Deforme è in origine un aggettivo dal latino deformis, derivato di forma «aspetto, bellezza», col prefisso de-. Vuol dire "che è, o appare lontano dalla forma naturale, e quindi brutto, spiacevole a vedersi; si dice specialmente di chi ha il corpo, o parte di esso, affetto da alterazioni fisiche, contraffatto, sproporzionato. In senso figurato, vizioso, corrotto, aberrante. Che è lontano dalla forma naturale, e quindi spiacevole a vedersi”. I sinonimi sono: abnorme, informe, malfatto, malformato, mostruoso, orribile, ripugnante, storpio, brutto.
Mostro è un sostantivo che deriva dal latino monstrum «prodigio, portento», dal tema di monere «avvisare, ammonire». “Essere che si presenta con caratteristiche estranee al consueto ordine naturale e come tale induce stupore e paura”. I mostri sono largamente presenti nelle mitologie antiche, e nelle tradizioni religiose e popolari. Sempre secondo Treccani: "in biologia, termine, ora caduto in disuso, per indicare un individuo animale o vegetale che presenta anomalie o malformazioni di tale intensità da renderlo fortemente diverso dai soggetti normali e, talora, soprattutto nelle specie animali, non vitale". Ma ancora più rilevante è l'uso figurato della parola: "Con riferimento alle qualità morali, persona malvagia e crudele, che gode nel fare del male agli altri;persona brutta e deforme, il cui aspetto incute un senso di orrore e repulsione: è un nanerottolo, un vero mostro".
Nano è aggettivo e sostantivo dal latino nanus. Si dice "di individuo (o specie) animale o vegetale che ha statura fortemente ridotta rispetto a quella media della specie (o del genere), sia come condizione casuale e anormale (nanismo), sia come condizione normalizzata per selezione naturale o artificiale della specie e della razza": ad esempio pianta nana. Come sostantivo, similmente, indica un "individuo di ridotta statura corporea, la cui altezza, a pari condizione di gruppo etnico ed età, risulta di gran lunga inferiore alla norma: un nano e una nana; i nani del circo equestre; anche come figura della mitologia popolare: Biancaneve e i sette Nani.
In senso figurato, persona di scarse qualità, notevolmente inferiori a quelle della media o di altri con cui si confronta".[1]
[1] Tutte le definizioni sono tratte dal Vocabolario Treccani online
Queste parole possono essere associate per via dell’immaginario collettivo che si trascinano dietro, con millenni di storia di stigma nei confronti delle persone con disabilità. Tanto che il concetto antico di “deformità ributtante”, dall’epoca greco-romana arriva fino ai giorni nostri, come si può vedere dal primo esempio giornalistico che riportiamo. “Così osceno e offensivo per ogni disabile, è rimasto appeso come un refuso in decine e decine di regolamenti comunali italiani dove ogni impiegato, per fare prima, ha copiato il regolamento di altri. Che poi ogni sindaco ha firmato senza dare peso alla carica insultante di certe parole”, scrive Gian Antonio Stella in un suo libro. [1] Stella cita, fra gli altri, il caso del comune piemontese di Galliate e quello di Narni in Umbria che vietano di lasciar circolare liberamente i “deficienti”. “E’ antichissima, questa idea dell’anima brutta dentro il corpo brutto – continua il giornalista del Corriere della Sera – Deforme nel corpo deforme nell’anima. L’idea dell’handicap come scherzo mostruoso della natura, frutto d’una punizione di peccatori…Come poteva un’anima buona stare dentro un corpo cattivo?”. E per quanto riguarda la Chiesa, “in genere la deformità fu per secoli associata al male, al peccato, all’offesa a Dio”. [2] Fino ad arrivare alla circolare fascista del 17 luglio 1929 del ministero dell’Interno che si preoccupava della “menomazione del decoro nazionale”.[3] E alla sterilizzazione forzata ed eutanasia praticata dai nazisti, con centinaia di migliaia di vittime. (vedi anche il capitolo Salute Mentale).
