Storpio è un aggettivo sostantivato, indica la “persona con le membra rattrappite, deformate, e minorata negli arti, per malformazione congenita o acquisita in seguito a traumi” (Treccani). Deriva dal verbo storpiare, che ha etimologia incerta, ma sicuramente di accezione negativa. Secondo Treccani, forse viene dal latino stuprare «profanare, contaminare», da cui l’italiano stuprare; Storpiare significa “rendere storpio, causare una grave deformazione delle membra, e specialmente degli arti”, ma anche “realizzare male, in modo non corretto o inesatto; deformare: storpiare le parole, articolarle, pronunciarle male. Secondo il letterato Ludovico Antonio Muratori (1672-1750), la parola deriva dal latino turpis, che significa brutto, riferito non solo alla deformità corporea, ma anche, per esempio, a un’alterata pronuncia delle parole. Nel linguaggio corrente ha comunque svolto la funzione di indicare una tipologia di persone con una disabilità. Sinonimi sono sciancato (sciancare vuol dire menomare, mutilare, azzoppare), impedito, cionco, deforme, zoppo, azzoppato. Treccani sottolinea che "è considerata parola offensiva, al pari di deturpato, zoppo e simili".
Si tratta di un termine che nasce con connotazione negativa, la quale si accentua nell’uso che indica l’intera per
sona a partire da una sua specifica caratteristica. È sempre il trasformare la parte per il tutto (figura retorica della sineddoche) a essere fonte di discriminazione. Il sostantivo è stato poi usato anche in registri più elevati, rendendo implicito il significato negativo, per indicare la tipologia di persona. Nella disciplina dell’ortopedia, ancora ai primi del Novecento si scrivevano trattati su storpi, paralitici e mutilati. Un testo religioso di Michael Horatczuk pubblicato in Italia nel 1959 si intitolava Anche gli storpi vanno a Dio, proprio per indicare, usando quel termine, la dignità di queste persone. Negli ultimi decenni, il termine è parte di registri linguistici più bassi che esprimono, in antitesi rispetto ai dibattiti sulla disabilità e sulle terminologie, un vecchio modo di stigmatizzare le persone chiamandole attraverso una loro caratteristica. [1]
Lo stigma millenario che vede nella disabilità anche delle connotazioni morali o negative, risale a Omero. Storpio e deforme era il primo personaggio disabile della storia della letteratura occidentale, Tersite, che compare nel secondo libro dell’Iliade. Nella sua opera “Storia della disabilità”, Matteo Schianchi, saggista disabile, spiega che sono le sue caratteristiche fisiche a fare di Tersite un individuo negativo, “un essere ignobile a spregevole”. O pietistiche. A questo si rifà l’espressione novecentesca “poveri infelici”, un grande “luogo retorico” dell’attenzione collettiva verso queste persone, cui si riconosce l’abilità di ritornare alla dignità del genere umano andando oltre i limiti delle loro menomazioni. [2]
[1] Patete A., Le parole per dirlo, inchiesta in "SuperAbile Magazine", febbraio 2012
[2] Schianchi M., Storia della disabilità. Dal Castigo degli dei alla crisi del welfare, Carocci editore, Roma 2012
Decine di accattoni di nuovo nelle strade
In gran parte si tratta di professionisti che fanno parte di organizzazioni. Sono soprattutto in centro
(testata locale online, 13 maggio 2014)
Dieci accattoni e ambulanti abusivi controllati in una mattinata Dalle 9 alle 12 di domenica. Ci sono quelli che vendono fiori ai semafori, o articoli varii in centro storico. E poi ci sono loro, gli accattoni di professione. Ci sono quelli «strutturati», nel senso che sono sempre gli stessi che ruotano postazione da un punto all'altro della città, semaforo dopo semaforo. Vogliono far credere di essere storpi per impietosire e farci portare la mano al portafogli, ma poi se li segui, li vedi trotterellare verso la stazione a passo sicuro, neanche fossero stati a Lourdes. Il veronese che dà loro soldi, incrementa la riduzione in schiavitù di soggetti in particolare donne e disabili (veri) che mai denunciano i loro aguzzini perché dipendono nel mangiare e nell'assistenza. Ricorderete le persone senza gambe che venivano portate in via Mazzini qualche mese fa. Quelli «strutturati», è probabile che appartengano allo stesso gruppo provenente dalla Romania. Non sono accattoni «improvvisati», come quelli di colore che hanno iniziato a fare la loro comparsa anche in corso Porta Nuova. Questi ultimi ti seguono per qualche passo e poi chiedono soldi, ma sono poco convincenti. Come quelli, sempre di colore, che si aggirano nei pressi di via Stella. Si avvicinano sussurrando di avere fame. E sono tutti belli pasciuti. Tra corso porta Nuova e via Mazzini ci sono poi le donne più anziane, quelle sedute a terra che attraggono la tua attenzione con un : «Buon giorno bella signora, tanta buona fortuna a te», che poi tiri dritto e con la stessa cantilena senti altre parole in una lingua che non è la tua, ma facilmente intuibile è il significato di quel dire. L'ordinanza antiaccattoni e per il decoro urbano è ancora in vigore, ma soltanto la polizia locale controlla che sia attuata. Ed è ovvio che non ci può star dietro, nonostante l'impegno. Le persone vengono sanzionate e mandate via, ma per chi niente ha da perdere, ritornare poco dopo è un gioco da ragazzi. Secondo l'articolo 28/bis del regolamento di polizia urbana l'accattonaggio è perciò vietato in tutto il territorio comunale ed in particolare nell'intero territorio della prima circoscrizione, presso le intersezioni stradali, all'interno e in prossimità dei mercati rionali, nelle aree prospicienti le stazioni ferroviarie, gli ospedali, le case di cura, davanti e in prossimità di luoghi di culto e di cimiteri, davanti o in prossimità degli ingressi di esercizi commerciali, davanti o in prossimità di uffici pubblici e degli istituti bancari. La violazione dell'ordinanza comporta l'applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria da 25 euro a 500 (pagamento in misura ridotta: euro 50) e della sanzione accessoria della confisca amministrativa del denaro provento della violazione e di eventuali attrezzature impiegate nell'attività.
