La sigla TSO è un acronimo. Significa: "trattamento sanitario obbligatorio" e può essere "in degenza" o "extra ospedaliero". Si usa in caso di urgenza, quando il paziente rifiuta la cura.
Per il Tso serve in primis il certificato di un medico che chiede il ricovero del paziente nel Servizio psichiatrico ospedaliero (Spdc) per le cure, il passaggio successivo è la convalida della richiesta da parte di un sanitario pubblico dopo una visita al paziente. Ci vuole quindi un medico richiedente e un medico convalidante, che deve essere dell’Asl, anche se non per forza specialista in psichiatria (ma almeno uno dei due deve essere uno psichiatra). Sulla base dei due certificati, il sindaco del comune di residenza o di quello dove si trova il paziente, in qualità di autorità sanitaria locale, emette un'ordinanza di ricovero obbligatorio della durata di 7 giorni, eventualmente prorogabile. L'ordinanza, inviata in duplice copia al giudice, viene eseguita dai vigili urbani in stretta collaborazione con il servizo di salute mentale. Laddove la situazione lo richieda, i vigili possono chiedere l'ausilio delle forze dell'ordine. Il paziente può comunque fare ricorso al tribunale che si deve pronunciare entro 10 giorni confermando o annullando il TSO, stessa cosa però può fare il sindaco qualora il giudice tutelare non convalidi il provvedimento.
Il Trattamento Sanitario Obbligatorio viene attuato presso qualsiasi struttura territoriale di salute mentale oppure anche a domicilio della persona. Nel caso in cui si reputi necessaria la degenza ospedaliera, il TSO viene eseguito negli ospedali, in genere presso i Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (SPDC) oppure nei reparti di degenza se sono presenti altre condizioni mediche che lo richiedono.
Alla stregua del trattamento sanitario volontario, il Tso deve avere come fine la tutela della salute mentale, nel rispetto dei principi della legge 180 e della 833/78. Solo questo obiettivo può giustificare un intervento che, travalicando la volontà contraria della persona sofferente, rappresenta una delle poche eccezioni alle garanzie sancite dall'Art. 32 della Costituzione, in caso di malattie infettive contagiose e di disturbi psichici in un'ottica che tuteli i diritti della collettività. Il TSO rappresenta l'estremo tentativo di prendersi cura di una persona che necessita di un intervento immediato ma non ne ha coscienza. Ma anche in questo caso, il personale sanitario deve mettere in atto tutte le iniziative per ottenere il consenso.
Sino alla legge 180 non vi era spazio per la volontarietà del trattamento. Il medico effettuava una proposta che veniva convalidata da un altro medico e da un provvedimento del sindaco in qualità di “autorità sanitaria locale”. La procedura del Tso, al quale si dovrebbe fare ricorso solo nei casi piu’ gravi ,è in parte simile a quella anteriore alla riforma della Legge Basaglia e della legge 833/78 che parlano appunto di TSO e di ASO.
ASO è l’acronimo di accertamento sanitario obbligatorio, ovvero un medico, non per forza psichiatra, chiede ad un medico della Asl di accertare la salute di un paziente, esso può essere urgente, e va effettuato in tal caso in 24/48 ore, oppure ordinario, da effettuare entro una settimana. Serve a capire se la persona ha bisogno di essere sottoposta a cure anche intensive. L’accertamento di norma dovrebbe svolgersi o a domicilio oppure invitando il paziente a recarsi in studi medici o meglio ancora nei CSM (Centri di salute mentale). Non dovrebbe, in linea di principio, essere effettuato mediante ricovero in SPDC o clinica psichiatrica, però spesso questo avviene.
È l’unico tipo di intervento realizzato per la cura dei pazienti non consenzienti. E' una misura eccezionale "che in moltissimi casi potrebbe essere evitata attraverso la diagnosi e la presa in cura precoce e continuativa da parte dei Servizi territoriali" [1]
La famosa legge 180 altro non è che la regolamentazione dei trattamenti sanitari volontari e obbligatori. Il nome completo della riforma basagliana, approvata il 13 maggio 1978, è Norme per gli accertamenti ed i trattamenti sanitari volontari e obbligatori. In seguito essa venne inserita nella legge n. 833 del 1978, che istituì il Servizio Sanitario Nazionale. La legge 833, stabilisce un principio fondamentale: alla base del trattamento sanitario, deve esserci non più un giudizio di pericolosità e/o di pubblico scandalo ma prima di tutto il bisogno di cura di ogni singola persona. Il trattamento sanitario è di norma volontario e viene effettuato, come pure la prevenzione e la riabilitazione, nei presidi e nei servizi extraospedalieri operanti sul territorio.
