Secondo il Dossier Caritas/Migrantes 2011, nel 2010 i ritorni forzati sono stati 16.086 (di cui 3.399 espulsioni dai Cie). Sommando respingimenti (4.201) e ritorni forzati si ottiene il totale di 20.287 persone allontanate dal territorio nazionale, a fronte di 30.430 immigrati che non hanno ottemperato all’ordine di lasciare l’Italia. Di questi ultimi, 1.341 sono stati arrestati.
I Programmi di rimpatrio assistito sono previsti dall’articolo 14 ter del Testo Unico sull’Immigrazione e sono attuati dal ministero dell'Interno, in collaborazione con le organizzazioni internazionali esperte nel settore dei rimpatri. Sono finanziati mediante le risorse del fondo europeo per i rimpatri. Dal 2009 al 2011 sono stati rimpatriati volontariamente 801 cittadini stranieri, di cui circa il 60% ha beneficiato di interventi di reintegrazione socioeconomica nel Paese d’origine. Hanno accettato il rimpatrio assistito 295 persone nel solo primo trimestre del 2012[1].
I costi della macchina dei rimpatri
I dati parlano di una spesa di milioni di euro per rimpatriare forzatamente alcune migliaia di immigrati irregolari e il rimpatrio volontario assistito che copre solo una minima parte dei ritorni in patria. E` il bilancio che si può tracciare in base ai risultati complessivi sull`annualità 2008 del Fondo rimpatri stanziato dall`Unione Europea e gestito attraverso il ministero dell`Interno. Il Fondo è quinquennale e va dal 2008 al 2013. Per il 2008 sono stati stanziati 9.635.535,48 euro, i progetti finanziati si sono conclusi il 30 giugno 2010.
Con i quasi dieci milioni di euro arrivati dall`Europa per il 2008, 228 persone hanno beneficiato del rimpatrio volontario assistito e 176 sono stati destinatari di interventi di reintegrazione nei paesi d`origine, sotto forma di un aiuto per lo start up. Il rimpatrio forzato ha riguardato invece 3296 persone, di cui 2098 cittadini di paesi terzi sono stati espulsi con voli di linea, il resto con voli charter appositamente organizzati. I fondi sono stati utilizzati anche per fare formazione a 100 agenti di polizia che così sono stati abilitati per la scorta sugli aerei. Le azioni finanziate sono divise in tre parti: i voli organizzati solo dall`Italia, i voli con altri paesi membri dell`Unione attraverso l`agenzia Frontex e i corsi di preparazione per il personale che va a fare le scorte sui voli in merito ai 'criteri comuni Europei di formazione` stabiliti da Frontex.
Egiziani, algerini, tunisini, marocchini e nigeriani sono i più rimpatriati. Con il Fondo rimpatri nel 2009 questi voli charter sono stati finanziati con oltre 7 milioni di euro di cui 400 mila soltanto per effettuare il ritorno di 50 nigeriani in collaborazione con Frontex e altri stati dell`Ue. Per il 2010 lo stanziamento sale a 9 milioni e 900 mila euro soltanto per le operazioni di rimpatrio con e senza scorta con voli di linea o charter.
In base alle testimonianze della direzione centrale Immigrazione e polizia delle frontiere e a quanto è scritto nel rapporto della Commissione Diritti Umani del Senato su carceri e centri di trattenimento per migranti senza permesso di soggiorno., la scorta sugli aerei è molto numerosa e rappresenta un costo. Il rapporto è quello di 2 agenti per ogni straniero. Per ogni cittadino straniero rimpatriato, lo stato italiano paga cinque biglietti aerei: quello dello straniero e quelli di andata e ritorno per i due agenti che lo scortano. Volendo calcolare quanto costano effettivamente i rimpatri forzati, non bisogna contare solo le spese sostenute per organizzare i voli di espulsione forzata. Vanno aggiunte le somme usate per costruire, riparare e gestire i Centri di identificazione e di espulsione, dove vengono reclusi i migranti fino al momento di imbarcarli sull`aereo. Da una relazione tecnica del servizio studi della camera del 2008 risuta che costruire un posto letto nel Cie di Torino è costato in media 78mila euro. Quell`anno la legge 186 stanziò in totale 78 milioni di euro su tre anni (fino al 2010) per la costruzione di nuovi Cie.
A queste cifre bisogna sommare i costi di gestione dei servizi all`interno dei centri. Solo nell`ultimo anno abbiamo speso 18,6 milioni di euro. Il dato (aggiornato al 1 febbraio) ci è stato fornito da Angela Pria, capo dipartimento Libertà civili e immigrazione del ministero dell`interno. Altri 18 milioni di euro sono stati stanziati a gennaio dal governo Monti per ricostruire e riaprire due vecchi centri, quello di Santa Maria Capua Vetere (Ce) e quello di Palazzo San Gervasio (Pz). Infine, bisogna considerare che un anno fa è stato triplicato il tempo massimo di detenzione amministrativa nei centri di identificazione e di espulsione: da sei mesi a un anno e mezzo. Questo comporta un aggravio di spese, previsto dalla copertura finanziaria della legge 129 del 2011 in quasi 17 milioni per l`anno 2011, e 120 milioni di euro ripartiti in tre anni, dal 2012 al 2014.
Efficacia del sistema dei rimpatri forzati.
