Minori stranieri
Per minore straniero non accompagnato si intende il/la minorenne con cittadinanza non italiana e non comunitaria che non ha presentato domanda di asilo e si trova sul territorio dello Stato privo dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili.
È possibile che un minore sia straniero solo perché figlio di immigrati ma nato in Italia o arrivato fin da piccolo e quindi privo della cittadinanza italiana secondo le norme vigenti. Non si possono chiamare immigrati i figli nati in Italia da genitori stranieri. Si può usare la locuzione ‘figli diimmigrati’. Vedi anche le voci: nuovi italiani e cittadinanza
Il diritto allo studio dei minori stranieri è regolato dal Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione (d. legisl. 286/98). Ai minori stranieri presenti sul territorio si applicano tutte le disposizioni vigenti in materia di diritto all’istruzione, di accesso ai servizi educativi, di partecipazione alla vita della comunità scolastica e sono soggetti all’obbligo scolastico. L’effettività del diritto allo studio è garantita dallo Stato, dalle Regioni e dagli enti locali anche mediante l’attivazione di appositi corsi e iniziative per l’apprendimento della lingua italiana. Questo per quanto riguarda quei minori che arrivano in Italia in età scolare senza conoscere l’italiano. Invece dei minori stranieri nati in Italia abbiamo parlato ampiamente alle voci nuovi italiani e cittadinanza, alle quali rimandiamo.
Ci occupiamo qui dei “minori stranieri non accompagnati”, che possono essere chiamati anche minori soli. Sono questi minori che anche se entrati irregolarmente in Italia, sono titolari di tutti i diritti sanciti dalla Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 1989 e ratificata in Italia e resa esecutiva con legge n. 176/91. La Convenzione stabilisce che in tutte le decisioni riguardanti i minori deve prevalere il superiore interesse del minore, e che i principi da essa sanciti devono essere applicati a tutti i minori senza discriminazioni.
Oltre al principio del “superiore interesse del minore” e di “ non discriminazione”, la convenzione riconosce un’ampia serie di diritti, tra cui il diritto alla protezione, alla salute, all’istruzione, alla tutela allo sfruttamento, alla partecipazione ecc…
La legislazione italiana è stata criticata su più fronti per quanto riguarda questi aspetti, ad esempio dalla sociologa Maria Immacolata Macioti. “Non è la migliore”, ha detto, “i minori non accompagnati vengono mandati via al compimento del diciottesimo anno di età, con uno spreco di energie per accoglierli e per loro che sono cresciuti nel nostro paese.”[1]
Questi minori vivono ai margini, in una zona di assenza di diritti e invisibilità e sono facili preda delle organizzazioni criminali e dello sfruttamento. Negli anni è stata stigmatizzata più la loro condizione di ingresso irregolare nel territorio dello Stato che la condizione di minori senza diritti e senza effettive possibilità di inclusione sociale. La visibilità per loro arriva solo quando diventano autori di reati. Eppure si tratta di molti minori a rischio devianza o lavoro nero, per non parlare dello sfruttamento sessuale.
“C’è un diffuso velo di opacità intorno a questi minori che la legge non definisce “in stato di abbandono”, ma soltanto “non accompagnati”: una definizione che mette emotivamente tra parentesi tutta una serie di urgenti protezioni, gli aspetti di cura, le attenzioni, la presa in carico, gli affetti che si leggono come sensibilmente mancanti in uno “stato di abbandono” (fosse anche derivato da una fuga del minore). La definizione di minore non accompagnato sembra far emotivamente scomparire tutto ciò, ponendo l’accento su un unico bisogno: quello di un semplice, seppur autorevole, accompagnatore. Le condizioni di vita di questi minori non sembrano scandalizzare, suscitano persino poca pietà, piuttosto provocano senso di insicurezza o di pericolo per chi gli sta casualmente vicino. Più che l’assenza di diritti riconosciuti, appare così in risalto la potenziale pericolosità”. [2]
La legislazione italiana per i minori non accompagnati fa riferimento in parte a quella sui minori, in parte a quella sull’immigrazione (Testo Unico, legge Bossi-Fini). Nel 2000 ha iniziato a operare il Comitato minori stranieri non accompagnati. Prima, si usavano altri termini per definire questa categoria di minori in stato di abbandono, come: minori soli, adolescenti non affidati. Il primo fenomeno di massa dell’arrivo di questi adolescenti si è avuto nel 1991 con il fenomeno migratorio albanese. Dal 2000 al 2011 si stima che in Italia vi siano state circa 50 mila segnalazioni.[3]
Ma le statistiche sono parziali perché si riferiscono ai soli minori stranieri rintracciati nel territorio nazionale e che sono titolari di un permesso di soggiorno “per minore età”. Sui cosiddetti “minori in transito”, come gli afghani che arrivano attraverso reti di connazionali e non entrano in contatto con le autorità mancano stime affidabili.
