IL CASO
Maroni: impronte digitali ai minori rom
ROMA - Caso sicurezza: al Senato è iniziato ieri l' esame del disegno di legge. Il ministro dell' Interno, Roberto Maroni, annuncia che nei campi nomadi «saranno prese le impronte a tutti gli abitanti, minori compresi», ma precisa: «Lo faremo per evitare fenomeni come l' accattonaggio. Non si tratterà di una schedatura etnica». Dall' opposizione, va all' attacco Rosi Bindi, del Pd: «Si trattano i bambini rom come se fossero incalliti criminali»
(prima pagina di un quotidiano nazionale 26 giugno 2008)
Impronte ai minori rom, Maroni: è la strada giusta
Gad Lerner: comunità ebraica si mobiliti per il no
ll Garante: nella misura possibili problemi di discriminazione Unicef: no alla violazione dei diritti dei bambini, colpire chi abusa
(edizione online di un quotidiano nazionale,26 giugno 2008)
ROMA (26 giugno) - Sul rilevamento delle impronte digitali anche ai minori nomadi il governo andrà fino in fondo. Lo ha affermato il ministro dell'Interno Roberto Maroni: «Questa è la strada giusta per garantire i diritti ai minori» ha detto, aggiungendo che l'esecutivo non si farà intimidire da sterili polemiche politiche, e colpirà duramente chi utilizzerà i bambini per l'accattonaggio, togliendo la patria podestà. «Rifiuto l'idea che un paese civile possa accettare di vedere minori che vivono dividendo lo spazio con i topi - ha detto Maroni -, perché è questo che avviene nei campi nomadi. Voglio permettere che i bambini vivano una vita normale, in condizioni decenti, senza essere obbligati all'accattonaggio o a peggio ancora. Per ottenere questo, come disse il ministro Bindi nel luglio 2007, occorre identificare tutti i minori, anche prendendo le impronte».
Alemanno: la proposta di Maroni a protezone dei minori. In difesa dell'iniziativa di Maroni è intervenuto oggi il sindaco di Roma Gianni Alemanno: «La proposta di Maroni non è volta a schedare i minori nomadi, ma a proteggerli - ha detto -. Si è ravvisato che spesso i minori nomadi vengono utilizzati per l'accattonaggio, sfruttati passandoli da famiglia a famiglia ed evitando così le norme per la revoca della patria potestà».
Mantovano: critiche singolari. Favorevole all'iniziativa anche il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano: «È singolare l'enfasi che si adopera per criticare proposte di buon senso, prescindendo dal loro esatto contenuto - ha affermato - Avere certezza dell'identità di un minore è una misura in suo favore del minore. Una vera e propria necessità di dati personali certi si ha poi per i minori maggiormente soggetti a sfruttamento o ad accattonaggio: l'elenco dei minorenni scomparsi dovrebbe convincere».
Il Garante della Privacy: possibili problemi di discriminazione. Individua invece nella misura possibili problemi di discriminazione il Garante della Privacy: in particolare, secondo l'Autorità, il rilevamento delle impronte dei minori potrebbe causare problemi di discriminazione, che possono toccare anche la dignità delle persone e specialmente dei minori. Il Garante ha quindi deliberato di chiedere informazioni alle autorità competenti, in particolare ai Prefetti di Roma, Milano e Napoli.
Gad Lerner: la comunità ebraica di no. Il giornalista Gad Lerner invita l'Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei) a scendere in campo per rifiutare qualsiasi provvedimento di natura discriminatoria come quello delle impronte per i bambini rom avanzato dal ministro Maroni. Già nel 2002 Lerner, durante il congresso dell'Ucei, avanzò insieme a Riccardo Pacifici (presidente della Comunità ebraica romana) una mozione, poi approvata dall'assise, che respingeva la proposta dell'allora governo e che impegnava tutti gli ebrei italiani, se la norma fosse passata, a recarsi nelle questure per dare anche le loro impronte digitali. Allora il presidente Amos Luzzatto, Riccardo Pacifici e lo stesso Lerner protestarono davanti al Viminale contro la proposta. Lerner ha definito «ipocrita e beffardo» il ragionamento di Maroni, ma anche del sindaco Moratti, che prendere le impronte per i bambini Rom sia assunto a loro protezione.
Unicef: non violare i diritti dei bambini. Sulla vicenda è intervenuto anche l'Unicef, ribadendo che considera inaccettabili le condizioni di vita attuali di molti dei bambini rom in Italia, ma di non condividere la misura proposta da Maroni. «Come il ministro Maroni credo sappia bene da tempo siamo impegnati in Italia e in altri paesi europei a fianco di progetti concreti di aiuto e sostegno sia ai bambini rom sia ai bambini di altre comunità vulnerabili - ha detto Vincenzo Spadafora, presidente Unicef Italia - . Ma ribadiamo con forza che non si può, per proteggere i bambini, violare i loro diritti fondamentali. Non dobbiamo criminalizzare le vittime. Dobbiamo invece, come lo stesso ministro ha sottolineato, colpire chi abusa e sfrutta i bambini».
Prc: interrogazione a Commissione Ue. Intanto, la delegazione del Prc al Parlamento Europeo ha presentato oggi un'interrogazione alla Commissione Europea, nella quale chiede se la schedatura delle impronte digitali dei residenti nei campi nomadi non sia una misura discriminatoria secondo il diritto comunitario, contraria alle norme del Trattato e della Carta dei diritti fondamentali.
L'Ue boccia le impronte rom
"Sospendete la raccolta!" Il parlamento europeo approva una risoluzione di condanna. Frattini: accuse infondate..
(edizione online di un quotidiano nazionale, 10 luglio 2008)
Il Parlamento Europeo ha approvato con 336 voti favorevoli, 220 contrari e 77 astenuti una risoluzione che stigmatizza e condanna il piano di emergenza per l'immigrazione e le regole per gestione dei campi nomadi italiani. Una richiesta di rinvio del voto presentata dal Ppe è stata bocciata dall'assemblea. Gli europarlamentari hanno tra l'altro approvato un emendamento al testo della risoluzione col quale si esortano le autorità italiane "ad astenersi dal procedere alla raccolta delle impronte digitali dei rom, inclusi i minori e dall'utilizzare le impronte digitali già raccolte in attesa dell'imminente valutazione delle misure previste annunciata dalla Commissione, in quanto questo costituirebbe chiaramente un atto di discriminazione diretta fondata sulla razza e l'origine etnica".
Il governo risponde con il suo più chiaro europeista, il ministro degli esteri Franco Frattini: "L'accusa di razzismo al governo italiano é totalmente infondata" e "basata su motivazioni politiche e non sostanziali. L'Europarlamento ha adottato questa risoluzione senza attendere che fosse iniziato il confronto con la Commissione europea il che vuol dire che non c'é stato alcun interesse sostanziale ad ascoltare dalla Commissione le valutazioni sul punto di compatibilità con l'ordinamento comunitario. Ecco perché non sono affatto in imbarazzo a difendere questa norma e se mi sarà possibile spiegherò anche perché va difesa"