La svolta epocale della 180 sta nella sua filosofia. Basaglia e i suoi collaboratori crearono questi strumenti a tutela del paziente e non per restringere la sua libertà. Il principio è: stai male e hai bisogno di cure immediate, quindi, se non ne sei consapevole, con le procedure sopraelencate, ti devo costringere a curarti. Il problema risiede dunque nell'abuso del TSO, nel suo stravolgimento, da strumento di "garanzia" per il paziente, a strumento di "repressione", usato per limitare la libertà personale. Scrive Peppe Dell'Acqua, ex direttore dei servizi psichiatrici di Trieste, considerato l'erede di Franco Basaglia:"assisto spesso sbalordito a un uso spregiudicato (e illecito) del TSO in tanti servizi di salute mentale". [2]
Nella procedura che regola il TSO ci sono delle regole di garanzia: occorre fare ogni sforzo per ricercare il consenso alle cure da parte della persona, alla quale devono comunque essere garantiti i diritti di libera comunicazione e la possibilità di ricorrere al giudice tutelare contro il provvedimento. Anche altri, familiari e amici, possono ricorrere.
La 180 fu pensata come una legge quadro. Nel senso che rinviava a un Piano Sanitario Nazionale le disposizioni attuative. Accadde invece che le leggi regionali vennero formulate con gravi ritardi, in modo frammentario e spesso contraddittorio rispetto alla legge nazionale. Di conseguenza il Piano Sanitario Nazionale si realizzò tra innumerevoli lentezze, difficoltà e resistenze. Solo nel 1994 è stato emanato il primo Progetto Obiettivo Tutela Salute Mentale.
Dell'Acqua ricorda che quando esistevano i manicomi, fino alla fine degli anni Settanta, il trattamento sanitario per le persone con disturbi mentali era solo quello coatto, obbligatorio. "Di frequente le persone subivano per lunghi periodi di tempo l’internamento coatto, cioè contro la loro volontà - scrive lo psichiatra basagliano - L’intento era quello di salvaguardare la società e di fornire alle persone protezione e tutela. Custodia e cura. In questa situazione questi trattamenti non potevano avere successo: al contrario, essi causavano gravi danni derivanti dalla lunga istituzionalizzazione. Oggi l’approccio al disturbo mentale (anche severo) può essere completamente diverso: esistono trattamenti che riducono in maniera sostanziale i sintomi. Ed esistono i servizi territoriali che possono garantire assistenza e continuità terapeutica a tutte le persone, quale che sia la loro condizione economica. Oggi, se una persona viene obbligata al ricovero ospedaliero e/o al TSO, ciò deve avvenire operando affinchè nel più breve periodo si riducano i sintomi acuti e così possa essere dimessa e possa continuare la sua ripresa nel contesto familiare e sociale".
In Italia la legge che istituisce il Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) prevede che venga proposto da un medico e che la persona resti un cittadino e che conservi i diritti fondamentali previsti dalla Costituzione. "La richiesta deve contenere precise motivazioni (e non pericoloso a sé …). Far cenno alla pericolosità da parte dei medici può costituire ragione di nullità dell’ordinanza stessa - continua Dell'Acqua - La richiesta di TSO deve contenere la narrazione di tutti i tentativi messi in atto per ottenere il consenso della persona, la descrizione del contesto, le ragioni del rifiuto ostinato. Il giudice nel prenderne atto dovrà vigilare sulla corretta esecuzione del trattamento a garanzia dei diritti dalla persona in quanto a questa vengono temporaneamente limitate alcune le libertà personali. Il TSO non può durare più di sette giorni, fatto salvo che il medico non rinnovi la richiesta al sindaco. L’obiettivo è dunque quello di rendere il TSO una misura di carattere prevalentemente transitorio e comunque periodicamente controllata. In modo da evitare quell’abbandono terapeutico e giuridico delle persone, quell’isolamento in cui sfociava l’internamento manicomiale". [3]
