Secondo il vocabolario Treccani, esaurimento fisico, mentale, nervoso, sono espressioni non specifiche con cui si usa genericamente indicare qualsiasi stato caratterizzato da eccessiva faticabilità, incapacità di concentrazione, disturbi del sonno e irritabilità.
Nel linguaggio comune la locuzione esaurimento nervoso è usata come sinonimo di stress. Secondo lo psicologo Angelo Di Gennaro, esaurimento nervoso è "un’espressione popolare priva di valore scientifico che non si riferisce a una ben determinata condizione ma che viene usata per le più diverse situazioni caratterizzate dalla presenza di un disturbo psichico per lo più lieve, e che sottolinea il valore dell’affaticamento da stress come causa di esaurimento (batteria scarica) delle capacità di reagire alle comuni difficoltà della vita". In Vade-retro del pregiudizio (piccolo dizionario di salute mentale, Armando editore), lo psicologo scrive che questa espressione è in voga perchè "in generale non suscita automaticamente meccanismi di rifiuto nei riguardi della persona che ne soffre e, per questo motivo, è spesso usata per minimizzare situazioni più gravi che esporrebbero la persona colpita alla stigmatizzazione. E’ pertanto un’espressione molto ambigua che richiede l’accertamento del disturbo di volta in volta. Può essere la spia di qualcosa di più complesso".
Nel linguaggio comune è una vera etichetta, un clichè, usata spesso in modo intercambiabile con quello di nevrastenia. L'enciclopedia Treccani spiega che il termine si deve al medico statunitense G.M.Beard che lo inventa nel 1869 per indicare "facile esauribilità ed eccitabilità del sistema nervoso centrale". La nevrastenia o neuroastenia passò poi con Freud nell’ambito delle nevrosi. I sintomi sono numerosi e vaghi, la caratteristica della malattia è la sproporzione tra le sofferenze registrate e accusate minuziosamente e la modestia dei sintomi obiettivi. Secondo la rivista Focus (28 giugno 2002), "questa parola in passato indicava forme di debolezza nervosa caratterizzate da perdita di forza accompagnata da nervosismo, ansia, depressione, mal di testa, disturbi gastrointestinali, insonnia e disturbi sessuali non spiegabili con cause costituzionali. Era usata anche per indicare lo stato conseguente a quella che venne definita nevrosi americana, dovuta cioè allo stress della vita urbana moderna, caratterizzata da tensione, competitività e logorio psicoemotivo. Nel linguaggio corrente, con un significato più ampio e generico, si riferisce a una persona variabile di umore, facile all’ira e agli scatti".
Ma entrambi questi termini non sono corretti perchè per esaurimento nervoso, il senso comune, intende un insieme di situazioni patologiche o semi-patologiche (come l’astenia, le cefalee, i disturbi del sonno ed i disturbi lievi dell’attenzione e dell’umore). In questo modo non è nemmeno chiaro se siamo nell’area della psicopatologia più vicino all’ansia o alla depressione. Molti non addetti ai lavori lo usano per parlare dei disturbi dell’umore. Tale etichetta è molto ampia e comprende diversi disturbi che hanno tutti una caratteristica predominante, ovvero, la persona ha alterazioni nell’umore.
Il DSM IV-TR (Manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali) inserisce in tale sezione varie tipologie di disturbo:
- Disturbi Depressivi (“depressione unipolare”, Disturbo Depressivo Maggiore, Disturbo Distimico e Disturbo dell’Umore NAS),
- Disturbi Bipolari
- Disturbo dell’Umore Dovuto ad una Condizione Medica Generale
- Disturbo dell’Umore Indotto da Sostanze.
Giussano, uccide i due figli con un coltello. Il padre killer si trova in coma farmacologico
Dopo la mattanza restano tre famiglie distrutte, sconvolte da tanto dolore e crudeltà. Michele Graziano si trova ancora ricoverato al San Gerardo di Monza dove è mantenuto in coma farmacologico per volontà dei medici
(quotidiano online locale, 13 febbraio 2014)
Michele Graziano, l’uomo che martedì sera ha ucciso a Giussano i suoi due figli Thomas ed Elena, di 2 e 9 anni, avuti da due ex compagne diverse al momento si trova in coma farmacologico con prognosi riservata per le prossime 24 ore. L'uomo si trova ancora ricoverato al San Gerardo di Monza, ed è mantenuto in coma farmacologico per volontà dei medici che stanno valutando il decorso postoperatorio a seguito delle ferite che si era auto inferto alla gola dopo il duplice omicidio. Nel frattempo Graziano è piantonato a vista.
