Una ricerca a cura di Sabrina Tosi Cambini dell’Università di Verona smonta lo stereotipo della “Zingara Rapitrice”. Su tutti i circa 30 casi riportati dall’Ansa fra il 1985 e il 2007 non c’è alcun rapimento di minori ad opera di un gruppo rom o sinto. Tutte le denunce sembrano riproporre una leggenda metropolitana. Esiste un unico caso in cui una giovane rom è stata condannata dai giudici per tentato rapimento di una bambina. E’ la vicenda di Ponticelli, sfociata a maggio 2008 nell’assalto e nell’incendio del campo rom da parte dei residenti e di uomini legati ai clan della camorra. Ma non c’erano altre prove se non la testimonianza della madre della bimba e dei suoi parenti. Un’inchiesta del quotidiano spagnolo El Paìs parla di una “sentenza già scritta” a proposito della condanna di Angelica, la giovane rom, e inquadra il pogrom del campo di Ponticelli come “un fatto di camorra”. “Dietro gli attacchi – si legge nell’articolo – si nasconde un intreccio di degrado, povertà, razzismo, demagogia, criminalità organizzata e speculazione edilizia”.
All’opposto, tra i Rom è diffusa l’idea che siano i gagè (cioè i non rom) a portargli via i figli. La seconda parte della ricerca, curata da Carlotta Saletti Sanza, afferma che negli ultimi dieci anni, 200 bambini sono stati tolti alle famiglie rom per essere dati in affidamento. Il pregiudizio che i bambini rom siano sicuramente maltrattati dalle loro famiglie è diffuso anche tra gli operatori sociali e del diritto.
La sottrazione dei minori rom alle proprie famiglie
Secondo uno studio che prende in esame un periodo di 21 anni, i minori rom avrebbero, rispetto ai propri coetanei non rom, 17 possibilità in più di essere dichiarati adottabili. Esistono sul suolo nazionale italiano 29 Tribunali per i minorenni e di questi, 7 - ovvero il Tribunale di Torino, di Firenze, di Napoli, di Bologna, di Venezia, di Trento e di Bari - dal 1985 al 2005 hanno dichiarato in stato di adottabilità 258 minori rom32. Questi bambini e adolescenti costituiscono il 2,6% del totale dei minori dichiarati adottabili dai Tribunali menzionati. La percentuale è rilevante in quanto la popolazione rom rappresenta circa lo 0,2% di quella nazionale e dunque, in proporzione, i minori rom dichiarati adottabili, nel periodo esaminato, avrebbero dovuto essere non più di 13: un numero 17 volte inferiore a quello reale. Dall’analisi approfondita condotta sui registri in cui vengono trascritti i dati dei minori rom dichiarati adottabili e su alcuni fascicoli a questi riferiti, Carlotta Saletti Salza rileva come un aspetto critico del fenomeno risiederebbe proprio nell’approccio delle istituzioni: talora l’adozione dei minori rom rappresenterebbe l’esito di storie familiari caratterizzate non da carenze genitoriali ma da inadeguatezza materiale, connotate da indigenza e precarietà. (Dal rapporto MIA MADRE ERA ROM. Le adozioni dei minori rom in emergenza abitativa nella Regione Lazio (ottobre 2013)
Una denuncia dell’Osservatorio sul razzismo e le diversità “Favara” dell’Università di Roma Tre nel 2011 ha permesso di scoprire una vera "strategia della paura" messa in atto dalle autorità locali e dalla polizia municipale nel momento dello sgombero degli insediamenti informali (i c.d. campi abusivi). Un modulo choc fatto firmare alle mamme rom dagli operatori sociali del Comune minacciava di avviare la procedura di collocamento dei minori in case famiglia, che si trovavano a dovere scegliere tra avere la famiglia divisa oppure vedersi portare via i minori. Un giro di vite seguìto ai casi di cronaca della morte di 5 minori che abitavano nei campi non autorizzati (agosto 2010 e febbraio 2011). La prova è in un documento che gli operatori sociali della Sala Operativa Sociale del Comune di Roma facevano firmare alle donne rom trovate con i loro bambini in questi insediamenti. Si potevano barrare due caselle, vale a dire accettare l’accoglienza in una struttura del Comune soltanto per donne e bambini, senza i padri. Oppure rifiutare di separarsi, ma in questo caso, una clausola specifica che qualora la stessa madre fosse stata ritrovata in un altro campo abusivo, sarebbe stata avviata la procedura per affidare i bambini a una casa famiglia. Questo il testo della dichiarazione fatta firmare alle mamme rom: “Confermo che sono stata informata che se non sarò in grado di garantire ai miei figli minori un luogo di dimora salubre e sicuro e mezzi economici sufficienti a soddisfare i loro fabbisogni personali, la Pubblica Autorità, ai sensi dell’art.403 del Codice Civile, dovrà intervenire a mezzo degli organi di protezione dell’infanzia, per il loro immediato collocamento in luogo sicuro, sino a quando si potrà provvedere in modo definitivo alla loro protezione”.