I pubblici ufficiali, gli incaricati di pubblico servizio e gli enti, in particolare che svolgono attività sanitaria o di assistenza, che vengano a conoscenza della presenza di un minore straniero non accompagnato devono segnalarlo al Comitato per i minori stranieri.
La segnalazione deve contenere tutte le informazioni disponibili, tra cui: le generalità, la nazionalità, le condizioni fisiche, i mezzi di sostentamento e il luogo di provvisoria dimora del minore, le misure adottate, informazioni circa i familiari del minore, le condizioni di vita, gli studi, e le attività di formazione svolte in Italia. In base alla legge 184/83, art. 9 e al regolamento di attuazione del T.U. 286/98, art. 28, inoltre, se il minore è in stato di abbandono o accolto per un periodo superiore a 6 mesi da persona diversa dal parente entro il quarto grado, deve essere segnalato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni. Non è chiaro, infine, se i minori stranieri non accompagnati debbano sempre essere segnalati anche al Giudice Tutelare[4].
Esiste anche la possibilità che questi minori, se non riconosciuti come tali, finiscano nei centri di detenzione amministrativa al pari dei migranti irregolari. Luoghi “palesemente inadeguati a tutelare la dignità e i diritti fondamentali dei migranti trattenuti” secondo la commissione Diritti Umani del Senato.
Infatti, i minori solo una volta accertata la loro minore età vengono rilasciati e inviati in Comunità di accoglienza specifiche, ma comunque hanno vissuto la dura esperienza dei Cie anche per mei. E Possono rischiare di essere espulsi per l'errato riconoscimento dell'età o trattenuti fino a 18 mesi.
Durante la crisi migratoria a Lampedusa nel 2011, sono state aperte dal governo italiano e dislocate in varie regioni le Strutture di accoglienza temporanea (Sat) per trasferirvi i minori stranieri non accompagnati giunti sull’isola. Secondo un rapporto realizzato dall’Ong Save the Children su questa politica dell’ accoglienza temporanea, il maggior numero di minori è stato trasferito nelle Sat dopo avere trascorso a Lampedusa tra i 10 e i 20 giorni. Molto elevato è anche il numero di quanti sono rimasti a Lampedusa per più tempo: 234 tra i 20 e i 30 giorni, 212 tra i 30 e i 40 giorni e 143 tra i 40 e i 50 giorni. 42 minori hanno atteso più di 50 giorni il trasferimento da Lampedusa. Invitiamo a confrontare l’articolo sulla “prigione dei bambini” nella sezione ‘casi giornalistici’. Sull’isola di frontiera, i minori sono rimasti a lungo in uno stato di detenzione, in violazione di tutte le leggi internazionali. Nel monitoraggio sulle Sat condotto da Save the Children sono stati riscontrati alcuni gravi abusi, come il rischio di sfruttamento lavorativo dei ragazzi. “Si rileva con preoccupazione che l’ente gestore di una Sat della Sicilia fornisce ai minori opportunità di lavoro occasionale e “informale” presso agricoltori locali- si legge nel dossier - I ragazzi hanno riferito agli operatori di Save the children di essere contattati dai datori di lavoro locali direttamente nella Sat, di svolgere giornate lavorative di circa 8 ore e di percepire circa 25 euro al giorno”[5].
Nella parte conclusiva del rapporto, Save the Children sottolinea come in Italia “l’utilizzo dell’istituto dell’affidamento familiare e il coinvolgimento sia del Tribunale dei minori che, spesso, dei servizi sociali del territorio nel percorso di protezione dei minori migranti sono pressoché nulli. Si tratta invece della soluzione che viene indicata a livello normativo come opzione preferibile per un inserimento stabile”.
[1] Convegno sull’ Immigrazione a Palazzo San Macuto il 29 aprile 2009
[2] Citazione tratta dal blog “http://minoristranierinonaccompagnati.blogspot.it/ ricco di informazioni sul tema, curato da Leonardo Cavaliere, che in questo caso cita a sua volta anche il libro: A quattordici smetto di Livia Pomodoro, Melampo editore, Milano, ed. 2006.