Per capire, se ce ne fosse bisogno, che storia atroce si cela dietro il termine “deformità” applicato agli esseri umani, bisogna ricordare che dalle civiltà antiche, fino a epoche più recenti, la nascita di un bambino disabile costituiva un’ignominia e il “nato deforme” veniva ucciso.
Nelle società greca e romana, “i singoli casi di disabilità non rappresentavano una questione privata gestita unicamente dai genitori, ma un affare pubblico affrontato da istanze collettive: un collegio di saggi nell’antica Sparta, con l’intervento di aruspici a Roma – scrive lo studioso Matteo Schianchi -Anche Cicerone nel De legibus ricorda che, come impongono le leggi delle Dodici tavole, un bambino orribilmente deforme deve essere ucciso immediatamente. Seneca scriveva nel De ira: soffochiamo i feti mostruosi, ed anche i nostri figli, se sono venuti alla luce minorati e anormali, li anneghiamo, ma non è ira, è ragionevolezza separare gli esseri inutili dai sani. Seneca parla di soffocare poiché, come scrive Arnobio, la morte di molti nati deformi era provocata in questo modo o per strangolamento. Svetonio, Tacito e Tertulliano scrivono inoltre che era pratica diffusa annegarli nel Tevere, oppure (Tertulliano in particolare) farli morire di freddo o di fame, o darli in pasto ai cani"[4]. L’idea della Rupe Tarpea come luogo da cui venivano gettati questi bambini dal lato sud del Campidoglio sembra essere invece una falsa credenza.
Se riuscivano a salvarsi dalla morte, i ‘nati deformi’ venivano abbandonati, come testimonia il mito greco di Efesto, che rappresenta l’esistenza della disabilità anche sull’Olimpo. Efesto, dio del fuoco, figlio di Zeus e di Era, nasce zoppo e deforme, e la madre, non appena lo vede, lo scaglia giù dall’Olimpo. “L’abbandono di Efesto da parte della madre e il suo ritrovamento da parte di Eurinome e Teti ci illumina in modo emblematico sul fenomeno dell’esposizione nel mondo greco-romano di bambini che nascevano con deformità fisiche – spiega Schianchi - Esporre significa portare i bambini al di fuori dei villaggi e delle della città per nasconderli come si conviene in luogo segreto ed occulto, scrive Platone nel libro v della Repubblica, e abbandonarli al loro destino. L’esposizione di bambini con forme di disabilità si giustificava con il fatto che questi esseri risultassero inutili alla collettività”.[5]
La storia dell’esposizione di individui con alcune deformità continua nel suo significato simbolico, culturale e sociale con i “mostri” per tutti i secoli a venire, fino a oggi con l’idea di “mostrare i diversi”, che ad esempio ritroviamo nel titolo sulla “coppia di nani” che viene esibita in tv insieme ad altre "stranezze" per attrarre il pubblico.
Nell’interpretazione data per secoli dalla Chiesa cattolica la disabilità simboleggia non solo l’umana debolezza, ma il male. Il mostro è il deforme, l’anomalo, ciò che produce paura e angoscia. Si cristallizzano alcune credenze popolari, secondo cui all’origine dei parti mostruosi ci sono: ripetute gravidanze, parti di figli illegittimi, matrimoni fra consanguinei, la colpa di aver peccato in vario modo, di aver commesso atti sessuali illeciti o impuri, con terribili conseguenze sulla vita delle donne e dei loro figli.
Tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, con l’evoluzione della medicina, il concetto di mostro scompare dall’ambito scientifico, ma resta nell’immaginario collettivo, ad esempio con l’accezione di mostro attribuita ai fenomeni da baraccone. Schianchi individua un segno di rottura nella percezione sociale della disabilità in relazione a tre elementi: l’avvento della disabilità di massa (con gli infortuni sul lavoro e le due guerre mondiali), lo sviluppo del Welfare State, la definizione socio-medica di handicap.
