Il bivacco è l’ultima frontiera dell’ossessione per la sicurezza (vedi).Questa parola è molto usata negli articoli di cronaca che sottolineano problemi di ‘degrado’ urbano (vedi). Spesso i ‘bivacchi’ sono vissuti come attentati al ‘pubblico decoro’ e alla sicurezza. Trattiamo il termine nella sezione immigrazione perché molte ordinanze ‘antibivacco’ dei sindaci delle principali città italiane che, da nord a sud, hanno preso di mira perfino la possibilità di sedersi sulle panchine, erano pensate proprio per colpire gli immigrati. L’obiettivo è sempre dimostrare all’elettorato di avere sotto controllo il territorio cittadino e di non lasciarne delle porzioni all’invasione (vedi) degli altri, degli stranieri. Questo principio ha dato vita a provvedimenti che rasentano l’assurdo. A Roma nel 2008, nell’ambito di un mega-piano per il decoro urbano, furono due indiani “i primi colpiti dall’ordinanza antibivacco”, come titola un sito internet locale. Evidente la sproporzione fra la multa di 50 euro a testa e i comportamenti sanzionati. “Uno dei due è stato sorpreso dai vigili urbani a mangiare per terra in via dei Fori Imperiali mentre l’altro, a pochi metri di distanza, è stato pizzicato a dormire sul marciapiede”. Proprio nella capitale, diverse inchieste giornalistiche hanno denunciato alcuni anni più tardi come il vero problema dell’assedio al centro storico sia costituito dai camion-bar (che praticano prezzi esosi) e dalle bancarelle autorizzate di cui ha il monopolio una famiglia italiana, che ha i suoi rappresentanti in consiglio comunale.
Lo scrittore Antonello Mangano definisce “grotteschi” i regolamenti sull’uso delle panchine, nell’ambito di una “durissima campagna” di stampo leghista, “contro aspetti secondari del comportamento degli immigrati”[1]. Mangano chiama “guerra delle panchine” la corsa di tantissimi comuni del Nord a proibire con ordinanze sempre più stringenti bivacchi e usi ‘impropri’ delle panchine pubbliche. “A Voghera si è deciso che non ci si può sedere in più di tre persone – scrive – A Vicenza devi avere almeno 70 anni se vuoi sederti, se no stai in piedi. A Sanremo devi avere tra 0 e 12 anni oppure più di sessanta. A Lecco diventano più piccole. A Verona il sindaco della lega Tosi ha acquistato panchine con bracciolo divisore, per evitare che clochard e migranti possano sdraiarsi. Il primo storico provvedimento del genere è però quello di Treviso, quando il sindaco-sceriffo Gentilini fece installare prima delle punte sui muretti (un provvedimento molto frequente anche in altre città, specie nelle fioriere nei pressi delle stazioni), poi rimosse del tutto le panchine”.[2]
Vietare i ‘bivacchi’ è diventato una priorità di ordine pubblico non solo per i sindaci del nord. “Bivaccare” è spesso associato nei discorsi dei politici e nell’immaginario mediatico al comportamento ‘scorretto’ di immigrati irregolari o ad altri fenomeni considerati ‘degradanti’ per la città, come l’accattonaggio, i venditori ambulanti e la prostituzione (vedi anche le voci ‘accattone’, ‘prostituzione’ e ‘vu cumprà’). Il sindaco di Roma Gianni Alemanno a fine luglio 2012, durante la presentazione del nuovo comandante dei vigili della capitale, Carlo Buttarelli, è arrivato a chiedere “leggi nazionali su bivacco e prostituzione”, coniandone anche una nuova tipologia. "Ora c'e' bisogno di leggi nazionali: ne serve una contro il bivacco molesto, una contro la prostituzione in strada ed una sulle espulsioni degli extracominutari che commettono reati - ha detto Alemanno - Questi tre elementi fanno la differenza. E aggiungo anche che servono norme più dure contro l'abusivismo commerciale”.