[3]www.minoristranierinonaccompagnati.blogspot.it
[5] Save the Children Onlus, L’accoglienza temporanea dei minori stranieri non accompagnati arrivati via mare a Lampedusa nel contesto dell’emergenza umanitaria Nord Africa ottobre 2011, pag.13
Secondo la stima del Dossier Caritas/Migrantes 2012, la presenza dei minori stranieri in Italia dal 2000 al 2011, ha conosciuto un incremento del 332% raggiungendo circa il milione di presenze (993.238). Il 20,4% dei minori stranieri presenti nell’archivio del Ministero dell’Interno è dato dalla fascia 0-14 anni (oltre 755 mila individui), mentre gli adolescenti (15-17) sono pari a 117 mila unità (3,2% sul totale dei permessi di soggiorno). Tali dati non consentono uno sguardo completo, poiché dichiarano un numero inferiore, escludendo le cifre dei minori con cittadinanza di un paese dell’Unione europea e quelle di coloro che sono già diventati italiani. Nell’anno scolastico 2011/2012 sono 755.939 gli alunni di cittadinanza straniera (l’8,4% del totale degli iscritti) di questi 334.284 sono alunni stranieri di seconda generazione (i nati in Italia).
Le seconde generazioni. Nel 2011 sono nati quasi 80 mila bambini da genitori stranieri residenti nel nostro paese, esattamente 79.587 (erano 78.082 nel 2010), il 142,4% in più rispetto ai 33 mila del 2002. L’incremento si è mantenuto nel decennio sempre elevato, evidenziando un trend crescente e raggiungendo un massimo relativo nel 2008 (+13,2%). Le donne immigrate hanno in media 2,07 figli contro l’1,33 delle italiane, i nati da donne straniere sono stati il 18% delle nascite complessive nell’anno 2011, nella maggioranza dei casi si tratta di un evento all’interno di coppie formate solo da cittadini stranieri (78%). I minori stranieri di seconda generazione corrispondono al 65,5% del totale dei minori stranieri presenti in Italia (oltre 650 mila presenze).
I minori stranieri non accompagnati
Secondo i dati del ministero dell’Interno riportati dal Dossier Caritas/Migrantes (2012), nel 2011 sono arrivati via mare in Italia 62.692 migranti di cui 4.209 (pari a circa il 7%) minori non accompagnati (msna). Questa definizione indica il minore di età, privo di cittadinanza italiana o di altri stati dell’Unione europea che, non avendo presentato domanda di asilo, si trova nel nostro paese senza assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili. Per la maggior parte sono minori tunisini (1.067), egiziani (560) e afgani (544), ragazzi che hanno fatto ingresso in Italia principalmente da Lampedusa (2.599), sulle coste della Sicilia (446), della Puglia (754) e della Calabria (307). Il loro paese di origine non sempre è lo stesso da cui partono prima di arrivare in Italia. Da gennaio a giugno 2012 è diminuito il numero di migranti arrivati via mare (4.454) ma è quasi raddoppiata l’incidenza del numero di minori non accompagnati sul totale degli arrivi (621, pari al 14% circa).
I minori stranieri non accompagnati segnalati al 30 settembre 2012 dal Comitato minori stranieri (Cms) - che registra la presenza in Italia di minori provenienti da paesi extra-europei, arrivati o rintracciati sul territorio nazionale da soli e che non abbiano presentato domanda di protezione internazionale - sono 7.370, di cui 5.613 presenti e 1.757 irreperibili (il 23,8% del totale). Tra gli irreperibili 182 sono minori tra i 7 e i 14 anni.
dall’Albania, il 7,9% dalla Tunisia, il 5,9% dal Marocco. Sono prevalentemente maschi (94%) di età compresa tra i 16 (26,3%) e i 17 anni (53,7%), ma vi sono anche quindicenni (10%), mentre il 9% dei minori soli ha tra i 7 e i 14 anni. La maggior parte è collocata in strutture di accoglienza. Per quanto riguarda la protezione internazionale, nel 2010 sono stati 253 i minori soli accolti dal Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar).
Al 30 novembre 2013 sul territorio italiano sono stati registrati 8.655 minori stranieri non accompagnati, di cui 6.537 presenti e 2.118 irreperibili (il 24,4% del totale). A febbraio del 2013, secondo il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali erano 7.750 i minori non accompagnati, ma di 1.465 di questi si erano perse le tracce. (il 20%).