A questo punto, dice lo studioso di Storia della disabilità, il “mostro” passa da ‘esterno’ a ‘interno’ alla società e “attorno ad esso si costruiscono e si formulano nuove tipologie di paure e di stigmatizzazioni”. Si creano nuove relazioni sociali, in cui i "normali" continuano a manifestare superiorità sugli “anormali” ai quali viene assegnata una sorta di gabbia sociale.
L'utilizzo di termini che si riferiscono alla disabilità per insultare il proprio interlocutore è una prassi comune, nella società come in politica. Annamaria Testa su Internazionale ha rilevato con una piccola ricerca informatica che nel blog di Beppe Grillo compare 1900 volte la parola "psiconano", l'epiteto con cui il leader del Movimento Cinque Stelle chiama l'ex premier Silvio Berlusconi.
Un'altra espressione frequente del linguaggio giornalistico è "una corte di nani e ballerine", coniata nel 1991 da Rino Formica, ministro socialista, come epiteto spregiativo nei confronti della dirigenza di quello che allora era il suo partito, il Psi.
"Che cosa c’entra usare nano come fosse un insulto per ridicolizzare una persona?- si chiede Claudio Arrigoni sul blog Invisibili del Corriere.it- In Italia le persone con acondroplasia o altre forme di nanismo si stima siano 2500, una ogni 25 mila nati. Essere bassi non è una malattia, solo una condizione. I rischi di esclusione sociale sono grandi, la stigmatizzazione dietro ogni angolo, dai racconti alle fiabe al circo, con espressioni entrate nell’uso comune, “nani e ballerine” per indicare anche in politica persone servili e stupide...C’è molto da fare, dunque, sul piano culturale, oltre che dell’integrazione sociale". [6]
L'Acondroplasia fa parte delle displasie scheletriche (un gruppo geneticamente eterogeneo di condizioni caratterizzate da disordine dello sviluppo osseo) ed è una forma di nanismo dovuta ad una mutazione del patrimonio genetico che comporta un’alterazione del tessuto osseo nella zona di formazione della cartilagine. Il termine "acondroplasia" deriva dal greco "senza cartilagine". In realtà la cartilagine esiste, ma cresce ad un ritmo molto più lento del normale. L’Acondroplasia è comunque la displasia ossea più frequente, con l’incidenza di 1 caso su 20.000 nati senza alcuna differenza di razza, etnia o sesso. [7]
[1] Stella G. A., Negri froci giudei & Co, L’eterna guerra contro l’altro, Rizzoli Bur 2009 pag. 250
[2] Ibidem, pp. 251, 252, 253
[3] Ibidem pag. 261
[4] Schianchi M., Storia della disabilità. Dal Castigo degli dei alla crisi del welfare, Carocci editore, Roma 2012
[5] Ibidem
[6] Arrigoni C., Nani non da giardino, Corriere.it, 18 aprile 2012
[7] www.aisac.it
LEI E' DEFORME? PER FAVORE SI NASCONDA
"Strade vietate alle persone deformi". Le leggi che impongono di nascondersi. Viaggio nei regolamenti comunali dopo il no di Vicenza ai mendicanti. Troppe norme ereditate dal passato. «Così si ritorna alla Rupe Tarpea»
(quotidiano nazionale, 8 settembre 2003)
[...]il sindaco di Vicenza Enrico Hullweck ha deciso di celebrare l' Anno internazionale dei disabili tornando su uno dei grandi temi dei secoli bui: la «deformità ributtante». La quale, come spiega l' ordinanza 25021, è oggi proibita in tutto il territorio berico. Il divieto è contenuto nell' ormai famigerato catalogo di regole fissate per disciplinare l' attività dei mendicanti. Regole che, già censurate da vari commentatori, stabiliscono come ogni accattone debba lasciare «uno spazio libero per il transito dei pedoni di almeno un metro» o che tra l' uno e l' altro debba «esservi una distanza non inferiore a metri 200». Che il Vangelo parli della carità in modo diverso, lasciamo stare: se la vedrà il sindaco. Che l' assedio di questuanti sia spesso fastidioso e professionistico è vero. Che lo sfruttamento di tanti bambini