Nate come norme ‘anti stranieri’, queste ordinanze in realtà hanno colpito spesso anche gli italiani, soprattutto per un problema: cosa significa esattamente bivaccare ? I provvedimenti delle amministrazioni comunali intendono questo termine in modo molto estensivo. Nell’estate del 2009, un’associazione di consumatori, l’Aduc di Lecce ha denunciato in un comunicato che decine di cittadini erano stati multati per bivacco, definendola come “una situazione che ha dell'assurdo”[3]. L’associazione ha scritto sul suo sito: “La notte tra giovedi 30 e venerdi 31 luglio alle ore 1.30 circa molte persone sono state multate, dalla polizia municipale, per bivacco! La loro colpa era di stare seduti sul parapetto dell'anfiteatro romano. Non si trattava di vagabondi o senzatetto ubriachi che recavano molestia al riposo delle persone ma di gente comune (studenti, giovani professionisti, cittadini stranieri residenti in città) che sedevano sul parapetto dello storico monumento. Un comportamento, per chi conosce Lecce, assolutamente usuale e lecito; non per la polizia municipale evidentemente. Ricordiamo che ai sensi dell'ordinanza comunale n. 763 del 2008 è vietato il bivacco nei luoghi pubblici. Secondo il vocabolario italiano per bivacco s'intende l'accamparsi o al massimo, in senso lato, lo stare sdraiati ma non certamente, come recitano alcuni verbali di accertamento,della violazione Bivaccava stando seduto! Altri cittadini sono stati sanzionati perche' sedevano sul parapetto consumando bevande. Ricordiamo che l'ordinanza 763 non vieta di bere sulla pubblica via ma di consumare pasti e disseminare avanzi di cibi e bevande”.
Ecco dunque l’assurdo che, dall’oggi al domani, sedersi sui gradini di una chiesa o mangiare una pizzetta per strada costituisce un comportamento illecito. “Secondo la polizia municipale consumare una bevanda sul parapetto dell’anfiteatro significa bivaccare- si legge in un'altra nota dell’Aduc leccese - Dei turisti furono multati perché nello stesso modo mangiavano un gelato. Personalmente abbiamo potuto constatare che la pratica del bivacco è in voga anche presso alcuni assessori e consiglieri comunali che di tanto in tanto siedono sul parapetto dell’anfiteatro di fronte al bar “Alvino”, storico luogo di ritrovo leccese”. A conclusione della denuncia, l’Aduc sottolinea che “è l’approccio ad essere sbagliato: in questo modo l’amministrazione si riserva il diritto di punire arbitrariamente un comportamento ampiamente diffuso, innocuo ed accettato”. Insomma, tutti abbiamo ‘bivaccato’ almeno un po’ nella vita.
Infine c’è un ultimo tipo di comportamento, forse più illecito degli altri: il bivacco mafioso. Che può essere così descritto: “sostare in modo prolungato in atteggiamento di sfida, presidio o di vedetta da parte di soggetti con precedenti penali, assoggettati a misure di prevenzione e comunque in stabile, comprovato collegamento con soggetti appartenenti alle suddette categorie di persone” [4]. La definizione arriva dal sindaco di Bari Michele Emiliano, che ha usato l’ordinanza antibivacco per riprendere il controllo della città vecchia dopo la scarcerazione di alcuni esponenti della criminalità organizzata barese. Certo è difficile immaginare un vigile che, ordinanza alla mano, multa un boss locale perché ‘sosta con atteggiamento di sfida’. Più facile che capiti nei confronti di un venditore ambulante immigrato. Ma, in fondo, l’obiettivo non è tanto sanzionare sul serio certi comportamenti, quanto influire sulla percezione di insicurezza dei cittadini. Così dietro al cosiddetto ‘bivacco’ c’è molto di più, cioè il tentativo dei sindaci di rispondere, più o meno adeguatamente, all’ossessione per la sicurezza (vedi) che è diventata la parola centrale delle campagne elettorali fino a prima della crisi economica. Ma si devono fare dei distinguo. Come sottolinea il titolo del libro di Antonello Mangano che abbiamo citato (Si alla lupara, no al cous cous), una cosa è avere problemi di pericolosità sociale perché ci sono mafiosi in giro, un’altra è prendersela con un immigrato che dorme su una panchina nel parco o con un venditore ambulante che va in giro con grossi borsoni.
La versione barese del ‘bivacco’ ha significativamente ampliato la categoria dei comportamenti sanzionabili. Nelle piazze storiche del capoluogo pugliese, da San Nicola al Castello, è stato proibito bestemmiare, vendere all’aperto cibi e bevande anche per chi ha la licenza, abbandonare rifiuti per strada, comprese le cicche di sigarette; giocare a pallone «o qualsiasi altro gioco che importi il rischio del lancio di oggetti e la corsa pericolosa dei partecipanti, salvo che non si tratti di bambini di età inferiore a sei anni»[5]; appiccare fuochi; sparare fuochi d´artificio e petardi; installare sedie e tavolini senza autorizzazione; stare seduti sui gradini; vociare, gridare. E in ogni caso non sarà tollerata «qualsiasi attività in contrasto con la conservazione e il decoro dei suddetti luoghi o monumenti (arrampicarsi su statue, pali, danneggiare o imbrattare, produrre schiamazzi)»[6]. Multe per i trasgressori fino a 500 euro.