Esiste l’istituto dell’Accertamento Sanitario Obbligatorio (ASO). E’ importante sapere che gli operatori dei servizi sono obbligati a effettuare la visita a casa. Bisogna evitare che la persona, rifiutando la visita oppure impossibilitata a spostarsi, resti abbandonata senza ricevere le cure di cui ha bisogno (e diritto). Le disposizioni di legge insomma offrono alle persone con disturbi mentali e alle loro famiglie strumenti per impedire che diventino "leciti e “normali” trattamenti lesivi dei diritti, della dignità, della propria singolare storia".[4]
[1]Digilio G. (a cura di), Vade retro del pregiudizio. Piccolo dizionario di salute mentale, Armando Editore, Roma 2005
[2]Dell'Acqua P., A proposito di TSO. Garanzia o strumento di repressione?, 7 aprile 2013 http://www.news-forumsalutementale.it/
[3]Ibidem
[4]Ibidem
CIVITAVECCHIA
Si dà fuoco cercando di liberarsi dal letto
In fiamme l’intero reparto di psichiatria
L'uomo sottoposto a Tso, con un accendino voleva bruciare le cinghie: gravemente ustionato è in rianimazione
(edizione online di un quotidiano nazionale, 12 agosto 2013)
ROMA - Un paziente ustionato, cinque intossicati, un reparto sotto sequestro. E’ il bilancio drammatico della notte di fuoco all’ospedale San Paolo di Civitavecchia, comune del litorale nord del Lazio. Troppi al momento i lati ancora da chiarire dell’incendio, che poteva avere conseguenze ben più tragiche. A scatenare il rogo è stato il folle gesto di un degente 57enne del luogo, sottoposto a Tso, il Trattamento Sanitario Obbligatorio, della durata di 48 ore, riservato a pazienti che rischiano di farsi del male o farlo ad altri. L’uomo, seppur in parte legato ad alcune cinghie, è riuscito a impossessarsi, per motivi ancora da appurare, di un accendino. Un’arma letale nelle sue mani.
ALLARME NON FUNZIONANTE - A notte fonda, intorno alle 2.30, l’uomo ha appiccato il fuoco alle cinghie che lo tenevano fermo, probabilmente con l’intento di liberarsi. Le fiamme però sono divampate sul materasso e hanno avvolto immediatamente il paziente, per poi propagarsi in breve agli arredi e al materiale altamente infiammabile che ricopriva le sale del reparto psichiatrico. L’allarme antincendio però non sembra essere scattato, secondo i primi rilievi. In soccorso dell’uomo sono intervenuti due medici, due infermieri e la guardia giurata del San Paolo, che non senza difficoltà, si sono fatti strada tra le fiamme e hanno portato in salvo il 57enne. [...]
Deteneva armi in casa
Arrestato e sottoposto a Tso
Subito dopo gli agenti della polizia, è arrivata anche la compagna dell'uomo, che ha raccontato di essersi dovuta allontanare da casa, spaventata dai comportamenti violenti, anche se non nei suoi confronti
(quotidiano online, 20 agosto 2010)
Milano - Gli avevano ritirato il porto d’armi, ma in casa sua sono state trovate una pistola con la matricola abrasa, una scacciacani e tre pugnali, e per questo è stato arrestato. L’uomo, un 39enne incensurato, al momento si trova in psichiatria al Niguarda, sottoposto a un Tso ma è piantonato dalla polizia. Dopo una telefonata al 113, gli agenti sono andati nell'appartamento dell'uomo, in via Orbetello, e l'hanno trovato in stato confusionale. Poco dopo è arrivata anche sua compagna e un neonato figlio di entrambi. La ragazza ha raccontato che l’uomo aveva avuto anche comportamenti violenti, non nei suoi confronti, ma che questo era bastato a spaventarla e a farla allontanare di casa con il bambino di appena quattro mesi. Ora lei e il piccolo sono stati affidati a una comunità. Ricoverato in psichiatria, l’uomo è risultato vittima di una sindrome maniacale da abuso di stupefacenti.