sia pianificato da bande criminali è sotto gli occhi di tutti. Ma la delicatezza del tema è tale da obbligare ogni persona a pesare le parole. E qui non sono state pesate. Forse il sindaco voleva mettere in guardia i truffatori che ostentano menomazioni false. E nessuno avrebbe da ridire: le gambe mozze che mozze non sono o gli occhi vitrei che vitrei non sono, rappresentano un insulto per i disabili veri. Ma qui non si vietano solo l' imbroglio o l' ostentazione esibizionistica, che vanno colpiti con la massima severità. Si vieta «la mendicità invasiva ovvero aggravata mostrando nudità, piaghe, amputazioni o deformità ributtanti». E su questo, al di là di ogni giudizio sull' ordinanza, non ci siamo proprio: possono una piaga, un' amputazione o una deformità, chiunque ne sia il portatore, essere definite oggi, nel Terzo Millennio, «ributtanti» come ai tempi in cui la madre e la sorella di Ben Hur andavano a ficcarsi in fondo a una caverna per celarsi agli occhi del mondo? [...]
Il concetto antico e odioso di «deformità ributtante», così osceno e offensivo per ogni disabile, è rimasto appeso come un refuso in decine e decine di regolamenti comunali dove ogni impiegato, per fare prima, ha copiato il regolamento di altri. [...] E nelle stesse pagine, dalla piemontese Galliate all' umbra Narni, puoi scovare il divieto di lasciar circolare liberamente i «deficienti». Vale a dire i disabili mentali nel linguaggio sbirresco e raggelante di un tempo. [...] «E' una vergogna: il sindaco di Vicenza e tutti gli altri dovrebbero usare meglio le parole, che mai come in questi casi sono pietre», accusa Pietro Barbieri, presidente della «Fish», la Federazione italiana per il superamento dell' handicap che raggruppa una trentina di associazioni, «Non esistono malattie "ributtanti". E' un concetto vergognoso. Non esistono nel pilota Alex Zanardi, che ha perso le gambe in gara, e non esistono nel mendicante. Un conto è colpire chi sfrutta il portatore di handicap sui marciapiedi, un altro usare parole così. Si vergognino, lui e gli altri. E il vecchio che sbava? E il bimbo down? Turbano anche loro il decoro cittadino? C' è dietro un' idea della "normalità" che mette spavento. Di questo passo si torna alla Rupe Tarpea...». Oppure, per non andare indietro fino al dio zoppo Efesto o a Polifemo dall' occhio solo, a un' idea dell' handicap come «scherzo mostruoso della natura», frutto d' una punizione dei peccatori. Dove i gobbi e i dementi dovevano le loro sofferenze alla madre «che troppo a lungo rimase seduta durante la gravidanza». Dove la Taxa Camerae di Leone X stabiliva che «i laici contraffatti o deformi che vogliano ricevere ordini sacri e possedere benefici, pagheranno alla cancelleria apostolica 58 libbre, 2 soldi». Dove Caterina de' Medici si vantava di possedere sei nani, [...] Dove il povero John Merrick, che aveva avuto la testa schiacciata mentre ancora era nel grembo della mamma finita sotto un elefante, veniva trascinato per l' Inghilterra vittoriana come un fenomeno da circo: «Elephant Man». Per non parlare dell' «orrore spettacolare» che Phineas Taylor Barnum sollevava portando in giro la donna barbuta e la bambina coi mustacchi, la gigantessa Anna Swan e i due «selvaggi australiani» che in verità erano microcefali dell' Ohio. Tutti deformi, tutti «ributtanti». Ma più ancora, vale la pena forse di ricordare a Hullweck e ai suoi colleghi tre brani che non riguardano i «soggetti appartenenti a varie nazionalità» di cui parla il sindaco vicentino nella sua ordinanza. Il primo è di Charles Dickens su Pisa, città di mendicanti dove ogni «sfortunato visitatore» era «circondato e assalito da mucchi di stracci e di corpi deformi». Il secondo della rivista americana Leslie' s Illustrated del 1901: «C' è una gran quantità di