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Richiedente asilo

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Parola correlate

  • Naufrago
  • C.a.r.a. (Centro di accoglienza per richiedenti asilo)
  • Asilo politico e Diritto di asilo
  • Beneficiario di protezione sussidiaria/umanitaria
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Immigrazione

Richiedente asilo

Definizione

È colui che è fuori dal proprio paese e presenta, in un altro stato, domanda di asilo per il riconoscimento dello status di rifugiato in base alla Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951, o per ottenere altre forme di protezione internazionale. Fino al momento della decisione finale da parte delle autorità competenti, egli è un richiedente asilo ed ha diritto di soggiorno regolare nel paese di destinazione. Il richiedente asilo non è quindi assimilabile al migrante irregolare, anche se può giungere nel paese d’asilo senza documenti d’identità o in maniera irregolare, attraverso i cosiddetti ‘flussi migratori misti’, composti cioè sia da migranti irregolari che da potenziali rifugiati.[1]



[1] Definizione tratta dal Glossario delle Linee Guida per l’applicazione della Carta di Roma, 2012

Uso del termine

Il problema con questa locuzione è che in Italia è usata troppo poco sui media e dai politici. Succede l’opposto nei paesi anglosassoni dove è frequente e comune parlare di ‘asylum seeker’ e dove la parola ‘clandestino’ intesa come sostantivo non esiste. Il confronto internazionale dimostra che ‘richiedente asilo’ anche se è un termine tecnico, burocratico, può essere usato senza difficoltà. La Carta di Roma, tra l’altro, raccomanda come dovere deontologico dei giornalisti “l’adozione di termini giuridicamente appropriati sempre al fine di restituire al lettore ed al pubblico in generale la massima aderenza alla realtà dei fatti, evitando l’uso di termini impropri”. In questo caso, è quindi importante non generalizzare. Immigrato irregolare, richiedente asilo, rifugiato non possono essere considerati sinonimi perché si tratta di condizioni giuridiche (status) diverse. “Tanto meno le persone che arrivano nel nostro paese irregolarmente possono essere accomunate sotto la definizione comune di ‘clandestini’, termine non solo fortemente connotato negativamente ma anche inesistente giuridicamente” è scritto nelle linee guida per l’applicazione della Carta[1]. (vedi anche le voci: Clandestino, Asilo politico, Irregolare, Rifugiato). Ovviamente, nel caso di richiedenti asilo e rifugiati – specifica lo stesso documento- “si deve evitare la pubblicazione di tutti gli elementi che possano portare alla loro identificazione” perché rischiano di subire ritorsioni personalmente o alle famiglie rimaste in patria. Bisogna ricordare che scappano da persecuzioni e violenze. Non devono dunque essere diffuse le generalità e la provenienza degli intervistati, nè mostrati i loro volti se richiedenti asilo. Queste indicazioni arrivano direttamente dall’Alto Commissariato Onu per i rifugiati.

Da un lato, bisogna essere precisi per non essere scorretti e quindi indicare qual è lo status giuridico di chi si trova in Italia. Ad esempio non è un’informazione corretta dire che ‘a Lampedusa sbarcano i clandestini’, perché la maggiorparte dei cosiddetti ‘boat people’ sono richiedenti asilo. A volte è semplice capire come definirli in un articolo o in un comunicato stampa. I profughi provenienti dai Paesi del Corno d’Africa (etiopi, somali ed eritrei), così come gli afgani e i siriani, che vengono da Paesi in cui ci sono guerre e dittature, sono solitamente richiedenti asilo e ‘potenziali rifugiati’. Quindi se i migranti giunti in Italia hanno queste nazionalità, possiamo anche definirli richiedenti asilo o ‘potenziali richiedenti asilo’ perché si apprestano a formalizzare la domanda di protezione internazionale. Ma bisogna stare attenti a non generalizzare su chi proviene da altri Stati, perché la protezione internazionale viene riconosciuta sulla base della storia individuale. È vero che solitamente non viene concessa a nigeriani,egiziani, tunisini, ad esempio, ma anche una persona che non viene da una nazione in guerra, per ragioni personali può subire persecuzioni nel paese d’origine e diventare in Italia un richiedente asilo. Ci sono moltissimi casi del genere.

