La parola si ritrova spesso nel contesto delle notizie sull’immigrazione, sui rom, sui senzatetto, come aggettivo o sostantivo collegato alla vendita ambulante (vedi anche la voce suk/casbah), all’alloggio (insediamento, campo, occupazione). Letteralmente vuol dire: “che è fatto e detto con abuso, contro le disposizioni legali”. Come sostantivo, indica “chi esercita un’attività, una professione senza la richiesta autorizzazione” [1] (non è un posteggiatore autorizzato, è un abusivo).
[1] Gabrielli A., Dizionario della lingua italiana, Carlo Signorelli, Milano 1993
In campo giornalistico, il termine ha avuto qualche volta un significato positivo, ma in altri contesti. Ad esempio, si è parlato di “cronista abusivo” in relazione alla figura di Giancarlo Siani, giornalista del Mattino ucciso nel 1985 dagli uomini della Camorra per le sue inchieste, elogiandone il coraggio, nonostante la precarietà della condizione lavorativa. Tanto che un libro che racconta la sua storia si intitola: L’abusivo (di Antonio Franchini). Ma quando si parla di stranieri, la parola ha quasi sempre una connotazione negativa e contribuisce a inserire l’immigrazione nell’ottica sociale di un ‘problema’ e a inquadrarla nella cornice tematica della ‘sicurezza’ (leggi). Marcello Maneri parla del ruolo dei media nel ‘razzismo consensuale’ e sostiene che “al di là delle notizie sui reati” è il frame dell’illegalità la lente attraverso cui si racconta l’immigrazione in Italia. Un’insistenza tematica che riconduce “a un nocciolo rigido di tratti negativi insiemi ampi e spesso molto diversificati di soggetti (il “vu cumprà”, il “lavavetri”, l’”extracomunitario”, il “clandestino”, il “fondamentalista islamico”, i “nomadi”, la “baby gang”)”[1]. La parola abusivo spesso rientra in questo arsenale di termini che gridano all’invasione (vedi) e raffigurano gli italiani come assediati da un esercito di stranieri che vivono nell’illegalità. Per questo, si dovrebbe fare attenzione a non enfatizzarla e a qualificare come ‘abusivi’ solo coloro che il giornalista è sicuro siano tali. Sarebbe anche opportuno, qualora si usi questo termine, dare voce agli ‘abusivi’, riportando negli articoli il loro punto di vista.
Negli anni si sono moltiplicate le ordinanze municipali contro l’abusivismo. Il giornalista Lorenzo Guadagnucci parla di “guerra ai poveri”[2].
[1] Maneri M., I media nel razzismo consensuale, Lunaria (a cura di), Rapporto sul razzismo in Italia, Manifestolibri, Roma 2009
[2] Guadagnucci L., Lavavetri, Terre di Mezzo, Milano 2009
Roma, braccialetti identificativi agli abusivi
I vigili di Roma hanno applicato braccialetti di carta agli ambulanti di piazza di Spagna: «È come al villaggio vacanze». Polemiche
(sito internet di un periodico, 25 maggio 2011)
Un braccialetto di carta fascia il polso degli immigrati abusivi di piazza di Spagna. Li hanno applicati gli agenti del gruppo I della polizia municipale di Roma. «I bracciali ci permettono di identificare questi venditori con la merce che abbiamo loro sequestrato, è un sistema di garanzia», ha commentato il comandante Stefano Napoli.
Ma quando le immagini hanno fatto il giro dei telegiornali le reazioni indignate non si sono fatte attendere. «Vorremmo proprio sapere a quale legislazione appartenga questa novità, che non ci risulta in nessuna normativa», ha commentato Daniela Pompei della comunità di Sant'Egidio.
«Ma non siete mai stati in un villaggio vacanze? Appena arrivati vi mettono un braccialetto», si è difeso ancora Napoli. «Ecco, abbiamo operato in garanzia come si fa anche in un ospedale, perché le madri non perdano i loro figli. Abbiamo usato un materiale leggerissimo, per essere sicuri di operare bene».
L’episodio dell’operazione antiabusivismo della municipale capitolina, riportato da tutte le principali testate, è citato anche nell’inventario dell’intolleranza da Cronache di ordinario razzismo 2011, a cura di Lunaria, Edizioni dell’asino.
Braccialetti identificativi per gli abusivi Polemiche per gli «immigrati marchiati»
Blitz in piazza di Spagna: decine di ambulanti fermati; imposta loro fascetta numerata. «Serve a identificarli»
Confcommercio plaude l'idea. Sant'Egidio preoccupata
(sito internet di un quotidiano nazionale, 25 maggio 2011)
I due esempi seguenti sono tratti dal rapporto "Parole che discriminano" dell'Osservatorio Antidiscriminazioni di Venezia e rappresentano una serie di generalizzazioni, supposizioni, insinuazioni, associazioni arbitrarie e infondate, che criminalizzazno il disagio sociale incasellandolo nell'ottica fuorviante della sicurezza. Vedi anche le parole vu cumprà ed extracomunitario.
Parcheggiatori abusivi alla Sme.
Cacciati dall’Ipercoop si sono spostati nel supermercato di fronte.
Il personale dell’Ipermercato, impiegato precisamente per allontanare gli extracomunitari che indicano i parcheggi ai clienti è entrato in funzione ormai da diverse settimane ed il bilancio è sicuramente positivo. Il problema però non è stato risolto, e infatti tutti gli extracomunitari che stazionavano nell’area carrelli dell’Ipercoop ora si è spostato alla dirimpettaia Sme dove i disagi continuano (...) i giovani e meno giovani extracomunitari. Ovviamente gli stessi extracomunitari si sono spostati laddove il controllo non avviene.
(quotidiano locale, 9 gennaio 2012)
“Servono regole per gli abusivi”
“Giusto, però prima deve dare delle regole e farsi rispettare, ai “vù cumprà” abusivi che si prendono anche beffa delle nostre forze dell’ordine minacciandole.”
(quotidiano locale, 14 ottobre 2011)