Paolo Pezzana, presidente Fio.PSD (Federazione italiana organismi per le persone senza dimora) invita a non usare mai questa parola, frequente come sinonimo di persona senza dimora. “La ritengo categoricamente una mistificazione – spiega Pezzana – clochard viene usato per ingentilire e suggerisce lo stereotipo di vivere sotto i ponti per scelta romantica. La realtà è che molti si adattano in negativo alla situazione che vivono. Persone che si trovano sulla strada si raccontano e raccontano agli altri che dietro ci sia una scelta. Ma è una strategia di sopravvivenza per poter resistere in una situazione di forte disagio, per mantenere quel minimo di autostima che ti consente di non annientarti in una situazione in cui socialmente sei già stato annientato”. Tra scelta e adattamento negativo c’è una bella differenza. Tutti vorrebbero un’alternativa.
Il 'clochard', mutuato dal francese, porta con sé un'accentuazione romantica. Viene usata per ingentilire, ricorda figure ottocentesche da romanzo. "Siamo dentro lo stereotipo e in più a clochard si tende ad affiancare l’idea della scelta un po’ boheme, questa roba non esiste. Non ho mai conosciuto in 15 anni che sono andati sotto i ponti per scelta" afferma Pezzana.
Tra i termini francesi, il presidente Fio.PSD suggerisce come espressione migliore, adottata ufficialmente con un atto del presidente della Repubblica, “sans chez soi”, senza casa propria, che è ancora più adeguato del termine dimora.
IL PERSONAGGIO - VENNE CACCIATO PER ERRORE
Muore a Livorno Serpico
l'ex vigile diventato clochard
Accusato di furto e radiato. Assolto ma mai reintegrato «Amavo molto quella divisa che mi hanno scippato»
(quotidiano nazionale, 3 settembre 2012)
LIVORNO -«L'amavo molto quella divisa che mi hanno scippato. L'ho portata a testa alta e con onore, eppure non sono più riuscito ad indossarla», raccontava agli amici. Forse la indosserà stamani per l'ultima volta quella divisa, Giampaolo Cardosi, l'ex vigile capellone poi diventato clochard, morto a 69 anni dopo essere caduto dalla bicicletta. Era stato vittima incolpevole, Giampaolo, di persecuzioni amministrative e giudiziarie: aveva perso lavoro, casa e la madre era morta di crepacuore. La sua unica colpa era stata quella di essere controcorrente, di rifiutarsi di tagliare barba e capelli, di non aver ascoltato gli «ordini» dei suoi superiori che non potevano tollerare quel capellone «sporco e trasandato». Lo accusarono prima di aver rubato duemila lire di una multa; poi un tavolo e quattro vecchie sedie abbandonate in un bosco. Espulso, radiato, canzonato, costretto a dormire sulle panchine, Giampaolo si era trasformano in una creatura ricurva sulla sua misera bicicletta, ma allo stesso tempo non aveva perso fierezza e voglia di combattere. E non arretrò anche quando, dopo decenni di calvario, la giustizia lo prosciolse. Giampaolo chiese di essere reintegrato: «Vorrei indossare nuovamente la mia divisa, salire sulla bicicletta, fare il mio dovere». Il Comune rispose di «no» ma gli offrì 300 mila euro come riparazione del danno subito. Lui rifiutò i soldi, sdegnato. I guai non sarebbero finiti. Poco tempo fa era stato accusato di aver imbrattato la sede di Equitalia con frasi offensive. E lui aveva commentato: «La via crucis continua». Livorno popolare gli voleva bene. E nell'anniversario dell'Unità d'Italia c'è stato chi l'ha trasformato in Garibaldi, con tanti manifesti affissi e accolti con ironia ma anche sorrisi compiaciuti. La sua morte ha scosso la città. «Per favore concedetegli la divisa», ha chiesto un consigliere comunale dell'opposizione incassando centinaia di messaggi a favore di una completa riabilitazione. Sul web sta circolando anche l'ultima frase di Giampaolo: «Sono nato il 7 settembre del 1943 alla vigilia dell'armistizio. Ma nella mia vita io non ho mai incontrato la pace».
Nell'articolo riportato qui in alto, si usa il termine 'clochard' che rimanda, come abbiamo visto, all'idea romantica di una scelta di vita, anche se la storia che si racconta dice l'opposto: Espulso, radiato, canzonato, Giampaolo era stato costretto a dormire sulle panchine.