Vietati, a Bari come in molte altre città italiane, anche gli ‘assembramenti’. La definizione la prendiamo in prestito sempre da un’ordinanza del sindaco Emiliano, per cui l’assembramento è “lo stazionamento prolungato di tre o più persone che per gli elevati toni di voce, il comportamento aggressivo tra loro o verso gli altri, il modo di fruire degli spazi pubblici contrario al decoro o alle regole del vivere civile, comporti disturbo o senso di insicurezza ovvero limiti la normale fruibilità degli spazi pubblici e privati da parte dei cittadini o residenti ovvero induca i cittadini a non attraversare la zona”[7].
[1] Mangano A., Si alla lupara, no al cous cous, Edizioni Terrelibere.org, Roma 2011
[4] Lorusso R., Nella città vecchia vietato gridare Stop a bivacchi, barbecue e bestemmie, Repubblica Bari, 22 ottobre 2010
[7] Rutigliano G., Ordinanza anti-bivacco, ecco le concessioni del Comune di Bari. I divieti scattano da prima di mezzanotte, ma l'impianto base non muta di molto, www.go-Bari.it, 6 aprile 2011. Nell’articolo è specificato che il divieto di assembramento è associato alle limitazioni per il consumo di cibi e bevande alcoliche fuori dai locali, dalle ore 23.30 alle 7 del mattino.
Di seguito, una serie di articoli ‘anti-bivacco’, dai titoli molto fantasiosi
Bivacchi e risse nel centro storico leccese I residenti si schierano contro immigrati
La polemica
Ritrovi in via Libertini, Duca degli Abruzzi e Panevino
Il consigliere Liaci:«Non è razzismo, ma basta col caos»
(testata quotidiana locale di un gruppo editoriale nazionale)
LECCE - Residenti contro immigrati. Nel centro storico di Lecce la tensione aumenta ogni sera al calare del sole, quando gli extracomunitari si radunano nei soliti luoghi dopo una giornata di lavoro. Le scene sono sempre le stesse in via Duca degli Abruzzi, via Panevino, via Brancaccio, via Libertini. «Assembramenti chiassosi, bivacchi, qualche volta liti che sfociano in risse», raccontano i cittadini. Bene che vada rumori molesti fino a notte fonda. E’ una presenza poco gradita, in questi casi, quella degli immigrati, ma a scanso di equivoci va detto subito che il razzismo non c’entra. Non è bieca intolleranza.
LA POLEMICA - Qui si rivendica serenità, silenzio, decoro e c’è persino chi non si sente più tranquillo quando esce di casa la sera.[…] E’ anche per questo che i residenti cominciano ad alzare la voce: non vorrebbero che la situazione sfuggisse di mano, sperano di non dover diventare testimoni di fatti più gravi. «C’è un grosso problema di ordine pubblico, secondo quanto è stato denunciato», ammette Walter Liaci, consigliere comunale con delega alla Sicurezza […]«Il problema è che gli immigrati lasciano i segni dei loro bivacchi: piatti e bicchieri di plastica, bottiglie di birra e quant’altro, vomitano per terra sui marciapiedi e ci sono state anche delle risse perché con il consumo di alcolici la tensione fa presto a salire e con essa anche la possibilità che si verifichino inconvenienti». Secondo diverse testimonianze, inoltre, in qualche caso gli immigrati sosterebbero davanti agli ingressi delle abitazioni impedendo il passaggio e sarebbero stati sorpresi mentre per strada fanno i loro bisogni fisiologici. «La mattina - aggiunge Lino Aralla - è uno spettacolo desolante». Walter Liaci ne ha già parlato con il sindaco Paolo Perrone che gli ha dato carta bianca.
TOLLERANZA ZERO - Ed ecco il piano: «Stiamo intervenendo con i vigili urbani facendo frequenti controlli quotidiani - informa il consigliere - e valuteremo la possibilità di aumentare l’illuminazione nelle vie interessate dai fenomeni dove si farà anche una potatura straordinaria degli alberi per aumentare la visibilità».