“Nei confronti dei rom, anche legge a tutela dei minori viene utilizzata come forma di minaccia, si sentivano dire se vi ritroviamo in un altro campo non autorizzato, vi portiamo via i bambini. La dichiarazione fatta firmare alle mamme dei campi non autorizzati da assistenti sociali presso sala operativa è una procedura che potrebbe condurre al collocamneto dei minori in casa famiglia”, spiega Ulderico Daniele, ricercatore e autore del saggio: “Sono del Campo e vengo dall’India” sui trent’anni di campi nomadi a Roma.
“La tutela del minore rom è stata utilizzata come arma di pressione per facilitare lo sgombero - sostiene Francesco Pompeo, docente di Antropologia a Roma Tre.
Una sentenza già scritta
La giovane rom condannata per il tentato rapimento di una bambina a Ponticelli potrebbe essere innocente. L'inchiesta del corrispondente dall'Italia del quotidiano spagnolo El Pais.
(El Pais, riportata su Internazionale il 6 febbraio 2009)
In questo articolo del quotidiano spagnolo, i molti dubbi sulla sentenza di condanna della giovane rom di Ponticelli. (Per la storia del caso leggi Pogrom antizigani)
Rom rapisce una bambina e spara all'eroe che la salva
Rom rapisce una bambina e spara all'eroe che la salva
(quotidiano nazionale edizione online, 30 ottobre 2012)
Milano Sdraiato sulla barella dell'ambulanza, con il volto terreo e in procinto di entrare alla clinica Humanitas, ha trovato la forza per raccontare tutto alla stampa locale. «Ho avuto la nettissima sensazione che quel rom volesse portare via la figlia della donna che stava aggredendo. E sono andato a impedirglielo». Così ieri mattina Milano si è svegliata con un nuovo eroe e una vecchia paura. Il primo si chiama Giuseppe Galdiero, 26 anni, ex consigliere comunale del Pdl a Pieve Emanuele dove, domenica pomeriggio, avrebbe sventato il tentativo di un nomade di rapire a una badante ecuadoriana la figlioletta di 4 anni. La seconda è la paura degli «zingari che portano via i bambini». Un timore che, se per certi versi può sembrare leggendario, per altri lo è molto meno. L'ombra mai dissipata del coinvolgimento dei rom c'è stata infatti in casi notissimi e finora mai risolti. Fin troppo facile ricordare la scomparsa di Angela Celentano, sparita nel nulla nell'agosto del 1996, all'età di 3 anni, sul Monte Faito, in provincia di Napoli. Decisamente più recente (settembre 2004) il caso di Denise Pipitone, rapita a 4 anni, mentre giocava a due passi da casa sua a Mazara del Vallo (Trapani). E avvistata anche a Milano, sei mesi più tardi, da una guardia giurata, proprio in compagnia di un gruppo di zingari. «Mi sono insospettito per la forte somiglianza con le foto viste in tivù e il fatto che la chiamassero Danas» ricorderà il testimone, una guardia giurata. Che di quell'incontro fece pure un filmato con il telefonino. Ma vediamo cos'è accaduto domenica pomeriggio in via dei Pini, a Pieve Emanuele, hinterland sud di Milano. I carabinieri della compagnia di Corsico, che si occupano delle indagini, spiegano che la badante ecuadoriana - una 40enne di nome Margarita - stava camminando in una strada periferica e a quall'ora (erano le 14) completamente deserta. Quale situazione migliore per un rapinatore? Lo sconosciuto che la rapina - pelle scura, robusto, capelli corti, un po' stempiato - infatti, all'inizio aggredisce la donna alle spalle, tentando di strapparle la borsa. La donna tiene per mano la figlioletta di 4 anni. Quella è la sua priorità. Nella borsetta, peraltro, oltre ai documenti, ha appena due euro. «Lasciami almeno la carta d'identità!» grida la poveretta al malvivente che ha già tra le mani la borsa. E lui, mentre la donna prende in braccio la figlia per proteggerla, risponde: «Allora dammi gli anelli!». E si avvicina minaccioso verso