Treviso. Finti storpi chiedono l'elemosina alle nozze, ma c'è Gentilini e li smaschera
Fuori dalla chiesa due romeni simulavano la frattura di braccia e gambe per impietosire gli invitati. Lo "Sceriffo" chiama i vigili
(quotidiano locale, 3 giugno 2009)
Rom elemosinavano fingendosi storpi
Vivevano in una casa abbandonata: visitati a Baggiovara e denunciati
( edizione online di un quotidiano locale, 3 maggio 2007)
Rumeni che chiedono soldi per le strade del centro. Rom che si fingono storpi per commuovere i passanti. La polizia municipale ha dichiarato guerra aperta a chi chiede elemosine di professione. E lo ha fatto con una serie di controlli mirati.
ACCATTONI. Otto persone di nazionalità rumena dedite all'accattonaggio sono state fermate l'altro ieri e lunedì scorso dagli agenti della Polizia municipale, nel corso di servizi mirati a contrastare la presenza di persone che chiedono l'elemosina nella strade del centro. Le prime quattro persone sono state fermate lunedì in corso Duomo: tutti vivono nel campo nomadi di Bologna. Altri quattro accattoni sono stati individuati poco distante dalla stazione ferroviaria centrale. Erano appena scesi da un treno proveniente da Verona.
FINTI SCIANCATI. Le stampelle erano ben allineate al piano terra dell'ex casa colonica in cui, a rigor di logica, avrebbero dovuto alloggiare alcuni sciancati. Ma gli sciancati erano solo dei provetti attori tant'è che dormivano serenamente al primo e secondo piano dello stabile raggiungibili solo dopo aver salito due Rampe di scale molto ripide. Ieri mattina presto, poco dopo le sei, agenti del Posto Integrato di Polizia sono entrati in azione in una casa abbandonata dietro l'ospedale di Baggiovara. All'interno tredici rom di origine rumena tra cui tre donne e tre minorenni. A parte un quattordicenne tutti hanno numerosi precedenti per reati contro il patrimonio. Molti di queste persone sono solite chiedere l'elemosina agli incroci delle strade ostentando gravi deformazioni fisiche per commuovere gli automobilisti in transito. Ma evidentemente sono tutte persone sanissime tant'è che per salire le scale del loro improvvisato dormitorio non utilizzavano gli “strumenti di lavoro”. Sono stati tutti denunciati, su querela del proprietario della casa, per invasione di edificio privato. Non è la prima volta che la polizia municipale smaschera degli impostori che si travestono da persone invalide. Sempre un gruppo di nomadi era stato scoperto solo due anni fa, sempre con lo stesso trucco della stampella e del piede storpio. Una tecnica che pare essere ancora in voga per commuovere i passanti.
Dai casi presi a esempio, si può vedere come le parole 'storpio' e 'sciancato' vengano ancora usate, nonostante la forte valenza negativa. In questi esempi si parla di 'falsi storpi' che chiedono l'elemosina, senza curarsi dell'offesa che questi termini possono portare alle persone che hanno una disabilità motoria. Anzi, proprio per rafforzare il giudizio moralmente negativo sugli 'accattoni' si usano questo tipo di termini. Si tratta di articoli scorretti e discriminatori sotto molti profili. Apparentemente sembrano raccontare una realtà comune alle città grandi e piccole, ma in realtà per i termini che usano e il modo in cui sono scritti, sono infarciti di stereotipi e rilanciano il pregiudizio su intere comunità. Per completare l'analisi, vedi anche le parole: mendicante, Rom, nomadi e nazionalità.