Qui il bivacco diventa il pretesto per gridare alla guerra fra italiani e stranieri. Questo articolo è stato oggetto di un’indagine dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni (Unar) dopo una segnalazione. L’Ufficio ha raccolto altre testimonianze e parlato con il Consigliere Liaci del Comune di Lecce. È emerso che i problemi di convivenza tra cittadini stranieri e residenti sono limitati a via Duca degli Abruzzi e che l’articolo ha enfatizzato senza motivo i disagi che le comunità di stranieri presenti sul territorio leccese possano arrecare ai residenti. L’Unar ha quindi inviato una lettera al direttore della testata locale e al direttore del gruppo editoriale per segnalare il mancato rispetto dei principi della Carta di Roma (vedi) il codice deontologico in materia di immigrazione. Da un secondo articolo di un’altra testata locale si capisce che il ‘problema’ sono quasi esclusivamente ragazzi e ragazze, spesso minorenni, di nazionalità italiana e residenti a Lecce. Ecco qui di seguito questa seconda testimonianza per un confronto.
ALL'OMBRA DEL BIVACCO, LA CITTÀ COME UN BAGNO PUBBLICO
Lecce: sconcio ex Convitto Palmieri. Pipì libera sotto i portici. Per gli uomini. Pipì libera anche per le signore, lì di fronte, angolo più riservato, un solo ingresso che apre a una piccola corte
(quotidiano online locale, 7 settembre 2010)
LECCE – Pipì libera sotto i portici. Per gli uomini. Pipì libera anche per le signore, lì di fronte, angolo più riservato, con un unico ingresso che apre a una piccola corte, cinque abitazioni, non di più. Piazza Carducci, da una parte. Vico Angelo Miali, a una manciata di metri, dall’altra. Decine di vuoti a perdere della sera prima, bottiglie di birra sparse nel piazzale dell’ex Convitto Palmieri.
Puzza di urina insopportabile all’ombra delle colonne romaniche. Scritte anarchiche sui muri storici. Stridono, ma è quello lo scopo, con la mostra di Caravaggio, ancora sulle locandine, nei locali della splendida ex chiesa. Gli studenti giungono intorno alle 9 per entrare nella biblioteca provinciale. Fiumi di denaro pubblico investito per ridare splendore a questo scorcio di Lecce che immette nel cuore della città vecchia, da via Paladini. Tutto inutile. Sembra.
Due facce della stessa medaglia. La notte, piazza Carducci, è stata reinventata come punto di aggregazione giovanile, quelle che una volta si dicevano comitive. Assai assortite. Dai figli di buone famiglie travestiti da anarchici, ai ribelli per forza. Oppure niente di tutto questo: semplicemente giovani, gradini, birre, sigarette e parole. E’ sempre meglio che star soli.
La mattina, tappandosi il naso e scansando bottiglie uno entra nell’edificio storico e amen. Ci si fa ormai quasi l’abitudine. Questa mattina è arrivata la Digos, gli agenti della Municipale. Hanno visto come si presentava la piazza. Hanno annotato, comunicato i rapporti nei rispettivi uffici di competenza.
“Questa città è diventata un cesso”. Niente mezze parole per un residente di vico Miali. “Fotografate qui…”. Click. Chiazze di urine femminili. “Sì, è proprio così – aggiunge desolato – sono le ragazze che da piazza Carducci arrivano qui per fare i loro bisogni dopo essersi scolate un bel po’ di birre. Troviamo anche gli escrementi dei cani che si portano appresso. Ogni mattina è la stessa storia. Esco da casa e mi viene da vomitare”. Buon giorno. […]
Chiudiamo con la capitale.
Roma, prime due multe antibivacco
Ordinanza applicata a due indiani
(sito internet di una televisione nazionale, 14 luglio 2008)
Prima applicazione dell'ordinanza antibivacco emessa dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno: multati per 50 euro a testa due cittadini di nazionalità indiana. Il primo è stato sorpreso dai vigili urbani mentre mangiava seduto in terra in via dei Fori Imperiali, mentre il secondo, sulla stessa strada a poco distanza dal connazionale, dormiva sul marciapiede.
E’ interessante notare qui che questa comunità più che nuocere al decoro e all’ordine pubblico, è stata vittima a Roma di ondate di violenza e aggressioni xenofobe. Nella stessa zona in cui i due indiani sono stati multati per bivacco, ad aprile 2012, sui mezzi pubblici, un loro connazionale di 50 anni è stato violentemente picchiato e mandato in ospedale. Questa la notizia:
"Brutto indiano, torna a casa tua" botte in metro, denunciato 19enne
La vittima è un professore di inglese di 50 anni ricoverato all'ospedale per la frattura del naso. E' stato preso a testate e picchiato da un ragazzino su un vagone tra le fermate Termini e Cavour.