malattie organiche in Italia e molte deformazioni, molti zoppi e ciechi, molti con gli occhi malati. Questi, da bambini, prima di essere abbastanza vecchi da barattare le proprie afflizioni, vengono esibiti dai loro genitori o parenti per attirare la pietà e l' elemosina dei passanti». Il terzo è del New York Times: «Tra i passeggeri di terza classe del "Vatorland" c' erano ieri 200 italiani, che il sovrintendente Jackson definì la parte più lurida e miserabile di esseri umani mai sbarcati a Castle Garden. Mentre sfilavano a terra il personale rabbrividiva alla vista di un oggetto spaventosamente deforme che zoppicava su tutti e quattro gli arti come un cane. Le dita di entrambe le mani erano contorte in modo impressionante ed erano coperte di bitorzoli. Le gambe erano senza forma e corte in maniera anormale, una più lunga dell' altra e una era interamente paralizzata». Una visione dell' handicap davvero «ributtante». Era il 1879. Più di un secolo dopo, nell' Anno del disabile tanto strombazzato, li vogliamo cambiare questi regolamenti?
I REGOLAMENTI VICENZA L' ordinanza 25021 firmata dal sindaco di Vicenza Enrico Hullweck vieta «la mendicità invasiva ovvero aggravata mostrando nudità, piaghe, amputazioni o deformità ributtanti» GALLIATE (NOVARA) Articolo 60 del regolamento di polizia urbana: «I bambini e le persone deficienti devono essere accompagnate per la pubblica via, né possono essere portate in giro sconvenientemente vestite» NARNI (TERNI) Articolo 86: «I bambini e le persone deficienti devono essere accompagnati per la pubblica via... Dovranno essere convenientemente controllati, onde evitare che rechino disturbo ai passanti...»
Vicenza, il sindaco ai mendicanti
Niente deformità in mostra
(quotidiano nazionale, 4 settembre 2003)
VICENZA - Multe da 25 a 500 euro, le richieste di non mostrare «deformità ributtanti», di lasciare almeno un metro di marciapiede per il transito dei pedoni, di mendicare a distanza di almeno 200 metri l' uno dall' altro. Detta le regole ai mendicanti il sindaco di Vicenza Enrico Hullweck (Fi) con un' ordinanza per disciplinare la mendicità sul territorio comunale. Motivi della decisione, spiega il sindaco, le numerose lamentele dei cittadini «per l' imbarazzo e il disturbo recato dalle persone dedite all' accattonaggio» e «alcuni gravi episodi di molestia nei confronti di cittadini». In particolare, il divieto di accattonaggio scatta in corso Palladio, piazza dei Signori e nelle altre aree pedonali del centro storico. Le polemiche e le critiche non si sono fatte attendere. Il vescovo Pietro Nonis ricorda che «i questuanti non si possono spianare con misure di legge o di disciplina forzata» e che «in particolare fra loro esistono persone innocue, miti, non pericolose». Più duro l' Ulivo che si riserva di valutare la legittimità del provvedimento mentre il capogruppo Ds in consiglio comunale, Luigi Poletto dice: «E' un' ordinanza ridicola e vergognosa: la mendicità viene derubricata da problema sociale della società opulenta a questione estetica». «Mentre il legislatore depenalizza - continua Poletto, ricordando che oggi l' accattonaggio non è più reato - a Vicenza si proibisce per decreto l' esercizio della pietà». Il sindaco Hullweck ammette di aver lui stesso avuto «qualche dubbio sulla liceità dell' intervento, in quanto dal '99 mendicare non è più vietato dalla legge italiana», ma ricorda che «di fronte alle continue lamentele dei residenti si è cercato di disturbare gli accattoni di professione». Per il vicesindaco Valerio Sorrentino (An), invece, l' ordinanza «è quasi un atto dovuto di ordinaria amministrazione». Il direttore della Caritas diocesana vicentina, don Giovanni Sandonà, avvisa invece che «non è liberando la vetrina del centro storico che si risolve il problema».