D’altro canto, però, nella cronaca informazioni come lo status giuridico andrebbero inserite solo se sono essenziali alla comprensione della notizia. Ad esempio scrivere “richiedente asilo accoltella un giovane” attribuisce allo status della persona un ruolo fondamentale in quello che è successo.



[1] Linee Guida per l’applicazione della Carta di Roma, 2012, pag. 9 

Dati

Nel 2011, in concomitanza con gli eventi della primavera araba e della guerra in Libia, sono state presentate 37 mila domande d’asilo che segna il record per questo Paese, battendo anche il 2008 quando erano state presentate circa 31mila domande d’asilo.  Nel 2010 le domande erano state solo 10mila, quindi nel 2011 c’è stata una crescita del 240%. Nel 2010, però il numero era stato molto basso a causa dei respingimenti in mare attuati nel Canale di Sicilia da Italia e Libia e condannati nel 2012 come pratica illegale dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Per fare un confronto, si può citare il caso noto della Germania che nel solo 1992 ricevette 438mila domande di asilo[1].

 Le richieste d’asilo sono aumentate in tutto il mondo del 20% nel 2011 rispetto all’anno precedente, a causa di nuovi conflitti e di alcune crisi di vecchia data (come quella in Afghanistan).  Sono i dati del rapporto dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) che prende in esame 44 paesi in Europa, Nord America, Australasia e Asia Nord-Orientale. Nel 2011 sono state 441.300 le domande d’asilo; erano state 368.000 l’anno precedente.   In termini relativi, l’incremento maggiore è stato riscontrato in Europa Meridionale, dove sono state presentate 66.800 domande d’asilo: un salto dell’87%. La maggior parte delle richieste è stata inoltrata da persone arrivate via mare in Italia e a Malta, ma un netto incremento si è verificato anche in Turchia.  In Italia, in particolare, si tratta per la maggior parte di persone provenienti dal Corno dAfrica e dallAfrica subsahariana giunte via mare dalla Libia.

Secondo l’Unhcr, queste cifre, in prospettiva, non sono elevate. Il numero delle domande d’asilo presentate in tutti i paesi industrializzati è ancora inferiore alla popolazione di Dadaab, un campo di rifugiati che si trova nel nord-est del Kenya. Considerati nel loro complesso, i 38 paesi europei hanno registrato 327.200 domande d’asilo, più che ogni altra regione, con un aumento del 19% rispetto al 2010. In America Settentrionale sono state inoltrate 99.400 domande, quasi un quarto in più rispetto a un anno prima, mentre il Giappone e la Repubblica di Corea hanno fatto registrare la cifra record di 2.900 domande, per un aumento del 77% rispetto al 2010.

Solo nei paesi Nordici e in Australasia il numero di richiedenti asilo è diminuito, rispettivamente del 10% (47.500 domande) e del 9% (11.800).

Come diretta conseguenza dell’instabilità in Africa Occidentale e nel mondo arabo, nel 2011 il numero di richiedenti asilo provenienti da Costa d’Avorio, Libia, Siria e altri paesi ha raggiunto livelli record con 16.700 domande in più rispetto al 2010.

Il paese d’origine del più alto numero di richiedenti è stato l’Afghanistan con 35.700 - per un aumento del 34% rispetto al 2010. La Cina si è confermata al secondo posto (24.400 richiedenti), seguita dall’Iraq (23.500)[2].

 L'Italia si colloca, inoltre, al nono posto tra i paesi con il maggior numero di richieste d'asilo pendenti, (la cifra è intorno alle 12-13 mila unità). Ai primi posti si collocano ancora una volta la Germania con 21 mila unità e la Francia con quasi 16mila. Nel primo trimestre del 2013 sono state 86 mila le persone che hanno cercato asilo in uno degli Stati dell’Unione, con un aumento del 20 per cento rispetto all'anno precedente. La maggior parte provengono dalla Russia (8.435), dalla Siria (8.395) e dall'Afghanistan (5.880). Il 25,7 per cento sono minori.

Asilo: nel 2013 esaminate 25.838 domande, respinte 9.542

Nel 2013 sono state esaminate dalle Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale 25.838 domande di asilo. Di queste: 16.248 hanno avuto una forma di protezione: 3.144 sono state definite con il riconoscimento dello status di rifugiato, 5.654 con il riconoscimento della protezione sussidiaria e 7.450 con la concessione di un permesso per motivi umanitari. Le domande con esito negativo sono state 9.542.

