In medicina si dice di un individuo che è risultato positivo a una sierodiagnosi, ed è quindi portatore del microrganismo patogeno in esame.
Oggi questo termine viene nel linguaggio comune erroneamente riferito esclusivamente al virus dell’Hiv, ma si può essere sieropositivi alle epatiti e a molti altri patogeni.
Spesso le persone con Hiv vengono definite “i sieropositivi”, con un effetto, alla lunga, di stigmatizzazione; il termine sieropositivo/a nel corso del tempo è andato assumendo una connotazione negativa, pertanto talvolta viene usato come insulto. Definendole “i sieropositivi” si riducono le persone alla loro patologia, contribuendo così a creare e amplificare lo stigma nei loro confronti. Per evitare questo in sede internazionale, anche grazie alle pressioni della comunità e delle Ong di lotta all’Aids, si usa la sigla Plhiv o Plwhiv – People Living with Hiv, persone che vivono con l’Hiv.
L’ultimo censimento dell’Istituto Superiore di Sanità[1] indica che nel 2013 sono state segnalate 3.608 nuove diagnosi di persone positive all'Hiv, pari a un’incidenza di 6 nuovi casi di Hiv positività ogni 100.000 residenti. Valori simili di incidenza (5-10 nuovi casi per 100.000) sono stati riportati in Spagna, Francia, Paesi Bassi, Grecia e Regno Unito. L’incidenza delle nuove diagnosi di Hiv non mostra particolari variazioni rispetto ai tre anni precedenti. Nel 2013 le regioni con l’incidenza più alta sono state il Lazio, la Lombardia e il Piemonte. Le persone che hanno scoperto di essere Hiv positive nel 2013 sono maschi nel 72,2 per cento dei casi con un'età media di 39 anni, che scende a 36 anni per le femmine. L’incidenza più alta è stata osservata tra le persone di 25-29 anni (15,6 nuovi casi ogni 100.000 residenti). Nel 2013, la maggioranza delle nuove diagnosi di Hiv è attribuibile a rapporti sessuali non protetti, che costituiscono l’83,9 per cento di tutte le segnalazioni: le nuove diagnosi sono hanno riguardato persone eterosessuali nel 44,5 per cento dei casi e uomini che fanno sesso con uomini (Male Sex with Male - Msm) nel 39,4 per cento dei casi.
[1] Aggiornamento delle nuove diagnosi da Hiv e dei nuovi casi di Aids in Italia al 31 dicembre 2013 ” redatto dal Centro Operativo Aids dell’Istituto Superiore di Sanità’Istituto Superiore di Sanità (Iss). Scaricabile dal link: http://www.iss.it/binary/ccoa/cont/Dicembre_2014_rev.pdf
Invece del termine "sieropositivo/a", che riduce la persona alla sua malattia, è più corretto usare espressioni che ricordano che sono uomini e donne ad avere il virus: persona che vive con l’Hiv, persona Hiv positiva, persona con Hiv.
Aids, in Italia record di sieropositivi
Giornata mondiale contro l'Hiv. Con circa 140mila sieropositivi e oltre mille decessi l'anno, al nostro Paese il primato negativo in Europa occidentale. Gli obiettivi Onu del "90%" su diagnosi e terapie. Nel 2013 stanzianti più di 19 miliardi di dollari
Quotidiano nazionale, edizione online, 30 novembre 2014
Se l’amico è un asino la vita è più leggera, una settimana in sella per scoprire la lentezza
[…] La vicinanza con gli asini, spiegano gli esperti, ha effetti benefici: l’onoterapia infatti si sta diffondendo anche nei centri di riabilitazione italiani, ed è destinata a chi soffre di disturbi della personalità, cardiopatici e ipertesi, persone con handicap motori, bambini e anziani, malati psichiatrici e tossicodipendenti, detenuti, sieropositivi, audiolesi, non vedenti, persone con problemi di ansia, stress, solitudine.
Quotidiano locale, edizione online, 29 novembre 2010
Nel primo articolo, l’utilizzo del termine “sieropositivo” nel titolo, ha come effetto quello di mettere in evidenza la patologia prima della persona, perdendo di vista quest'ultima. Nelle prime righe, inoltre, si associa la parola "sieropositivi" a "decessi" creando un effetto allarmistico ingiustificato, in considerazione delle prospettive di vita per chi ha l'Hiv oggi rese possibili dai progressi della scienza.
Nel secondo articolo, nell’ultima riga, la parola “sieropositivi” viene messa in relazione con altri termini che indicano persone con disagi di vari tipi, fisici e psicologici. Non viene spiegato perché le persone con Hiv, più di qualunque altra persona, traggano beneficio dalla pratica descritta. Ancora una volta si mette in evidenza il disagio, perdendo di vista la persona.