L`Italia ha speso dal 2008 al 2012 oltre cento milioni di euro per rimpatriare poche migliaia di cittadini stranieri. Le stime parlano di circa 500mila migranti irregolari in Italia. Secondo il dossier 2011 Caritas Migrantes, nel 2010 sono state trattenute nei Cie circa settemila persone e poco meno della metà (48,3 per cento) è stata effettivamente rimpatriata, cioè 3.399. Secondo i dati forniti dal ministero dell’Interno all’Ong Medici per i diritti umani, nel 2011 sono stati 7.735 (6.832 uomini e 903 donne) i migranti trattenuti nei 151 centri di identificazione ed espulsione (CIE) operativi in Italia. Di questi solo la metà (3.880) sono stati effettivamente rimpatriati con un tasso di efficacia (rimpatriati su trattenuti) del 50,16%[2].
[2] Fonte: Medu, rapporto “L’INIQUO INGRANAGGIO DEI CIE”, luglio 2012
Foto choc, clandestini rimpatriati con lo scotch sulla bocca sul volo Roma-Tunisi
L'immagine pubblicata su Facebook da un passeggero. I due immigrati erano imbavagliati e coi polsi legati. I poliziotti che li accompagnavano hanno detto a chi era a bordo: "E' una procedura di routine"
(edizione online di un quotidiano nazionale, 18 aprile 2012)
Due clandestini irregolari rimpatriati su un aereo di linea a Fiumicino. Coi polsi legati da due fascette di plastica e la bocca sigillata dal nastro adesivo marrone. Scortati da quattro poliziotti. Una scena immortalata da una foto pubblicata su facebook che in queste ore viene condivisa sulle bacheche di migliaia di utenti e denuncia delle modalità di trattamento disumani.[…]
IL CASO
La polizia imbavaglia i rimpatriati Fotodenuncia shock su Facebook
Nastro da pacchi sulla bocca e fascette di plastica ai polsi di due clandestini riportati in patria dalle autorità italiane. E ai passeggeri che protestano, gli agenti dicono: "E' una operazione normale". Fini: "Governo riferisca urgentemente". E Manganelli, capo della polizia, chiede una relazione sull'accaduto
(edizione online di un quotidiano nazionale, 18 aprile 2012)
ROMA - E' diventata un caso la denuncia via Facebook di un passeggero che viaggiava ieri sul volo di linea Alitalia Roma-Tunisi delle 9:20 ed ha assistito al trattamento inumano di due clandestini che venivano rimpatriati dalla polizia. Seduti nelle ultime file dell'aereo i due erano immobilizzati, imbavagliati con nastro da pacchi marrone e bloccati mani e piedi. Tutto intorno gli altri passeggeri, come se nulla fosse. Alla richiesta di avere spiegazioni, al passeggero è stato detto di riaccomodarsi al posto e che si trattatava di una normale operazione di rimpatrio condotta dalla polizia. Routine, insomma. […]
In questi due articoli pubblicati sul web da due quotidiani nazionali di cui riportiamo anche il lead del testo, i rimpatriati vengono chiamati ‘clandestini’ e nel primo pezzo addirittura “clandestini irregolari” come a sottolineare due volte la loro violazione delle norme sull’immigrazione. Quest’ultima espressione è scorretta anche dal punto di vista della lingua italiana. Sull’uso del termine improprio e stigmatizzante clandestino rimandiamo alla lettura della voce corrispondente. Qui la notizia è il trattamento inumano e degradante di due persone, quindi la palese violazione dei diritti umani, giustificata come ‘routine’ dalle forze dell’ordine a un passeggero che ha scattato la foto. Ma entrambi i quotidiani mettono l’accento sull’essere innanzitutto ‘clandestini’ dei rimpatriati e quindi a volere sottolineare la loro colpa. In questi casi è sempre preferibile usare i termini ‘rimpatriati’ o ‘migranti irregolari’.
Immigrazione clandestina. Viminale annuncia 128 rimpatri.
Rimpatriati in questa settimana centoventotto clandestini con diversi voli aerei. Lo rende noto il Viminale settantadue extracomunitari di nazionalità egiziana erano stati riportati nel loro Paese lo scorso tre novembre con un volo da Crotone al Cairo a loro si aggiunge un altro gruppo di cinquanta sei immigrati rimpatriati tra algerini tunisini e marocchini.
(telegiornale nazionale, 6 novembre 2010)
Notizie di questo tipo, basate sulle veline delle autorità, sono molto frequenti. Per questo bisogna stare attenti a dare una corretta comunicazione, soprattutto in televisione e per radio dove si esige grande brevità. Dal nostro punto di vista, questa notizia non va bene perché contiene i termini “clandestini” ed “extracomunitari”, i quali veicolano un’immagine offensiva delle persone rimpatriate, oltre che un’informazione scorretta verso l’opinione pubblica. Per un’analisi completa di queste due parole rimandiamo alle voci corrispondenti. Qui ci basta dire che chi legge o scrive la notizia non può sapere se si tratta di persone effettivamente entrare clandestinamente in Italia o, invece, di persone che si sono trattenute nel Paese oltre la scadenza del visto o del permesso di soggiorno ( che si chiamano overstayers). Per tenersi al riparo da comunicazioni fuorvianti ed errori, il termine più neutro che è preferibile usare è “migranti irregolari”. Una riflessione a parte merita la presenza, fra loro di tunisini rispediti in patria, proprio dove appena un mese più tardi sarebbe scoppiata la rivolta contro la dittatura di Ben Alì. Prima della rivolta ormai nota come ‘primavera araba’, ai tunisini non veniva data possibilità di protezione in Italia perché il nostro Paese non riconosceva la presenza di una dittatura nel Paese. Molti oppositori del regime, riusciti a fuggire in Italia, sono stati rimpatriati nonostante il rischio di finire in carcere nel proprio paese. Ai tunisini arrivati appena due mesi dopo a Lampedusa (da gennaio 2011 fino al 5 aprile 2011), lo stesso governo Berlusconi riconoscerà invece un permesso di soggiorno umanitario di sei mesi rinnovabile.