Inchiesta/ Al centro mendicanti ovunque Elemosina, racket e malcostume
Il viaggio nelle vie del centro storico fuori dalle chiese e dai ristoranti, nelle vie dello shopping
(quotidiano nazionale online, 28 marzo 2012)
ROMA - Molti italiani, ma moltissimi stranieri. Mendicanti e senza tetto arrivano nella città eterna a piccole ondate. Li si trova nelle vie e nelle piazze del centro storico, quelle più battute dai turisti. Dietro di loro spesso l’ombra del racket, che sfrutta persone anche con deformità fisiche. Spettacolo abituale alla stazione Termini, tra il Pantheon e lo storico Teatro Argentina [...] Sostano soprattutto nei pressi di chiese, monumenti, gallerie, di ristoranti e caffè all’aperto, i più frequentati. Così come all’ingresso degli uffici postali, di supermercati, davanti alle vetrine dei negozi griffati o alle fermate dei bus. Dal centro alla periferia, non fa alcuna differenza. L'emendamento del PdL. Il governo precedente, con un emendamento al decreto sicurezza, presentato dall’onorevole Barbara Saltamartini ed altri del PdL, aveva riconosciuto ai sindaci la possibilità di emettere ordinanze contro la prostituzione, i barboni, i senza fissa dimora e chi mendicasse in luogo pubblico o aperto al pubblico «in modo ripugnante», arrecando «disturbo ai passanti» o «avvalendosi di animali” o ”simulando deformità o malattie». «Purtroppo – dice la Saltamartini – con una sentenza del 2011, la Corte Costituzionale ha sottratto questi poteri ai sindaci. Con il cambio di governo, la situazione è rimasta quella che è sotto gli occhi di tutti». [...
Per l'analisi degli articoli precedenti rimandiamo a quanto detto nella sezione 'uso del termine'. Qui in basso invece, vediamo come anche un esponente politico che si oppone alle ordinanze citate, usa l'espressione "persone con gravi deformità fisiche" invece di "persone con disabilità".
"Mendicanti, non basta l'approccio repressivo"
(quotidiano online locale, 12 dicembre 2009)
La capogruppo del Partito democratico Elena Carnevali commenta la scelta dell'amministrazione comunale di emanare un'ordinanza per contrastare l'accattonaggio. [...] “Dietro questi fenomeni tutti noi sappiamo che spesso si nasconde un racket, che sfrutta i minori, i disabili o le persone con gravi deformità fisiche. Riteniamo quindi giusto che l’amministrazione intervenga per affrontare il problema. Per questo non bastano le parole di un’ordinanza e l’intervento della Polizia Locale per sconfiggere organizzazioni criminali strutturate e ramificate. Se si aspira effettivamente a colpire il racket, è necessaria una stretta cooperazione con le forze dell’ordine (per inciso, ulteriormente penalizzate dai tagli contenuti nella legge finanziaria in discussione alla Camera dei Deputati). Ma, soprattutto se si vuole realmente togliere dalle strade i “mendicanti” ed i “senza tetto”, è urgente colmare il divario di opportunità tra chi le ha o le può avere e chi è messo nell’impossibilità di accedervi.[...]
L'analisi di quest'ultimo articolo si ricollega allo "spettacolo dei diversi", evoluzione moderna dei cosiddetti "fenomeni da baraccone" ottocenteschi. Matteo Schianchi ricorda come "per lunghi secoli, possedere questi personaggi come fenomeno da esibire è stato un vezzo dei regnanti e delle corti". Tradizione continuata con l'inizio della società di massa e l'intrattenimento popolare delle fiere e dei carrozzoni fra Ottocento e Novecento, a cui risale appunto questo tipo di espressione.
