziamenti pubblici a entrare nella disponibilità del comune. "Ci vogliono sei o sette mesi", dice Lucano. Per ovviare a queste lentezze burocratiche che non tengono conto della spesa quotidiana, il sindaco calabrese ha deciso di coniare la sua cartamoneta. Ci ha fatto stampare sopra i ritratti dei suoi riferimenti politici e sociali e ha dato le banconote ai rifugiati beneficiari, che con quelle vanno a fare acquisti nelle botteghe del paese. I negozianti le collezionano alla stregua di un ticket mensa e poi battono cassa al comune quando arrivano i fondi dello Sprar. 200 euro a persona per il vitto. "Usiamo questo sistema per incentivare l'economia locale - afferma il primo cittadino - così rendiamo autonomi i beneficiari e questo è importantissimo per le relazioni umane in paese, inoltre la nostra spesa diventa molto trasparente e verificabile". Per il vitto, i rifugiati hanno diritto a 200 euro a settimana, questo vuol dire che una famiglia di 4 persone ha 800 euro per vivere e non paga l'alloggio. Tutto in cartamoneta locale, quasi a conferma del fatto che Riace è l'isola che non c'è: un posto in cui si trova una casa a chi non ce l'ha, si convive a dispetto delle differenze di lingua, cultura e religione e quando non ci sono i soldi, si stampano in loco all'istante. Wenders: A Riace la vera utopia. I progetti d'accoglienza hanno creato posti di lavoro per i giovani e questa storia è diventata celebre in tutto il mondo. Il regista Wim Wenders vi ha girato il primo documentario d'autore in 3D e ha dichiarato a Berlino che "'La vera utopia non è la caduta del muro, ma quello che è stato realizzato in alcun paesi della Calabria, Riace in testa". Un modello efficace e lo Stato risparmia. Un esempio di primaria importanza perché dimostra che, prima del "villaggio della solidarietà" di Mineo, il sistema d'asilo in Italia funzionava, pur con tanti limiti. La ricetta era quella di integrare piccoli gruppi di rifugiati e richiedenti asilo distribuendoli sul territorio nazionale in accordo con le comunità locali. Soprattutto con questo sistema i costi per lo Stato erano contenuti. Per queste ragioni, le pincipali organizzazioni umanitarie che si occupano di rifugiati, tra cui il Cir, l'Alto commissariato Onu (Acnur) e il Centro Astalli, si sono opposte alla decisione del governo di trasferire al Residence degli Aranci tutti i richiedenti asilo dei centri d'accoglienza d'Italia (Cara). E le commissioni territoriali. Senza contare che devono traslocare anche tutte le commissioni territoriali che esaminano le domande di protezione internazionale. Tuttavia, nel paese in provincia di Catania è ormai pienamente in funzione il mega campo militarizzato lontano dal centro abitato in cui sono già arrivate quasi 1800 persone. Nessuno conosce al momento i costi di questa operazione, ma sicuramente parliamo di più di 30 euro a persona a cui va aggiunto il canone d'affitto alla ditta Pizzarotti di Parma. Un centro militarizzato imposto dall'alto. "A Mineo è stato attivato un centro di detenzione contro la volotà delle comunità locali - dice il sindaco Lucano - come si può parlare di accoglienza quando è sorvegliato da Polizia e Carabinieri? A Riace non ci sono, non ce n'è bisogno". Il modello di cui è testimonial migliora la qualità della vita di tutti, italiani e stranieri, a costi più bassi. "Riceviamo circa 24 euro a persona accolta - spiega ancora il primo cittadino calabrese - una quota in cui sono comprese le buste paga degli operatori, gli affitti delle case, le utenze domestiche, le spese mediche e di scolarizzazione e anche le borse lavoro".