la bambina stretta alla madre. Proprio in quel momento Giuseppe Galdiero esce di casa. Lo aspetta un tranquillo pomeriggio con la zia. Tuttavia, la scena che vede in strada, non ispira certo tranquillità. «Ho notato quella donna molto impaurita - spiegherà il giovane ai carabinieri - e quel rom con le mani su di lei, sulla bambina. Lui la guardava, le era vicinissimo: ho avuto la sensazione nettissima che quell'uomo volesse strappare la bimba dalle braccia della madre. E sono andato a impedirglielo». Galdiero si para davanti al rom che, oltre alla borsa, sembra abbia già messo le mani addosso alla bimba per portarla via. I due si strattonano, comincia una zuffa ma finisce subito. Il nomade, infatti, capisce che il ragazzo non lo lascerà andare tanto facilmente. Così, si gioca il tutto per tutto: estrae dalla tasca della giacca un revolver, spara alla coscia destra del 26enne e quando l'italiano cade a terra ferito, lui ne approfitta per dileguarsi. A poca distanza da lì, infatti, c'è un complice in auto che lo aspetta. «Abbiamo iniziato subito le ricerche dell'aggressore - spiegano i carabinieri -, ma la descrizione che abbiamo è molto vaga. Naturalmente faremo l'impossibile». E Galdiero? È già stato dimesso: se la caverà in 10 giorni.
L’ Osservatorio dell' associazione “21 luglio” sull'incitamento all'odio e alla discriminazione, ha rilevato che il titolo di questo articolo “alimenta credenze infondate e visioni stereotipate” e offende l’etnia rom. (Riportato da giornalettismo.com)
IL CASO – “Rom rapisce una bambina e spara all’eroe che la salva” è il titolo dell’articolo che riporta l’aggressione a una signora ecuadoriana che aveva in braccio una bambina di quattro anni. Il tentativo di furto o di un rapimento della piccola si conclude con l’intervento di Giuseppe Galdiero, 26 anni, ex consigliere Pdl che è corso a difendere le vittime, beccandosi un colpo di pistola alla coscia destra. “Ho notato quella donna molto impaurita e quel rom con le mani su di lei, sulla bambina. Lui la guardava, le era vicinissimo: ho avuto la sensazione nettissima che quell’uomo volesse strappare la bimba dalle braccia della madre. E sono andato a impedirglielo”, le parole dell’uomo ai carabinieri.
TESTIMONIANZA – L’aggressore descritto così: “pelle scura, robusto, capelli corti, un po’ stempiato” è riuscito a fuggire e, per questo, non è ancora possibile determinare realmente la provenienza. L’Osservatorio, indignato, ha deciso di inoltrare una segnalazione al Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti.
LA CRITICA - L’Osservatorio “21 luglio” scrive: “Al lettore vengono somministrate frasi dal seguente tenore: ‘la paura degli zingari che portano via i bambini’. Un timore che, se per certi versi può sembrare leggendario, per altri lo è molto meno. L’ombra mai dissipata del coinvolgimento dei rom c’è stata infatti in casi notissimi e finora mai risolti’. Leggendo tutto l’articolo emergono varie perplessità: non vi è prova alcuna che l’aggressore fosse di etnia rom, non essendo quest’ultimo stato arrestato, tantomeno che sia avvenuto un rapimento, come viene lasciato intendere dal titolo, dato che tutto si basa sulla ‘sensazione’ del cittadino intervenuto a sventare l’aggressione”, in sostanza lo stile del pezzo “È gravemente viziato dal pregiudizio, al punto da essere suscettibile di veicolare visioni stereotipate con l’unico esito di diffondere credenze infondate purtroppo già ampiamente radicate nella popolazione e di alimentare un clima di odio razziale nei confronti delle comunità rom (si pensi a cosa accadde nel 2008 a Ponticelli in seguito a un simile episodio)”. Ecco uno stamp direttamente dall’articolo in questione che arriva a paragonare l’episodio ai casi di Angela Celentano e Denise Pipitone.