Giussano (Monza), 13 febbraio 2014 - Il giorno dopo l’orrore di Giussano, con Michele Graziano che prima ha ucciso a coltellate i figli avuti da compagne diverse, Elena di 8 anni e Thomas di 2, e poi ha tentato di suicidarsi, restano tre famiglie distrutte, sconvolte da tanto dolore e crudeltà. La tragedia è accaduta tra le 19 e le 20 di martedì nella casa di via IV Novembre, dove Graziano aveva vissuto con Valentina Neri, l’ex moglie e mamma di Thomas, dalla quale si era separato da pochi mesi. La primogenita Elena era invece nata dalla convivenza con Valeriana Confalonieri, una 33enne che oggi vive a Cesano Maderno. Due storie finite male per l’omicida, ora ricoverato al San Gerardo di Monza. Michele Graziano è nato il 22 agosto del 1977 a Milano e prima di trasferirsi in Brianza aveva vissuto a Paderno Dugnano, in via Armstrong. Ha trovato lavoro all’Esselunga a Paina di Giussano, dove circa undici anni fa ha conosciuto la seregnese Valeriana Confalonieri: dalla loro relazione era appunto nata Elena. Poi la coppia si era divisa. «Per lui era stato uno choc - racconta un amico del padre dell’assassino -, tanto che nel 2009 la sua famiglia si è traferita da Paderno a Giussano e il figlio era tornato a vivere con loro. Era disperato, ma è sempre stato un bravo padre e aveva voglia di rifarsi una famiglia».
Nello stesso supermercato di Paina ha conosciuto anche Valentina Neri, oggi 24enne. I due si sono innamorati e si sono sposati tre anni fa, andando a vivere proprio nell’appartamento dell’orrore di via IV Novembre. Un matrimonio felice e sereno, un sogno coronato con la nascita di Thomas. Circa un anno fa, la moglie ha conosciuto un altro uomo e Michele Graziano ha dovuto accettare la seconda separazione, diventata definitiva lo scorso dicembre. «Ha trascorso un brutto periodo - raccontano amici e parenti -, era esaurito anche se è sempre stato seguito dalla famiglia. Si è fatto trasferire all’Esselunga di Lissone dove c’era anche la prima compagna». Il tribunale gli aveva concesso la possibilità di vedere i figli il mercoledì e il sabato dalle 13 alle 20. Una situazione vissuta con dolore e frustrazione dall’uomo, che pare faticasse a pagare gli alimenti alle due ex compagne.
Al momento sono in corso le indagini per capire i motivi del dramma. Sta di fatto che martedì Michele Graziano è andato al lavoro e si è comportato normalmente. A un certo punto ha chiamato le due ex, chiedendo di poter vedere i figli e promettendo di riportarli a casa alle 20. È poi andato a prenderli nelle due rispettive case, li ha portati a spasso e verso sera è andato nella casa di via IV Novembre, dove era stata staccata anche la luce considerato che l’ex moglie Valentina Neri si era trasferita con il nuovo compagno in un’altra abitazione di Giussano. È salito senza fare rumore e ha portato i bambini in sala. Aveva un coltello da salumi, una lama di 12 centimetri: prima il fendente sulla gola di Elena, poi al piccolo Thomas. Le due madri intorno alle 20 hanno iniziato a far squillare il suo telefono, preoccupate perché i bimbi non erano ancora ritornati. Michele Graziano prima di tentare di uccidersi ha telefonato al fratello che immediatamente ha dato l’allarme, chiamando i soccorsi e i carabinieri.
Comportamenti folli a cui la Procura vuole dare una spiegazione. Michele Graziano verrà infatti sottoposto a una perizia psichiatrica. Lo ha già annunciato il magistrato titolare dell’inchiesta sul duplice omicidio, il sostituto procuratore della Repubblica di Monza Vincenzo Nicolini, per capire se l’uomo era capace di intendere e di volere quando ha sgozzato i due figlioletti o se a spingerlo al tragico gesto sia stato qualche disturbo psicologico. Il pm chiederà la convalida del fermo, che però probabilmente verrà sospesa finchè il 36enne, ricoverato al San Gerardo di Monza dove è stato sottoposto a un intervento chirurgico per avere tentato a sua volta di uccidersi a coltellate, non sarà in grado di partecipare all’interrogatorio davanti al gip del Tribunale di Monza Giovanni Gerosa che deve decidere sulla convalida. Intanto il pm ha anche intenzione di disporre l’autopsia sui corpicini dei bambini per stabilire con esattezza quali sono stati i tempi e le cause dei loro decessi.