Minori presi in carico dai comuni
Secondo l’indagine nazionale relativa agli anni 2009-2010 promossa dall’Ufficio immigrazione dell’Anci-Cittalia (IV Rapporto "Minori stranieri non accompagnati in Italia") nel 2010 sono stati 4.588 i minori contattati e presi in carico dai comuni italiani (5.897 nel 2009 e 7.870 nel 2006 ). Il 91% dei minori accolti è maschio (89,7% nel 2008), il 55% ha 17 anni mentre nel 2008 erano il 51,9%. Provengono soprattutto da Afghanistan (16,8%), Bangladesh (11%), Albania (10%), Egitto (8,7%), Marocco (8,7%) e Kosovo (5,9%).
La maggior parte dei minori (il 63%) si concentra nei centri superiori a 100 mila abitanti, laddove i comuni tra i 60 e 100 mila abitanti accolgono il 10,8% dei minori, quelli medi (15-60 mila ) il 13,6% e quelli medio piccoli (5-15 mila) ne accolgono il 10,4%. Le realtà territoriali che segnalano nel 2010 il più alto numero di minori presi in carico sono i comuni di Roma (ove si concentra il 92% del fenomeno a livello regionale), Fiumicino e del litorale sud del Lazio (19,4%); tutti i capoluoghi collocati lungo la via Emilia (Forlì-Cesena, Bologna, Modena, Reggio Emilia, Parma e Piacenza) e i comuni della costa adriatica da Rimini a Ferrara e alcune aree montane tra Parma, Reggio Emilia e Modena in Emilia-Romagna (17%). In Lombardia (9,8%) le realtà comunali che hanno preso in carico minori sono diffuse in tutta la regione, sia lungo l’asse orizzontale (Milano-Brescia) che in quello verticale (dal Po ai comuni alpini), mentre in Puglia (9%) la dislocazione dei comuni ruota attorno ai capoluoghi di provincia. In queste regioni nel 2010 si concentra più della metà dei minori (quasi il 56%).
Affidi in crescita. Tra i minori accolti in prima accoglienza, quelli affidati a parenti, connazionali, stranieri non connazionali o a italiani, nel 2010 sono stati 290, poco meno del 9%. Si è passati dal 6% del 2004 al 7% del 2006. La maggior parte è affidata a parenti (56%), ma negli anni aumenta anche il numero di quelli affidati a stranieri non connazionali (29,7%) e a connazionali (11,6%). In affido familiare il 15,5% dei minori in seconda accoglienza, contro il 6,6% del 2008. Di questi, il 31% affidato a italiani.
Minori fuggiti dalla prima accoglienza. Dei 3.352 minori accolti in prima accoglienza il 31,3% si è reso irreperibile. Si è passati dal 62,3% del 2006 al 46,5% del 2007; nel 2008 fuggiti 4 minori su 10. Oltre il 59% dei minori accolto sono stati assistiti dai comuni per più di un mese.
Qui di seguito due ottimi esempi su questo tema, il primo articolo è italiano, il secondo è britannico. Oltre a usare entrambi dei termini sempre appropriati e un tono adeguato alla realtà ma non scandalistico per un tema estremamente sensibile, li scegliamo perché raccontano bene due aspetti del fenomeno. Il primo parla della detenzione dei minori nei centri di cosiddetta ‘assistenza’ per migranti irregolari. Il secondo denuncia la condizione di invisibilità e marginalità che vivono questi minori in una grande città come Londra.