I dati sono stati forniti dal viceministro dell'Interno, Filippo Bubbico, nel corso della sua audizione presso la commissione Migrazione dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.

Per quanto riguarda le richieste d'asilo presentate riportiamo una scheda che analizza i dati EUROSTAT del 3° trimestre e dei primi 9 mesi del 2013

 STATISTICHE-EUROSTAT SU RICHIEDENTI ASILO, RESI NOTI I DATI DEL 3° TRIMESTRE 2013. I DATI GENERALI SUI PRIMI 9 MESI

Resi noti da EUROSTAT i dati riguardanti le richieste d’asilo nei 28 paesi dell’UE per il 3° trimestre (luglio-settembre) 2013: l’Italia ha avuto 7.875 richieste d’asilo, in aumento del 74% rispetto allo stesso periodo del 2012 e al 4° posto nell’Ue come numero totali di richieste d’asilo.

ITALIA- I gruppi più numerosi di richiedenti asilo che hanno cercato protezione nel nostro paese sono: Somali (13%, con 1045 richieste), Nigeriani (12% e 935 richieste), Pakistani (12%, con 915 richieste), seguiti da Eritrei (11% con 890) e Maliani (8%, 615).

I richiedenti asilo sono mediamente molto giovani, in un età compresa tra i 18 e i 34 anni (82,3%); sono soprattutto di sesso maschile. i minori sono il 7,5%.

Nel terzo trimestre del 2013 sono state prese 4.945 decisioni (dato che include decisioni su casi pendenti precedenti): 3.090 persone hanno avuto una forma di protezione (il 62% del totale); di queste: 745 (il 15 %) hanno ottenuto lo status di rifugiato; 1080 (il 22%) la protezione sussidiaria e 1265 (il 25%) un permesso per motivi umanitari); 1855 richiedenti asilo hanno ottenuto il diniego (il 38% del totale).

Tra chi ha ottenuto lo status di rifugiato: al primo posto i gli Eritrei (250), Siriani (80) e Afghani (70); tra chi ha ottenuto la protezione sussidiaria: primi gli Afghani (325), seguiti da Somali (250) e Iracheni (110); tra chi ha ottenuto un permesso per motivi umanitari: primi i Maliani (210), poi i Nigeriani (170) e i Pakistani (125). Tra i gruppi con il più alto numero di dinieghi: coloro che provengono da Nigeria (410), Pakistan (160) e Tunisia (160).

L'Italia ha migliaia di richieste d'asilo pendenti.

ITALIA, DATI COMPLESSIVI PRIMI NOVE MESI DEL 2013- Nei primi 9 mesi del 2013, l’Italia ha avuto 18.780 richieste d’asilo, un dato già superiore a tutte le richieste del 2012 (17.352).

Sono state prese 19.420 decisioni (dato che include decisioni su casi pendenti degli anni precedenti): 12.645 persone hanno avuto una forma di protezione: (2225 lo status di rifugiato, 4120 la protezione sussidiaria e 6270 un permesso per motivi umanitari); 6775 richiedenti asilo hanno ottenuto il diniego.

EUROPA –Nel 3° trimestre del 2013 oltre 117 mila persone - provenienti soprattutto da Siria (14.335), Russia (10.230), e Serbia (6.895)- hanno cercato asilo in uno degli Stati membri dell'Unione europea, in aumento dell'31% rispetto allo stesso periodo del 2012. Le mete dei richiedenti asilo sono soprattutto Germania (35.925), Svezia (16.695) e Francia (15.670). Crescono molto i richiedenti asilo a Malta.

I richiedenti asilo sono in maggioranza di sesso maschile, in una fascia di età molto giovane (il 50,9% e tra i 18 e i 34 anni; il 27,9% è minorenne.

Durante il 3° trimestre del 2013, nell’UE sono state prese 82.355 decisioni di primo grado in materia di asilo: circa il 31% è stato positivamente accolto: in totale 25.855 persone hanno ricevuto una forma di protezione: di queste 12.145 lo status di rifugiato (il 15%), 9.820 la protezione sussidiaria (12%); 3.890 il permesso per motivi umanitari (5%). 56.500 persone hanno ricevuto il diniego. (sui dati 2013 fonte: Cir Onlus, a cura di Luca C. Zingoni) 



[1] Il dato sulla Germania è tratto da Colombo A., Fuori controllo? Miti e realtà dell’immigrazione in Italia, Il Mulino, Bologna 2012

[2] Dati tratti dal “Rapporto sull’asilo nei Paesi industrializzati” diffuso dall’Unhcr il 27 marzo 2012, in cui è anche specificato che: è importante sottolineare che le domande d’asilo non costituiscono un’indicazione di tendenze migratorie, né il riflesso del numero di persone che vengono riconosciute come rifugiati. L’UNHCR produce rapporti statistici sulle tendenze dell’asilo in 44 paesi industrializzati due volte l’anno.