(edizione online locale di un quotidiano nazionale, 13 aprile 2012)
''Brutto straniero tornatene a casa tua'', e giù botte, testate al naso e tanto sangue. E' il racconto di quanto successo ieri su un vagone della metro B a Roma, tra le fermate Termini e Cavour. Vittima un professore indiano di 50 anni che nella capitale insegna Inglese da 11 anni, Nazir Rafiq Ahmad, ora ricoverato nel reparto 'maxillo-facciale' dell'ospedale San Giovanni con le ossa nasali rotte…..
Pochi giorni prima, il 30 marzo 2012 è stata annunciata una nuova ordinanza anti-bivacco “Per tutelare il patrimonio culturale della Città diRoma Capitale”, in vigore fino al 30 settembre 2012, che vieta “di bivaccare e/o sistemare giacigli e sostare per consumare cibo e/o bevande”[1].
Ecco come viene riportata la notizia online:
Roma: torna l'ordinanza anti bivacco, niente panini e bibite in centro
(sito internet nazionale, 30 marzo 2012)
ROMA, 30 MAR – Torna a Roma l'ordinanza anti-bivacco nelle piazze del centro storico. Piazza di Spagna, piazza Navona, Campo De' Fiori, piazza di Pietra, piazza della Rotonda ma piu' in generale tutte le piazze di pregio del centro storico saranno, fino al 30 settembre 2012, off limits per panini, pizzette e bibite consumati bivaccando su gradini o, peggio, su monumenti. Una misura per il decoro del centro storico che va a colpire soprattutto alcune degenerazioni della movida romana e dell'afflusso di turisti nei 'salotti della Capitae', complice la bella stagione.
Chi non rispettera' i divieti e verra' colto in flagranza di reato dalla polizia municipale del I gruppo, si vedra' comminare una sanzione che va dai 25 euro fino ai 500 (cosi' come previsto dall'art.7-bis del D.Lgs 18 agosto 2000 n.267). Infatti, recita il testo dell'ordinanza, ''per le piazze di particolare pregio storico, artistico, architettonico e culturale, ricadenti nel Centro Storico di Roma Capitale, l'utilizzazione esclusiva come luogo di fruizione visiva delle prospettive monumentali e architettoniche. Di conseguenza in queste aree si vieta di bivaccare e/o sistemare giacigli e sostare per consumare cibo e/o bevande''.
La madre di questa ordinanza fu emanata nel 2008 ma poi assorbita dal pacchetto ordinanza antialcol e antivetro. Oggi, alla vigilia della bella stagione, quando il numero di turisti aumenta, si corre ai ripari per proteggere il pregio di alcuni luoghi di stimato valore culturale e storico.
Un valore messo a repentaglio dall'uso ''improprio e indiscriminato'' di questi monumenti e soprattutto da cio' che deriva dal consumo di bevande e cibi ''con frequente abbandono di rifiuti alimentari e non anche con pericolose scolature di liquidi''.
È interessante notare che i divieti presentati come una misura per tutelare i monumenti dal turismo selvaggio, in realtà vengono richiesti anche dal municipio II della Capitale che il 24 aprile 2012 approva una risoluzione per l’estensione delle limitazioni oltre il primo municipio. La risoluzione richiama il “carattere d’urgenza” del provvedimento e “il divieto di sistemare giacigli e bivaccare in aree comunali, per la tutela e fruibilità di spazi aperti al pubblico”. La richiesta al sindaco è di estenderlo nel quadrante compreso tra Lungotevere Thaon de Revel – P.za Cardinal Consalvi – Via Flaminia – Via Pinturicchio – P.za Mancini, “consideratoche i cittadini hanno richiesto in più occasioni l’intervento delle Istituzioni e delle forze dell’ordine nella sopracitata località, per contenere la grave situazione di degrado ed insicurezza esistente per la presenza delle numerose persone che bivaccano, anche fino alle prime ore della mattina”. E “consideratala necessità di dotare le forze dell’ordine di uno strumento normativo per contrastare il comportamento indecente delle persone”. Si tratta dunque di una misura ‘anti-maleducazione’. Ma chi conosce quella parte della città, sa bene che le panchine di Piazza Mancini sono il punto di ritrovo di molte comunità straniere e soprattutto delle assistenti domiciliari e delle colf che lavorano nei ricchi appartamenti della zona.