In questi due articoli ritroviamo il binomio follia-pericolo per la società. Nel primo caso, quello del "padre killer" su cui ancora deve essere fatta una perizia psichiatrica, vista la gravità dei fatti e la violenza esercitata sui minori, letteralmente sgozzati dal genitore, è scorretto associare disturbi mentali all'assassino senza una diagnosi medica. Sia per lo stigma che può cadere sulle persone che hanno disturbi nervosi, sia perchè viene fornita al lettore una motivazione del duplice delitto che non è sostenuta da prove. In realtà, leggendo bene tutta la storia, i dettagli rendono bene conto del contesto in cui è maturato l'orrendo omicidio dei due bambini. In ogni caso, dire semplicemente che l'uomo era 'esaurito' non basta a dare una spiegazione plausibile.
Nel secondo caso invece a quanto pare esiste una diagnosi medica alla base del gesto vandalico, ma non può essere quella di 'esaurimento nervoso' che non è un termine scientifico. In ogni caso in questi casi è consigliato associare al servizio il parere di uno psicologo o di uno psichiatra per evitare di rafforzare lo stigma e l'esclusione che colpiscono le persone con disturbi mentali.
Vandalismi in via Galilei denunciato un operaio
L’uomo è accusato di aver infranto le vetrate di un negozio di parrucchiere Il titolare: «Lo conosco, tra noi nessun litigio. Non capisco perchè l’ha fatto»
(quotidiano locale, edizione online, 4 maggio 2014)
VOGHERA. Alla fine i carabinieri di Voghera sono riusciti a identificare il teppista che spaccava a ripetizione le vetrine del «Barber shop» in via Galileo Galilei. I militari del comando stazione hanno denunciato a piede libero un vogherese per danneggiamento aggravato e continuato: si tratta di D.A., 47 anni, operaio ora in cassa integrazione. L’uomo non ha saputo spiegare il perchè delle sue azioni: ma, a quanto sembra, proprio la sua condizione lavorativa potrebbe essere la ragione dei suoi gesti. Da quando ha perso il lavoro, infatti, D.A. ha avuto un vero tracollo nervoso ed attualmente è in cura. «Non so cosa gli ha preso - afferma Angelo D’Assisi, 44 anni - Si tratta di un mio conoscente. Me non è che abbiamo litigato o cose del genere. Sono contento che i carabinieri lo abbiano identificato, così è stata fatta chiarezza su un punto che mi premeva molto: i danneggiamenti non erano fatti a scopo di minaccia in vista di future estorsioni. Erano vandalismi e basta. Ora, mi dispiace per D.A. e le sue condizioni di salute, ma gli presenterò un conto abbastanza salato: il costo di tutte le vetrine che ha rotto in questi mesi e dell’impianto di videosorveglianza che ho dovuto installare per causa sua, ammonta infatti a diverse migliaia di euro. D.A. dovrà pagare tutto». Il primo raid risale al 23 gennaio. D.A. si accanisce a colpi di mazza contro le vetrine, spaccandone tre. I carabinieri iniziano le indagini, ma seguono altri tre atti vandalici. L’ultimo è di domenica 16 marzo. D.A. non sa però che la sua vittima, ormai esasperata, ha installato un sofisticato sistema di videosorveglianza, con telecamera nascosta. I carabinieri, coordinati dal capitano Zio, esaminano i filmati. Alle 8.15 del mattino si vede un’auto arrivare: ne scende un uomo con un mazzuolo da muratore in mano. Poi l’uomo si accanisce sulle vetrate. I carabinieri dal modello dell’auto e da alcuni numeri di targa, riescono a risalire all’identità dell’uomo. A quanto sembra sulla macchina i militari trovano anche il mazzuolo usato per i vandalismi a ripetizione. I familiari di D.A. spiegano che l’uomo soffre di un grave esaurimento nervoso, da quando ha perso il lavoro, e che è in cura presso uno specialista. Una teoria suffragata dal fatto che D.A. non è in grado di spiegare perchè rompeva sempre le stesse vetrine.