L'EMERGENZA MALTEMPO
E' un'altra settimana di freddo polare
A Monza una donna muore assiderata
All'Ortomercato le consegne di frutta e verdura hanno subito una flessione del 30 per cento I centralini dei vigili del fuoco sono stati assediati per tutta la giornata dalle richieste di aiuto
(edizione online locale di un quotidiano nazionale, 7 febbraio 2012)
L’ondata di gelo siberiano non molla la presa. Anche oggi si annuncia una giornata gelida: meno 9 la minima media in città, -7 in centro. [...] In Brianza, in un boschetto di Caponago, è stata trovata morta stamattina una clochard di 50 anni. Per il 118 il decesso è dovuto a probabile assideramento.[...] Ieri un uomo di nazionalità indiana, clandestino, era stato trovato morto in un deposito per attrezzi agricoli annesso a un casolare abbandonato nelle campagne di Aquanegra sul Chiese, nel Mantovano, che utilizzava da tempo come abitazione di fortuna forse assieme ad altri connazionali. Si chiamava Pal Surgeyit e aveva 43 anni.
Per l'uso scorretto del termine clandestino vedi la voce corrispondente.
L'EMERGENZA Italia, Paese dei senza tetto
Oltre 50 mila clochard. La condanna Ue.
(testata online, 12 febbraio 2012)
Il gelo che si è abbattutto negli ultimi 10 giorni in Italia ha già provocato 54 morti. E i più esposti ai rischi delle temperature polari sono i senza fissa dimora. Quei clochard «emblema del degrado», come segnalato dall'étoile Roberto Bolle su Twitter, che «s’accampano e dormono sotto i portici del Teatro San Carlo, gioiello di Napoli». Ma anche davanti alla stazione Termini di Roma, sotto le arcate di via San Vitale a Bologna o negli angoli di alcune piazze milanesi. Perché quello dei senza tetto è un problema che accomuna tutte le città italiane e ha provocato anche una dura condanna da parte del Consiglio d’Europa. UE: VIOLAZIONE ITALIANA. Nel suo ultimo rapporto, infatti, l’European committee of social rights ha denunciato la violazione, da parte del nostro Paese, dell’articolo 31 comma 2 della Carta sociale europea che recita: «Per garantire l’effettivo esercizio del diritto all’abitazione, le parti s’impegnano a prendere misure destinate a prevenire e ridurre lo status di “senza tetto” in vista di eliminarlo gradualmente». Un impegno che, secondo l'Europa, è venuto meno, come denunciato dalla Federazione italiana organismi persone senza dimora (Fio.psd): «Sosteniamo da tempo la necessità di riportare nell'agenda politica delle istituzioni, a tutti i livelli, le politiche per la casa», spiega il presidente Paolo Pezzana, «ora una condanna internazionale importante arriva a ricordare, molto più autorevolmente, la stessa necessità». In Italia circa 50 mila homeless, soprattutto a Roma e Milano.
Alcuni senza tetto dormono sotto i portici di fronte piazza San Pietro, a Roma.
Ma quanti sono attualmente i senza tetto nel nostro Paese? Avere una cifra precisa è molto difficile: la Fio.psd ha avviato un censimento in contemporanea a quello ufficiale dell’Istat. Secondo Pezzana si stima che «i senza dimora in Italia siano 50-60 mila, ma potrebbero essere di più». Secondo diverse associazioni, infatti, l'esercito degli homeless potrebbe raggiungere anche le 100 mila unità, quasi lo 0,2 % della popolazione italiana. [...]
OLTRE 8 MILA A ROMA. Secondo i dati, solo nel capoluogo meneghino, erano 4 mila gli adulti privi di una casa: 408 in strada, 1.152 nei dormitori e circa 2.300 in baraccopoli o edifici dismessi. La situazione è ancora peggiore nella capitale: a Roma, infatti, vivrebbero circa 8 mila senza fissa dimora: 5.500 in strada e 2.500 ospitati nei centri di accoglienza notturni del Comune e delle associazioni di volontariato. [...]
L'articolo qui in alto è significativo perchè usa come sinonimi, indifferentemente, clochard, senza tetto, homeless, senza fissa dimora. Mentre abbiamo visto che indicano situazioni diverse (leggi anche Homeless).