Lampedusa, la prigione dei bambini
(settimanale nazionale, 09 settembre 2011)
Hanno pochi anni, a volte perfino pochi mesi. Sono venuti dall'Africa sui barconi. Adesso sono rinchiusi a centinaia nel centro di detenzione dell'isola. Dove restano per settimane tra malattie, incidenti e un caldo infernale. L'inviato de.......... è riuscito a entrare in questo carcere di cui nessuno vuole parlare […]Una notte ordinaria nel centro di detenzione per immigrati e rifugiati. Omar, Hamza e Maha sono piccoli carcerati. Da settimane non possono uscire dal recinto di filo spinato e lamiere arroventati dal sole. Sono sbarcati alle quattro e un quarto del mattino, sabato 6 agosto. A quell'ora Omar è apparso sul molo con i due fratellini. Lui era stretto nelle braccia del papà, scappato con la moglie dalla guerra. I genitori, emigrati dal Sudan in Libia anni fa per lavoro, li hanno protetti dagli spari, dalle bombe. E dalla fatica della traversata. E' sopravvissuto sano e forte, Omar. Uscirà invece di qui, quando uscirà, con una brutta ustione alla coscia destra. Una notte uno dei dipendenti assunti per l'emergenza, che la retorica si ostina a chiamare volontari, l'ha messo sotto l'acqua bollente. Voleva lavarlo. Si è sbagliato. Cose che succedono nella prigione dei bambini. Tutto è precario. Tutto è pericoloso. E' per questo che i bambini non andrebbero mai rinchiusi in un posto così. C'è anche la piccola Chideria. Nata in Libia il 6 maggio 2011, è l'unica sopravvissuta tra i bimbi del suo barcone approdato il 4 agosto. I piccoli compagni di viaggio sono morti uno dopo l'altro. […]A fine agosto sono 225 i bambini e gli adolescenti rinchiusi da settimane nelle due strutture di detenzione di Lampedusa: 111 nel "Centro di primo soccorso e accoglienza" di Contrada Imbriacola, 114 nella base in disuso dell'Aeronautica militare. A poche decine di metri dai radar di scoperta aerea e di difesa antimissile. E dai campi elettromagnetici. La maggior parte ha più di 13 anni ed è partita senza genitori. Omar, Hamza e Maha sono i più piccoli. Il racconto su Lampedusa deve cominciare da loro […] Venerdì 26 agosto. Il centro di detenzione per i teenager sembra un avamposto nel deserto. Dieci chilometri di salita dal paese. Fino alla base in disuso. Il sole a picco. Quattro alberi a fare ombra. Un doppio recinto di rete e filo spinato. Poco oltre, l'isola finisce con i radar e uno strapiombo di cento metri. Qui sono tutti neri africani. Per la loro età non possono essere rimpatriati. Aspettano il trasferimento. Si sono costruiti la dama. Un quadrato di legno. Tappi rosa e tappi azzurri dell'acqua come pedine. Giorni sempre uguali. Tra i materassi non c'è spazio per camminare. Qualcuno dorme all'aperto. Ragazzi e ragazze vivono insieme. Nascono amori. Nessuno però distribuisce condom. Da qui è passato Said, 14 anni, nato in Camerun, cresciuto in Libia, orfano di padre, figlio unico. Non sa dove sia sua mamma. Lui è stato catturato e costretto a imbarcarsi.[…]
Children ’with no state’ in UK
(BBC Online, 4 novembre 2012)
Inside Out London has uncovered stories of children who according to official records do not exist - some forced into sex work to eat.Further research by the BBC suggests it is a UK-wide problem.Charities warn of stateless children in Birmingham, Leeds, Coventry, Nottingham, Newcastle, Liverpool, Oxford and Cardiff."The problems caused by statelessness are by no means limited to London," Chris Nash, of charity Asylum Aid, said.Though, he acknowledges it is in the capital that the problem is most acute.Many of London’s stateless youths came to the UK legally, but were never officially registered.They cannot access education or apply for social housing.And according to two respected youth charities contacted by the BBC, there are "hundreds" of them in the city.Both Coram Children’s Legal Centre and Peckham Project Safe ’n’ Sound are calling for increased awareness of the problem. Safe ’n’ Sound’s Jennifer Blake said: "To date, we’ve been approached by over 600 young people. It is a big issue." Health deteriorating Ms Blake attempts to try to get the children off the streets and into safe shelter as quickly as possible. […] Some stateless children are as young as 14. With no support, shelter or care, they are increasingly turning to crime to survive.[…]Some girls are being reduced to sexual exploitation.One 17-year-old, who was smuggled out of Libya in 2009, also has no country to call home. Worried about the military violence in the country, her mother paid a friend to look after her in the UK. But within months she was abandoned by her guardian.She told the BBC: "I just ended up living on the streets. "Sometimes I feel like killing myself. "I have to do things that make me sick and ashamed just for a few pounds, sometimes even pennies - just so I can eat or get somewhere to sleep for one night."According to the Oxford University Centre on Migration Policy and Society, London and Birmingham are the major hotspots for statelessness. The organisation spoke to 53 "irregular migrant" children and parents in the two cities, from countries including Afghanistan, Brazil, China, Jamaica, Nigeria, Iran, Iraq and the Kurdish region of Turkey. The researchers estimate there are 120,000 children living in the UK without legal immigration status, mostly in London.[…]