Il termine shari'a può essere tradotto letteralmente con “via verso un luogo dove si trova l’acqua”: un’immagine che evoca l’obbligo del fedele ad attenersi al volere di Dio anche nella ricerca dei mezzi di sostentamento.
Questo vocabolo, comunemente tradotto come “legge”, ha un significato molto più ampio rispetto alla dimensione strettamente giuridica, inglobando in sé il carattere di atemporalità della volontà di Dio.
Oggi shari’a viene tradotta comunemente con “legge” o più propriamente “legge islamica”. Per quanto questo utilizzo non sia da considerarsi errato, è tuttavia parziale: esclude la dimensione spirituale, metafisica delle prescrizioni islamiche, ponendo l’accento esclusivamente sulle norme e i divieti di ordine prettamente giuridico, legati al funzionamento “pratico” della società, mentre nell’islam queste dimensioni non sono comunemente considerate scisse.
L’analogia con la “legge” non ingloba quindi completamente il significato della shari'a, e rischia di fuorviare anche e soprattutto tenendo conto che le norme che compongono la shari'a non sono ovunque considerate prescrittive, ma il loro peso all'interno della legislazione nazionale varia a seconda dei paesi. Si tende a sottolineare gli aspetti per noi più oscurantisti, pericolosi e illiberali delle sue norme, e sul loro carattere prescrittivo o meno spesso non ci sofferma.
I toni che spesso accompagnano le notizie dove la shari'a viene citata, contribuiscono a creare una sorta di allarmismo attorno al rischio, vero o presunto, che queste norme – sempre quelle più irrazionali e violente dalla nostra prospettiva – assumano un carattere impositivo.
Attenti alla Sharia, si è già insinuata nella civile Europa
Se vi state preoccupando perché la primavera araba sta finendo tutta in sharia (la legge islamica che, se applicata per intero, impone punizioni fisiche dalle frustate al taglio della mano, colloca le donne in posizione di inferiorità e nel caso le condanna alla lapidazione, quasi non punisce il delitto d’onore, permette la poligamia e impone il velo, proibisce l’alcool, le discoteche, il gioco), bene non guardate tanto lontano, venite in Europa a preoccuparvi un po’.
(quotidiano nazionale, 6 novembre 2011)