 

Esempi / Casi tratti da testate giornalistiche

IL QUADRO ATTUALE
Il 90% dei richiedenti asilo sono clandestini in Europa

Molti di loro rischiando la vita in mare ed è dunque necessario permettere ai rifugiati di raggiungere in sicurezza il territorio Ue. Come? Un rapporto del Consiglio italiano per i rifugiati 1(Cir) assieme a Ong e istituti di ricerca di 10 Paesi europei, traccia le linee guida per aprire canali d'ingresso "protetti e regolari" ai richiedenti asilo: dalle evacuazioni umanitarie ai visti temporanei.

(quotidiano web nazionale, 29 marzo 2012)

Ecco alcuni stralci:

[…] "Fermare le morti in mare". Secondo le stime di Fortress Europe 3, dal 1998 all'agosto 2011, 17.738 persone sono morte nel tentativo di raggiungere l'Europa. Solo nel corso del 2011, circa 2000 tra uomini, donne e bambini hanno perso la vita nello Stretto di Sicilia: il 5% di tutti coloro che hanno tentato di raggiungere l'Europa dalla Libia. Chi sono le persone che muoiono nel Mediterraneo? "Molti sono rifugiati - spiega il Cir - che non hanno altra alternativa che tentare il pericoloso viaggio del mare per ottenere la protezione di cui hanno bisogno. Bisogna infatti sapere che la possibilità di richiedere asilo nell'Unione europea dipende dalla presenza fisica della persona nel territorio di uno Stato membro. Ma le misure introdotte nell'ambito del regime dei visti e delle frontiere dell'Ue hanno reso praticamente impossibile per quasi tutti i richiedenti asilo e rifugiati raggiungere i territori dell'Ue in modo legale". Visti di protezione e ingressi protetti. Il rapporto del Cir propone dunque che vengano introdotte misure per permettere alle persone bisognose di protezione internazionale di raggiungere i territori dell'Ue in modo sicuro. Tra queste, si raccomanda di introdurre la possibilità di emettere visti di protezione, che consentano di viaggiare per un massimo di tre mesi in ogni Stato Schengen e fare qui richiesta di asilo. E ancora: la Commissione europea dovrebbe proporre una direttiva sulle "procedure di ingresso protetto" da introdurre in tutti gli Stati membri. Tali procedure consentono al potenziale rifugiato di entrare in contatto con un Paese di accoglienza, presentando la richiesta di protezione internazionale presso le rappresentanze consolari all'estero. L'appello del Cir. "L'Italia e l'Europa hanno l'obbligo, non solo morale, di dare protezione ai rifugiati - dichiara Christopher Hein, direttore del Consiglio Italiano per i Rifugiati - ma che significa protezione se le persone non riescono ad arrivare in Europa, se continuano a morire nei Paesi di origine, di transito o in mare? Delle soluzioni esistono, dalle evacuazioni umanitarie ai visti temporanei al reinsediamento, misure che possono evitare che le persone che sono in situazioni di pericolo si mettano su dei barconi rischiando la loro vita o che rimangano intrappolati in Paesi da cui non possono uscire".[…]

Questo articolo, redatto sulla base di un rapporto di una Ong che si occupa di asilo, spiega bene che è praticamente impossibile entrare da migrante regolare in Italia per una persona che scappa da guerre e persecuzioni e vuole chiedere asilo. Questo spinge molti richiedenti asilo dal Corno d’Africa ad affidarsi ai trafficanti di uomini e a intraprendere pericolosi viaggi in mare su mezzi di fortuna. Tantissimi muoiono durante il viaggio (vedi anche naufrago). L’articolo riporta la cifra dell’osservatorio Fortress Europe di 2000 persone perite solo nel 2011. C’è un errore perché non sono morte attraversando lo ‘Stretto’ (come scrive il giornalista) che è il braccio di mare fra Messina e Reggio Calabria, ma nel ‘Canale’ di Sicilia, cioè nel Mediterraneo tra la Sicilia e l’Africa.