San Pietro, sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio l'uomo salito sul colonnato
Dopo essere stato arrestato, Iulian Jugarean, rumeno e con numerosi precedenti analoghi, è stato sottoposto al Tso. Per salire sul colonnato l'uomo ha usato i ponteggi allestiti per i restauri
(sito locale quotidiano, 25 ottobre 2011)
E' stato sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio l'uomo che domenica scorsa ha generato attimi di panico durante l'Angelus celebrato da Papa Benedetto XVI in Piazza San Pietro. Iulian Jugarean, rumeno e con numerosi precedenti analoghi, è salito sul colonnato di destra, scavalcando la balaustra e bruciando un libro sul cornicione: una Bibbia, secondo quanto hanno detto le fonti ufficiali vaticane, per lanciare il suo proclama anti-terrorismo. E' rimasto sul cornicione della Loggia delle Dame per più di mezz'ora, finché le autorità vaticane intervenute, in particolare il capo della Gendarmeria Domenico Giani e il segretario del Governatorato mons. Giuseppe Sciarra, insieme ad un funzionario dell'ambasciata di Romania, non l'hanno convinto a desistere. E' stato quindi tratto in arresto dalla Gendarmeria e poi passato in consegna alla Polizia italiana. In considerazione del suo stato mentale, definito dallo stesso portavoce vaticano padre Federico Lombardi "una persona squilibrata", l'uomo è stato successivamente sottoposto al Tso. [...]
Picchia una poliziotta,
denunciato e sottoposto a Tso
L’uomo protestava per ottenere un permesso di soggiorno: nella mattina aveva già colpito un agente, poi aveva cercato di farsi investire dalle auto
(quotidiano locale, edizione online, 18 ottobre 2012)
Denunciato per interruzione di pubblico servizio, resistenza, minacce e ingiurie contro pubblico ufficiale e lesioni verso un'altra poliziotta il giovane magrebino che martedì pomeriggio ha tentato il suicidio come gesto dimostrativo per avere il permesso di soggiorno. Il giovane, 35 anni, già la mattina aveva fatto confusione in pronto soccorso portando avanti la sua protesta. Solo che in quell'occasione si era scagliato contro il poliziotto del posto fisso dell'ospedale. Poi nel pomeriggio, dopo esser stato in direzione sanitaria in viale Alfieri, è scappato e ha tentato di farsi investire dalle auto di passaggio. Poi una volta portato in ospedale ha picchiato una poliziotta. Viste le due condizioni è stato sottoposto a Tso.
Guida in A12 contromano
per ottanta chilometri: sottoposto a Tso
Alla guida un domenicano di 27 anni con problemi psichici, ma con regolare patente di guida in tasca
(sito internet di un tg nazionale, 31 gennaio 2014)
Ha percorso più di ottanta chilometri contromano in autostrada seminando il panico questa notte sull'autostrada A12. Solo per un caso non ha provocato incidenti. Una pattuglia della polizia stradale è riuscita a intercettarlo e bloccarlo, a quanto pare coinvolgendo anche dei Tir. E' un dominicano di 27 anni con problemi psichici, ma con regolare patente di guida in tasca, il protagonista di questa vidcenda. L'episodio comincia intorno alle 3: è in quel momento che una pattuglia della polizia stradale in servizio sulla A7 Genova-Serravalle incrocia, tra Bolzaneto e Genova Ovest, un veicolo che procede in senso contrario. L'auto della polizia riesce a evitare lo scontro e dà l'allarme, segnalando l'Honda Civic rossa. A Genova est viene istituito un posto di blocco con due macchine di servizio in mezzo alle corsie, ma il domenica accelera davanti ai lampeggianti e continua la sua folle corsa contromano. [...]
Agli agenti dice che non si era accorto di essere contromano e dice che stava scappando da mamma e zia e voleva andare a Milano per prendere un aereo e tornare dal padre nel paese d'origine. Non è ubriaco, vengono fatti esami per vedere se ha assunto stupefacenti. È ricoverato all'ospedale della Spezia dopo un trattamento sanitario obbligatorio. I poliziotti scoprono che alcuni mesi fa l'uomo si è separato e non ha superato quello shock: è in cura in un centro di igiene mentale.
E’ importante a questo punto sottolineare il fatto che, quando una persona viene ricoverata contro la propria volontà, ciò deve avvenire al solo fine di sottoporla a dei trattamenti sanitari urgenti, e non per altri motivi come ad esempio ordine pubblico, controllo sociale o difesa di interessi di terzi. Negli articoli qui sopra vediamo invece che:
- sui media si parla di TSO solo in relazione a fatti di cronaca che coinvolgono comportamenti violenti o pericolosi
- che viene riproposto lo stereotipo del "matto da legare", cioè della persona con disturbi mentali che è 'pericolosa per sè e per gli altri' riproponendo la logica del manicomio.
- che questo pregiudizio viene rafforzato dall'uso di espressioni come il folle gesto
- che nei casi di cittadini stranieri viene ampiamente sottolineata la nazionalità con il rischio di stigma verso intere comunità (per questo rimandiamo alla sezione Immigrazione)