“Peraltro, questi individui costituiscono storicamente una ristretta minoranza all’interno del mondo della disabilità e ne rappresentano una variante specifica", scrive Schianchi. [1]
L'autore di Storia della disabilità cita la definizione di freak, che è l’abbreviazione di freak of nature (scherzo di natura), traduzione letterale del latino lusus naturae. E per concludere, si può citare Fabrizio De Andrè, quando, in un suo celebre pezzo contro il pregiudizio, non troppo tempo fa, cantava:
Cosa vuol dire avere
un metro e mezzo di statura,
ve lo rivelan gli occhi
e le battute della gente…
la maldicenza insiste,
batte la lingua sul tamburo
fino a dire che un nano
è una carogna di sicuro...
L'effetto 'spettacolo dei diversi' probabilmente si ottiene più dalla presentazione fatta dall'articolo che dalla trasmissione televisiva in sé. A tal proposito, vale la pena citare la posizione dell'Aisac (Associazione per l'informazione e lo studio dell'Acondroplasia) sul suo sito:
“è andata in onda la prima puntata di una nuova serie “il nostro piccolo grande amore” che racconta la vita di due persone affette da nanismo. La serie è ambientata negli Stati Uniti e racconta la vita dei due protagonisti attraverso eventi che ne segnano lo svolgersi (matrimonio, quotidianità, festività, casa etc..). Risulta evidente alla visione di un pubblico europeo (la serie pare abbia “già conquistato il pubblico americano e le copertine dei più importanti magazine d’oltreoceano”) l’approccio più “americano” e “pragmatico” alla questione della bassa statura dove è più la realtà esterna che si adatta all’individuo e non il singolo che cerca una mediazione con la realtà. Sicuramente una visione interessante che può portare spunti di riflessione su una questione molto complessa”
Le «armi» di Real Time
Dalle coppie di nani ai matrimoni al buio
Ecco cosa è in arrivo sulla rete più furbetta della tv italiana. Che gioca tra il sociale e il voyeurismo
(edizione online di un quotidiano nazionale,30 maggio 2014)
[...]È appena approdato sugli schermi, tutte le domeniche alle 23, Il nostro piccolo grande amore. La serie (41 puntate) racconta la vita di una strana coppia, Bill Klein e Jennifer Arnold. Entrambi affetti da nanismo. Bill è un uomo d'affari che si occupa di forniture mediche; Jennifer una neonatologa. Vite normali che è importante guardare da un'altra prospettiva oppure una trasmissione con un certo voyeurismo da Wunderkammer? Il dibattito c'è stato anche negli Usa e lì si è ampiamente risolto sulla prima posizione. Il 13 giugno, arriverà anche Matrimoni al buio.[...]
La disabilità diventa un insulto nel linguaggio politico per attaccare l'avversario. Ecco qualche esempio:
Bossi a Brunetta: nano non rompere
(video di un quotidiano online nazionale, 16 agosto 2011)
Grillo contro tutti, show al Senato
Agli atti 'psiconano' e 'zoccole'
Il comico è stato ascoltato in audizione dalla commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama per il ddl di iniziativa popolare sull'ineleggibilità dei condannati e la reintroduzione della preferenza. "Avete approvato il lodo Alfano per evitare la galera a Berlusconi" La reazione di Schifani: "Offese e insulti volgari, da respingere"
(quotidiano nazionale, edizione online, 10 giugno 2009)
ROMA - Beppe Grillo approda in Parlamento e il termine 'psiconano', che il comico genovese ha usato in tanti spettacoli e comizi di piazza per definire il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, è stato sdoganato nell'Aula del senato e finisce agli atti. Insieme alla parola 'zoccole'. Come rappresentante dei promotori del disegno di legge di iniziativa popolare sull'ineleggibilità dei condannati e la reintroduzione della preferenza, Grillo è stato ascoltato in audizione dalla commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama.
[1] Schianchi M., Storia della disabilità. Dal Castigo degli dei alla crisi del welfare, Carocci editore, Roma 2012