A parte questa considerazione, nel testo dell’articolo non sono mai usati termini stigmatizzanti. Qui il problema principale è nel titolo, scorretto da un punto di vista grammaticale e discriminatorio. Infatti “il 90% dei richiedenti asilo è (non sono)”, il verbo va al singolare perché il soggetto a cui si accorda è ‘90%’. Ma soprattutto non ha alcun senso e non corrisponde a quanto documentato nell’articolo dire che “sono clandestini in Europa”. Infatti un richiedente asilo, in termini giuridici, non può mai essere considerato clandestino, anche se viaggia su un barcone senza documenti. Opportunamente, l’autore del pezzo non li definisce mai così. Non si capisce allora il titolo, che scritto così non ha alcun senso. Men che mai i richiedenti asilo vivono da clandestini, o restano tali perché, appunto, sono persone che hanno fatto domanda di protezione internazionale e, in attesa dell’esito della loro pratica, hanno un permesso di soggiorno per questo motivo. Quindi si poteva dire correttamente che “il 90% dei richiedenti asilo è costretto a entrare irregolarmente (o da irregolare) in Europa”. Irregolare, clandestino e richiedente asilo non sono sinonimi. 

In arrivo 6 barconi carichi di clandestini a Lampedusa

Un'imbarcazione, con a bordo 88 migranti, è stata soccorsa. Avvistati altri 6 barconi. L'Alto commissariato Onu: "26mila tunisini e 28mila libici giunti sull'isola dall'inizio della primavera araba".

(sito internet di un quotidiano nazionale, 10 settembre 2011)

Un'imbarcazione, con a bordo 88 migranti, è stata soccorsa al largo di Lampedusa, mentre sono stati avvistati altri barconi. Gli extracomunitari sono giunti nel porto dell'isola poco dopo mezzogiorno. Nella notte erano approdati direttamente al molo Favaloro 66 immigrati. Tutti gli extracomunitari sono stati condotti nel centro di prima accoglienza dove si trovano circa 600 ospiti. L'appello dell'Unhcr Secondo l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, attualmente oltre 700 migranti, fra i quali un centinaio di minori, sono trattenuti anche da oltre 20 giorni, senza che siano stati adottati provvedimenti formali riguardanti il loro status giuridico. A questi si aggiunge un gruppo di richiedenti asilo provenienti dalla Libia, rimasti nel centro anche più a lungo. "In queste circostanze - dice l'Unchr - le condizioni di accoglienza si sono ulteriormente deteriorate". Per questo l'Alto commissariato ha sollecitato le autorità italiane a mettere in atto "misure adeguate che prevedano il tempestivo trasferimento dei migranti e dei minori verso strutture appropriate". "Più di 54mila tunisini e libici". Dall'inizio della crisi in Nord Africa sono giunti a Lampedusa circa 26mila tunisini e quasi 28mila persone provenienti dalla Libia: "Quest'importante flusso - spiega l'organizzazione - ha rappresentato una forte pressione per la comunita' di Lampedusa che, nonostante le difficoltà, ha saputo ancora una volta far fronte alla situazione".

 

L’articolo in questione usa come sinonimi le parole: clandestino, richiedente asilo ed extracomunitario. Rimandiamo alla consultazione di ognuna delle voci corrispondenti. L’accostamento fra questi termini è scorretto e fuorviante, come l’uso della parola ‘clandestini’ nel titolo. Probabilmente si tratta di richiedenti asilo e potenziali rifugiati, come capiamo dal fatto che la fonte interpellata è l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati, la quale si occupa appunto di chi intende chiedere protezione. Inoltre, anche coloro che sono fuggiti dalla guerra in Libia hanno fatto richiesta d’asilo. A molti tunisini nel 2011 è stato dato il permesso di soggiorno per motivi umanitari, a causa della rivoluzione in corso nel loro Paese. Infine, l’uso del termine ‘clandestini’ associato alle parole ‘barconi carichi’ e ‘Lampedusa’ contribuisce a descrivere una crisi umanitaria come una minaccia per la sicurezza a causa di una presunta (e non veritiera) invasione dall’Africa. (Consulta anche le voci invasione e Lampedusa).

 

 

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